
Low Winter Sun: Recensione della prima stagione.
Non mi è facile dare un giudizio netto su questa prima stagione di Low Winter Sun. Ho seguito volentieri lo show anche se mai con il grande entusiasmo che mi faceva mettere davanti al pc pregando di trovare l’episodio. Ci sono cose positive e altre che lo sono meno, ma credo che la pazienza, necessaria in alcuni parti di stagione, sia stata ripagata da un finale gestito bene, quantomeno nella sua seconda parte, mentre nella prima mi sono trovato un po’ spiazzato. Ma ci arriverò alla fine.
Nel frattempo facciamo molti passi indietro e torniamo a quando avevo recensito il pilot di questa serie: avevo definito la stessa storia (ok, magari ora sintetizzo) come una trasposizione della stessa città, che ne è sia sfondo che corpo narrato. Detroit è morente, sporca e cattiva, come la serie parla di decadenza, persone brutte e corrotte. Il concetto fatto intravedere nel pilot viene ripreso e ampliato per tutto il resto della stagione, forse anche eccessivamente. Abbiamo capito che Detroit “sucks” e che la gente che ci abita “they suck”, ma la cosa ritorna costantemente e forse troppo ostentata, anziché limitarsi ad essere solo un semplice sfondo definito e fotografato perfettamente in avvio della serie. Non c’è un angolo pulito, non c’è una persona che non si lamenti della situazione, ci infiliamo pure la radio che di sottofondo ne parla ed inoltre tutte le inquadrature, le luci e i toni ribadiscono l’idea.
Non che la gestione tecnica sia carente, anzi, la fotografia è molto buona, il montaggio elegante e la regia in generale ci sa fare, ma il registro di fondo è un po’ ossessivo.
Un punto decisamente a favore sono gli interpreti: sono tutti bravi. Mark Strong e Lennie James sono i due mattatori, anche se il secondo a volte, quando vuole essere luciferino, carica un po’ troppo l’enfasi sulla cosa, ma rimedia decisamente in tutte le altre scene e per la varietà della sua interpretazione.
La trama è un altro punto forte. Sappiamo che il soggetto non è originale, si rifà ad una miniserie britannica, con sempre Mark Strong protagonista, ma quella era in due parti, mentre qui di episodi ne hanno tirati fuori ben dieci. Certo, questo a volte si vede, soprattutto in alcuni episodi centrali, nei quali c’è un maggior senso di “stiracchiamento” o allungamento del brodo che dir si voglia, ma per il resto l’impianto regge, è ben calibrato e mantiene una coerenza senza sbavature. Io, come chi mi conosce sa, amo le trame orizzontali e qualsiasi accenno al procedurale un po’ mi infastidisce (pur dovendolo sopportare spesso) e in questo racconto la trama verticale non esiste, quindi può anche essere che questo mi influenzi nel dare un giudizio più positivo che negativo, ma devo sottolineare che comunque la storia porta avanti una trama compatta, dove tutte le deviazioni collaterali sono molto legate al cuore della storia, spesso da cause ed effetti e quindi non si perde il coninuum narrativo in inutili rivoli. Anche la parte che sembra più distante rispetto al filone principale, ossia quella della gang di Damon e Maya, si intreccia in svariati punti della narrazione, lasciando, devo ammetterlo, due punti d’avvio e due finali distinti, ma facendole correre parallele e a volte sovrapposte per lunghi tratti.
Il finale, come detto ad inizio recensione, lo suddivido in due tronconi. Nella prima parte Frank perde la lucidità e fa cose senza senso, come il voler ristabilire la giustizia in casi passati, violare i decreti restrittivi imposti dalla ex moglie, cercare di fuggire in Germania, fino alle cose più inconcepibili come il fare a pugni con gli operai fuori casa. Tutto questo l’ho trovato un po’ troppo fuori personaggio. Capisco la perdita di lucidità per la morte di Katia (anche se non ho capito per quale motivo dica per tutto l’episodio che è morta anche se il cadavere lo vede solo alla fine) e per la situazione sempre più sulla via del collasso, ma il Frank Agnew visto fino ad ora era tutt’altra cosa e ho trovato il tutto non coerente con il resto della storia. La non coerenza è stata probabilmente anche accentuata anche da un montaggio e da un uso delle musiche totalmente sfasato rispetto agli altri episodi, il che mi rassicura sul fatto che l’abbiano voluto, ma mi lascia l’impressione che non gli sia riuscito.
Prima stagione
Valutazione globale