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Loro 1: la recensione della prima parte del film di Paolo Sorrentino

Titolo: Loro 1

Genere: biografico

Anno: 2018

Durata: 1h 34m

Regia: Paolo Sorrentino

Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello

Cast principale: Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Fabrizio Bentivoglio, Kasia Smutniak, Euridice Axen

Il titolo. Quanto è importante un titolo? Quanto rivela del contenuto che precede? Ci sono titoli didascalici come Don Chischiotte della Mancia che dichiarano inequivocabilmente il personaggio di cui racconteranno le gesta. O parzialmente ingannatori come I tre moschettieri che Dumas usò per parlare del quarto. Poteva essere così anche per Loro 1, il primo tempo (perché di questo si tratta in effetti) del film di Paolo Sorrentino. Annunciato come un film su Silvio Berlusconi e presentato con un titolo apparentemente spiazzante. Ma, in realtà, profondamente veritiero.

Loro 1

Loro …

Verità inconfutabile da chiunque abbia visto questo primo capitolo della storia in due parti che Sorrentino dedica a Berlusconi. Al punto che sarebbe più corretto dire come, almeno questo primo tempo, non sia un film sull’ex Cavaliere, ma piuttosto e appunto su loro. A confermarlo con certezza aritmetica il minutaggio dedicato allo stesso Berlusconi che entra in scena solo nell’ultima mezz’ora del film. Perché a essere al centro dell’attenzione è l’adolescenza arruffona di quello che oggi conosciamo come il mondo di mezzo che ha riempito di sé la cronaca nera recente e gli schermi televisivi con una serie come Suburra.

E quindi Loro 1 è appunto un film su loro. Ma chi sono loro? Sono il Sergio Morra di un sorprendente Riccardo Scamarcio, che sognano di evadere da una realtà monotona in cui sono tenuti prigionieri dalla avvilente mancanza di mezzi per sfuggire ad una grigia quotidianità. Sono la Kira di una convincente Kasia Smutnia, consapevoli di non avere alcun talento per poter emergere da una massa informe. Sono la Tamara di una esuberante Euridice Axen, che si mantengono fedeli ad un proprio codice distorto rispettando il quale si assolvono da ogni peccato di cui possono macchiarsi con noncuranza. Sono le ragazze come Candida e le altre della corte di Morra, che diventano un fluire indistinto di corpi che si perdono in feste infinite a base di droga e sesso, travolte da un vortice che non lascia il tempo di interrogarsi su cosa, come, perché. Sono la Stella dell’esordiente Alice Pagani, che provano a mantenere una propria innocenza diversa ma finiscono ugualmente per farsi catturare da un Maelstrom che tutto trascina dentro di sé.

E poi ovviamente ci sono anche gli altri loro. Quelli che sono riusciti a fare un passo in più ed entrare nella cerchia di quelli che contano. Quelli come il Santino di un irriconoscibile Fabrizio Bentivoglio, che il potere lo hanno tenuto e non hanno intenzione di lasciarlo nonostante i vizi privati e la pubblica devozione al nuovo. Quelli come la Cupa di una fulminante Anna Bonaiuto, che sanno di poter brillare solo di una luce riflessa e intorno a quel Sole non smetteranno di ruotare finché la sua ultima fiamma non si sarà spenta. Quelli come il Fabrizio di un untuoso Roberto De Francesco, che hanno navigato troppo a lungo sulle acque viscide del servilismo per accettare di farsi affondare dagli ultimi arrivati.

Una società che Sorrentino restituisce con la stessa vacua vivacità delle feste del Jep Gambardella de La Grande Bellezza, dilungandosi forse anche troppo e concedendosi inframezzi visivamente perfetti ma innegabilmente manieristi (come se Sorrentino volesse imitare il suo alter ego parodistico inventato da Crozza). Ma anche il ritratto di quella commistione spregiudicata tra chi vuole e chi ha il potere, che è poi l’ambizione malata che degenererà nel cancro meno appariscente ma più ferale che è il mondo di mezzo con la sua confusione tra malavita e politica.

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Loro 1

…. e Lui ….

