
Marco Polo: Recensione dell’episodio 1.01- The Wayfarer
Occidente e Oriente. Due concetti lontani. Due non luoghi. Due culture. Vi siete mai fermati a pensare come sia stato possibile che agli antipodi del mondo si siano sviluppate due culture così diverse, ma anche così vicine? Non pensate che sia straordinario che due ceppi dell’umanità senza mai incontrarsi abbiano sviluppato concetti, idee, invenzioni, così simili. La lingua scritta, l’agricoltura, la scienza, l’astronomia, la letteratura, l’arte, la politica. Spesso diamo per scontato quanto queste due parti del mondo abbiamo proceduto in maniera parallela alla stessa velocità per secoli, inconsapevoli di quello che accadeva dall’altra parte. Immaginiamo allora la meraviglia e lo stupore di un occidentale che per primo si recava in quelle terre di cui pochi eletti sapevano, ma che nessuno conosceva bene. Immaginiamo la sua soddisfazione dopo un cammino lungo anni nel trovarsi davanti i colori, i palazzi, le persone. Quando adesso immaginiamo e sogniamo luoghi come la Cina o la Mongolia o la Corea o la Thailandia abbiamo la possibilità di sapere in anticipo cosa aspettarci, anche se nulla è comparabile con l’esperienza del viaggio però possiamo vedere, ricercare informazioni, foto, video. Ma quando l’informazione era veicolata solo dal passaparola tutto ciò che contava era l’immaginazione. Un processo che manda in brodo di giuggiole le sinapsi e che fa la differenza tra un uomo comune e un esploratore.
Marco Polo è considerato uno dei più grandi esploratori di tutti i tempi, ma prima di essere questo Polo è stato un narratore. Il suo viaggio non è stato guidato dalla sete di denaro e dall’intuito per gli affari del padre, ma dalla voglia di conoscenza. Il voler sapere, vedere, capire e conoscere hanno portato questo giovane veneziano a percorrere a piedi il lungo e largo gran parte della Cina. La storia del suo viaggio iniziato nel 1271 è nota a tutti grazie al suo libro “Il Milione” ed anche grazie ai numerosi film e adattamenti televisivi. Allora perché raccontarlo di nuovo? Perché Netflix presenta la sua stagione seriale proprio con questo prodotto? Cosa possiamo imparare ancora dalla vita di Polo?
Una prima risposta ce la da proprio questo episodio pilota: mai smettere di cercare orizzonti nuovi. Marco Polo è un ragazzo che osserva attentamente la realtà intorno a lui e non smette mai di accumulare conoscenza in ogni modo possibile. Lo incontriamo per la prima volta sui tetti di Venezia intento ad aspettare la barca del padre che non ha mai conosciuto, e alla fine lo lasciamo immerso a pieno negli usi della corte del Kubilai Khan dedito ad osservare (ma non toccare).
La storia è semplice, Marco viene lasciato alla corte del grande Khan come merce di scambio dal padre che promette di tornare a riprenderlo, e qui non solo deve inserirsi in una società e cultura a lui sconosciuta ma deve anche assistere ai mutamenti politici dell’impero mongolo dell’epoca. Ed è in questa parte, nella storia del conflitto tra i mongoli guidati da Kubilai Khan e i feudatari cinesi,che la serie mostra il difetto maggiore. Se infatti la storia di Polo si affida a dialoghi minimi e a scene intense che sostituiscono le spiegazioni, la parte “politica” è invece molto più lenta e eccessivamente piena di dialoghi esplicativi che sono troppi per un primo episodio.
Ma, a parte questa lentezza in alcuni punti, la vara forza del nuovo prodotto Netflix è l’impatto visivo. Questa serie è un kolossal vecchio stile, con scene bellissime che alternano panoramiche in location mozzafiato a primi piani sugli occhi dei protagonisti. Momenti molto belli visivamente, come quello dei cavalieri che escono dalla tempesta di sabbia, sorprendono lo spettatore in positivo. La CGI è utilizzata in modo non eccessivo e soprattutto senza che si noti più di tanto, grazie ad un sapiente uso delle luci e dei costumi. I colori, gli accessori, le luci i gioielli sono tutti molto intensi e spiccano grazie ad una fotografia cristallina.
L’impatto visivo è epico, quasi mastodontico. La sala del trono nel Khan o il desolato deserto o le stanze delle concubine, tutto ricorda il cinema e
Il giudizio per questo primo episodio è positivo. Non mi aspettavo una serie interessante, e invece sono rimasta piacevolmente stupita. Se nei prossimi episodi ci saranno più scene d’azione e meno dialoghi credo che questa serie possa davvero regalarci delle sorprese. Vi invito a dare un occhiata al primo episodio e a scriverci qui sotto cosa ne pensate.
Good Luck!
Note:
– Ma quanto è bella la sigla.
Valutazione Globale
Imponente
Valutazione Globale
Mi toccherà vederlo allora 🙂
devo ancora vedere il secondo episodio, però il primo io lo consiglio!!! Poi ci racconti Lalla!!!
Condivido la tua analisi, alcune scene sono quasi da cinema. I dialoghi politici in effetti sono un pò troppo pesanti, ma i silenzi soprattutto all’inizio sono ben bilanciati. Per la sigla invece, parecchie serie ormai usano questo stile, mi ricorda molto quella di Vikings o di Black Sails.
Speriamo non si perda per la strada!
ho visto il secondo episodio… mi è piaciuto più del primo…proprio tanto