
Mad Men: Recensione dell’episodio 6.01 e 6.02 – The Doorway
Torna Mad Men con il doppio episodio che apre questa sesta stagione e in contrasto con le calde immagini d’apertura su un assolata spiaggia hawaiana, l’episodio è molto cupo e pessimista. Forse potevamo intuirlo in quei primi sei minuti vacanzieri in cui tutti parlano, ma Don non apre bocca. Proprio così, sei minuti interi di gioia che lo circonda e lui che, pur adattandosi all’ambiente in modo mimetico, come sua caratteristica, non emette un suono, fino alla scena del bar in cui si confronta con un soldato in licenza dalla guerra in Vietnam che sembra pieno di gioia, ma nasconde solo, dietro la sua esuberanza, tutta la fragilità di un ragazzo e la sua disperazione: “dicono che chi si sposa ha più possibilità di sopravvivere”. Solo un gesto disperato o una metafora più grande rispetto al contesto bellico? Chi si sposa ha maggiore possibilità di non sentirsi solo in un mondo ostile? E i matrimoni che rimangono in piedi sono basati sull’amore o sulla paura? “Are you alone?” si chiudeva la quinta stagione.
Ed è un richiamo a questo nervo esposto anche la scena apparentemente inutile in cui Don difende con enfasi spropositata l’abuso della parola amore per una campagna pubblicitaria di prodotti da cucina, “Love it’s all around” dice il claim della campagna pubblicitaria e l’invettiva di Don è tanto più forte perché pronunciata da un uomo che ha asserito in passato “What you call love was invented by guys like me…to sell nylons”.
In tutto il doppio episodio è presentissima la morte che aleggia nella forma metaforica di un accendino scambiato e si presenta costantemente dal portiere di casa Draper alla madre di Roger, passando per la pubblicità proposta da Don alla Sheraton che ricorda terribilmente un suicidio e attraversando un Village degradato in cui giovani lontani dalla Società si riducono in miseria, agli scarti. Questa è una metafora del clima cupo che permea la società americana inghiottita dalla guerra in Vietnam e dalle violenze e dagli scontri nelle strade, che sì, rimangono fuori dal fuoco dell’immagine, ma ne delineano i contorni. Ma è anche qualcosa di estremamente tangibile, nella paura di essere anestetizzati al dolore e nel rimanere soli. Emblematica è la figura di Roger, sempre più in balia delle onde della sua vita, perso, desensorializzato e incapace di dare un ordine logico a quello che ha vissuto e di vedere qualcosa di affascinante o nuovo in quello che deve venire.
The Doorway è una porta, ma metaforicamente in inglese è una via d’uscita, un modo per evadere da una situazione non confortevole e queste sono le vie d’uscita che sembrano precluse ai protagonisti che si affannano ma rimangono prigionieri di una bulimia emotiva che li rende tante piccole unità incapaci di relazionarsi in modo veritiero con chi gli sta accanto. Don non riesce a vivere empaticamente con sua moglie Megan, anzi la percepisce in modo stranito,
Lo spezzone di episodio dedicato alla ex moglie di Don, per quanto slegato narrativamente dal resto della trama, a livello di contenuti ne riprende la mancanza di definizione di ruolo e il bisogno di essere importante per qualcuno. Betty, non più in relazione con i suoi figli, cerca di sublimare il suo ruolo materno con l’amica della figlia che mente sul suo futuro ed è solo in fuga, cercando di guidarla e proteggerla, ma non riuscendo a stabilire nemmeno con lei un contatto vero, anzi amplificando in una bellissima scena di una chiacchierata notturna l’assoluta incomunicabilità in un dialogo in cui nessuna delle due parti capisce l’altra e il perché una cerchi di aiutare mentre l’altra è offensiva. Apprezzabile invece la versione leggermente creepy di Betty, nel dialogo notturno con suo marito.
In tutto questo contesto, si staglia la figura di Peggy Olson, che temevamo di non vedere abbastanza, ma fortunatamente siamo stati smentiti; Peggy è una donna cresciuta che ricorda sempre più il Don degli inizi, geniale e difficile, che sa creare ma non riesce a comunicare correttamente con chi gli sta accanto. Sarà anche una Peggy che seguirà le tracce del suo mentore in tutti i suoi errori o si smarcherà dall’ingombrante figura di padre putativo di Don?
Sostanzialmente un episodio di Mad Men che si sgancia da una struttura più classica, portando avanti diverse trame anche non connesse le une alle altre, per permettere sviluppi di personaggi che ormai non sono più tutti sotto lo stesso tetto, ma troppo importanti per essere lasciati indietro e decisamente un buon episodio introduttivo, che marca un tratto ancora una volta cupo dello show, ma con una direzione ancora tutta da definire, perché anche dopo aver attraversato l’inferno “quindi uscimmo a riveder le stelle”.