Finché, lungamente atteso e più volte evocato, sullo schermo in Loro 1 non appare lui. Ironicamente ammantato in un ricco costume da improbabile odalisca, Silvio Berlusconi entra in scena come in un contrappunto. L’apice chiassoso delle feste di Morra si spegne nella verdeggiante quiete in cui siede un Cavaliere inconcepibilmente in pausa. Sconfitto alle elezioni, in perenne lotta con la magistratura, avversato timidamente da una parte del suo stesso partito, Berlusconi è un uomo in pausa. Una pausa forzata, accettata come una condanna temporanea solo perché incrollabile è la convinzione che presto sarà revocata. Che colui che è stato cacciato ritornerà accolto da ali festanti di folla che inneggia all’eroe ritrovato.

E, quindi, il Berlusconi interpretato da un truccatissimo Toni Servillo, a cui proprio non riesce di sbagliare neanche un ruolo (anche se la parlata milanese è decisamente forzata), finisce per essere il campione che sta aspettando di tornare in campo dopo un imprevisto infortunio e intanto si allena per farsi trovare già in forma ripassando i suoi colpi da maestro. La lezione impartita al nipote su quanto ciò che sia importante non è dire la verità, ma far credere agli altri che anche la menzogna più spudorata è una verità solo perché l’hai detta tu è il politico che ripete il mantra che gli ha garantito un successo imprevedibile. L’esibizione canora accompagnata dal fido Mariano Apicella di un servile Giovanni Esposito è la prova di bravura del vecchio chansonnier che non rinuncia al suo successo passato. La maniacale cura del look garantito dal misterioso Paolo Spagnolo di un indovinato Dario Cantarelli è l’arma neanche tanto segreta con cui vincere ogni battaglia. La convinta spavalderia con cui tratta il riluttante calciatore da ingaggiare per il suo Milan è il compiaciuto pavoneggiarsi di chi ha vinto così tanto da aver dimenticato che si può anche perdere.

Il Berlusconi di Loro 1 non è ancora quello pruriginoso del Bunga Bunga che tutti si aspettavano, ma l’incontro segreto con la devota Noemi Letizia e il fantasma distante della stralunata Violetta Saba sono là a suggerire che ciò che dovrà essere sarà. Che l’uomo orgoglioso di sé diventerà vittima del suo sentirsi intoccabile.

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Loro 1

… e Lei

Loro 1 è un film triangolare. Perché a frenare l’accoppiata solo rimandata tra loro e lui interviene un terzo incomodo: lei, Veronica Lario. Magnificamente interpretata da una Elena Sofia Ricci che la carica di una profondità insospettabile, la seconda moglie di Berlusconi è un’anima in pena che si trova costretta a vivere in quello che doveva essere un sogno ed è invece diventato troppo presto una prigione dorata.

Perché anche se con sbarre d’oro, una cella resta una cella. Veronica ha dovuto accettare il pantagruelico appetito di gloria e ricchezza di un marito per cui tutto non è abbastanza; ha dovuto subire con rassegnata convinzione i tradimenti di un uomo a cui piaceva troppo piacere; ha forzatamente scelto di chiudersi in un mondo di letture e filosofia per marcare la propria alterità dalla superficialità gaudente del circo perenne di cui il suo amore di un tempo è orgoglioso proprietario e vanitoso anfitrione.

Finendo per dare un senso metaforico alla scena iniziale di Loro 1 che, ad un primo sguardo, poteva sembrare solo una sorrentinata. Invece, quella pecora innocente che non comprende cosa sta guardando e che non scappa neanche quando inizia a tremare per il freddo è, in fondo, anche Veronica, che lentamente si è lasciata ammaliare da quel che ha visto in Silvio ed ora è lì a tremare prima della fine. Una fine a cui sappiamo già riuscirà a sottrarsi. E, quindi, quella pecora che crolla a terra è un po’ anche l’Italia prima dell’ex Cavaliere, che dal ventennio berlusconiano è stata travolta in un crollo che ha fatto nascere una nuova Italia. Peggiore.

Ma per arrivarci c’è ancora tempo. C’è ancora Loro 2.

Winny Enodrac

In principio, quando ero bambino, volevo fare lo scienziato (pazzo) e oggi quello faccio di mestiere (senza il pazzo, spero); poi ho scoperto che parlare delle tonnellate di film e serie tv che vedevo solo con gli amici significava ossessionarli; e quindi eccomi a scrivere recensioni per ossessionare anche gli altri che non conosco

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