
Mad Men: Recensione dell’episodio 6.06 – For Immediate Release
Fantastico! Ecco, questo è stato il mio pensiero durante questo episodio e alla fine di questo meraviglioso spettacolo; occhi sbarrati e bocca spalancata e so che molti di voi avranno percorso la strada della meraviglia insieme a me e quindi mi potranno capire.
Già solo per lo sfogo di Joan, a cui ho deciso di dedicare la cover di questa recensione, le cinque stelle sono più che meritate. L’abbiamo a lungo vista portarsi sulle spalle il fardello della scelta che aveva garantito all’Agenzia la Jaguar come cliente e ora, dopo l’ennesima azione egoista e incurante dei destini altrui di Don, fa uscire in poche semplici parole tutto quello che le è maturato dentro: “Se l’ho sopportato io, potevi farlo anche tu” e se per Don si è trattato di un’offesa al suo orgoglio professionale fatta da un cliente, che come tanti, è spesso irrazionale, sappiamo bene cosa ha dovuto sopportare Joan. Don è messo all’angolo, giustamente, non solo da lei, ma anche da Pete, il cui duro lavoro viene spesso infranto dalle bizze di un uomo incurante e “primadonna” che non pensa, agisce e sempre viene salvato, come tutti i guasconi fortunati, dalle circostanze che tornano ad arridergli, ma senza un piano, senza sforzo. I suoi colleghi hanno ragione, è solo un uomo che salta da una liana all’altra.
Ma questo è anche un episodio di grandi e imprevedibili cambiamenti, nel quale siamo trasportati come sulle montagne russe, dalle grandi speranze di ricchezza e successo all’orlo dell’abisso e poi ancora, su di nuovo, in un roboante giro della morte, per fare tornare tutti sotto lo stesso tetto, tutti davvero di nuovo con i fari puntati verso il successo, ma con un colpo di coda e una soluzione inaspettata e che, credo, sarà portatrice di nuovi problemi, visto che non penso ne siano tutti a conoscenza nelle rispettive Agenzie; è sufficiente a dimostrarlo e ci riempe come antipasto la faccia di Peggy e come si appresta a scrivere senza alcun entusiasmo il comunicato stampa for immediate release. Emblematiche le parole di Don: “Scrivilo come se fosse l’Agenzia per cui vuoi lavorare” … “come se..”.
Tra l’altro, in questo episodio, tutte le storie vengono gestite in modo organico, senza tronconi narrativi che si sfiorino solamente, o neppure si tocchino, ma tutto è funzionale allo sviluppo della trama, alla perdita dei clienti, allo sfogo dell’animosità tra soci, alle nuove opportunità, alla svolta narrativa.
Anche tutte le storie “d’amore” sono in qualche modo funzionali: Roger Sterling che con il suo ennesimo young love interest ritrova la verve (ah! cos’è Roger da solo, senza un giovane stimolo e una nuova sfida?) e ribalta le carte in tavola, Megan che, consigliata dalla madre, smette di essere moglie per Don e torna ad essere amante e supporto, rinvigorendo il suo uomo e facendo tornare in secondo piano Sylvia (le dimissioni del marito dall’Ospedale di New York preludono, forse, ad una sua dipartita a breve?), Peggy che si rende conto di non volere veramente la vita più proto-hipster
Abbiamo inoltre la conferma che in Mad Men, i due elementi cardine di amore e lavoro, sono interconnessi e non esistono uno senza l’altro, sia in negativo che in positivo: questi due elementi si contendono la vita delle persone, ma stimolano e affossano alternativamente, chiudono e aprono cicli.
Cosa sarà ora di tutti dopo queste svolte? Come verrà accolta o avversata la nuova Agenzia? Sognavo di rivedere Don e Peggy di nuovo sotto lo stesso tetto, ma non ci speravo così presto. Torneranno anche le altre sidestory di Betty e Sally, tornerà la storia ad irrompere nuovamente sulla scena, perché sappiamo che il periodo sarà foriero di grandi eventi (e gli accenni a Bob Kennedy buttati li non fanno che ricordarcelo) ma, intanto, è tornato il vero Mad Men, il grande Mad Men