
L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo: la recensione del film con Bryan Cranston
Titolo originale: Trumbo
Anno: 2015 Durata: 124′
Regia di: Jay Roach
Cast: Bryan Cranston, Helen Mirren, John Goodman
Tre sono le cose difficili da ottenere, quando si parla di un biopic: in primis un finale positivo che non sia inventato; secondo, una storia che possa risultare attuale pur non essendolo; terzo, ma non meno importante, un personaggio che riesca a travolgere il pubblico per la sua autenticità e la sua interpretazione. Quando un film riesce in questi tre aspetti, riesce in tutto. L’Ultima Parola – La vera Storia di Dalton Trumbo nasce dal desiderio di raccontare una storia oggettivamente poco nota, una storia di coraggio e di anticonformismo, che il direttore Jay Roach racconta attraverso le parole di John McNamara, sceneggiatore che ha contribuito a creare la serie Aquarius nonché co-autore della serie di SyFy, The Magicians.
Los Angeles, anni ’40. Dalton Trumbo è uno degli sceneggiatori più pagati di Hollywood ed è un comunista, fervente sostenitore dei diritti dei lavoratori e dei sindacati. La sua carriera e quella di diversi colleghi subisce un brusco arresto quando lui e altre personalità dello spettacolo vengono chiamate a testimoniare davanti alla Corte Suprema e al Comitato per le Attività Antiamericane, che sperava di trovare spie russe negli iscritti al partito comunista in America. Per tredici anni le Liste Nere tolgono il lavoro a centinaia di sceneggiatori, attori, registi, di cui molti si risolvono a testimoniare contro i propri amici pur di tornare a lavorare. Dalton Trumbo non fa niente del genere, restando fermo sulle proprie convinzioni e scrivendo ora sotto pseudonimo ora per produzioni minori e sottopagate. Il tutto sotto l’occhio vigile e sprezzante della giornalista Hedda Hopper (una magistrale Helen Mirren). La carriera e la vita di Trumbo tornano in carreggiata quando l’attore Kirk Douglas ed il regista Otto Preminger fanno un passo fuori dall’ombra e scrivono il suo nome sui rispettivi film, Spartacus ed Exodus, senza mezzi termini o pseudonimi.
La drammaticità del film, come è giusto che sia, non manca di essere spezzata da momenti di puro divertimento. Una buona dose è attribuita alla presenza di John Goodman, che interpreta uno dei fratelli King, un produttore che darà lavoro a Trumbo e ai suoi colleghi nonostante le Liste Nere. Goodman è probabilmente il secondo personaggio meglio riuscito di tutta la pellicola: è un autentico capitalista della vecchia Hollywood, poco incline a sguazzare nel mare della politica, interessato solo al denaro. Questo ne fa un autentico alleato per Trumbo e di conseguenza ci permette di conoscerlo ed apprezzarlo a nostra volta. Malgrado sia poco lo spazio riservato loro, non mancano infine di brillare Dean O’Gorman e Christian Berkel (Kirk Douglas e Otto Perminger).
Roach riesce a centrare perfettamente storia, personaggi e dialoghi, regalando al pubblico un bellissimo ritratto dell’America degli anni ‘40/’60 che, anche se solo per un paio d’ore, ci fa dimenticare dei problemi del nostro tempo e ci fa completamente appassionare a quelli d’altri tempi.