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Maria per Roma: la recensione del film di Karen di Porto a RFF11

Titolo: Maria per Roma

Anno: 2016

Genere: Commedia

Regia e sceneggiatura: Karen di Porto

Cast: Karen di Porto, Andrea Planamente, Cyro Rossi, Diego Buongiorno, Nicola Mancini, Lorenzo Adorni, Paolo Samoggia

Cerca’ Maria pe’ Roma. Così si dice nella Capitale quando si cerca un ago in un pagliaio, quando si spreca tempo dietro a qualcosa di inutile. Nel tempo, poi, il popolare detto ha finito per assumere un altro significato, ossia quello di andare in cerca di rogne. E quello che fa Maria, la protagonista del primo lungometraggio di Karen di Porto che proprio quel meno così comune si porta sul petto, è la sintesi di entrambe le cose: vagare e cercare rogne.

Maria per Roma, in concorso alla Festa del Cinema di Roma, racconta una giornata della vita di una giovane attrice romana che per campare (per produrre liquidità, insomma) fa la key holder per un’agenzia immobiliare che affitta appartamenti turistici. In poche parole, Maria dà il benvenuto ai clienti e, dopo un breve giro di presentazione della casa, corre in sella al suo motorino verso il prossimo appuntamento, verso il prossimo turista da soddisfare. Campo de’ Fiori, via del Mascherone, Piazza Santi Apostoli sono i punti di una mappa che la donna esplora in lungo e largo confusamente e frettolosamente. Fedele e silente compagna Bea, un jack russell di 14 anni che vive quasi in simbiosi con la propria padrona.

Il peregrinare di Maria è scandito non solo dall’arrivo – più o meno dei tempi e modi stabiliti – di questi illustri sconosciuti, ma anche da alcune tappe fisse, che dovrebbero illustrarci una parte di Maria più intima. La prima è il teatro, in cui la donna incontra un vecchio amico con un debole più che evidente per lei, la seconda il negozio della madre, una svampita e isterica signora in bancarotta che le ricorda ripetutamente quanto il suo lavoro sia inadatto ai suoi studi.

maria per roma

Roma torna sullo schermo della Festa del Cinema, con uno sguardo completamente diverso dal doloroso e sincero Sole Cuore e Amore di Daniele Vicari. Se quest’ulimo è infatti riuscito – con le dovute differenze del caso – a dar vita ad una storia reale (per quanto estrema), Maria fallisce miseramente nell’obiettivo di donare alla storia una qualche minima idea di credibilità.

La piena giornata di Maria è in realtà una giornata vuota, in cui non succede niente. Come vuota è Maria stessa, che sparge pezzi di sé in giro per una città che sembra essersi congelata al suo passaggio. I pochi guizzi di umanità li ritroviamo nella gente di borgata, che dal centro di Roma è lontana fisicamente, ma soprattutto mentalmente, e che finisce per essere una forzatura, quasi al limite del caricaturale. Ma non si può dire diversamente anche della fauna che popola quegli ambienti in cui Maria viaggia più sicura.

Autoreferenziale al limite del narcisimo, Maria per Roma finisce per essere come un grande globo di vetro che custodisce una miniatura del Colosseo e di San Pietro. Ma non vi affannate a cercare tra i fiocchi di neve sintetici Maria o Roma, perché nessuno dei due c’è.

Valentina Marino

Scrivo da quando ne ho memoria. Nel mio mondo sono appena tornata dall’Isola, lavoro come copy alla Sterling Cooper Draper Price e stasera ceno a casa dei White. Ho una sorellastra che si chiama Diane Evans.

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