
Lola: accettare di non essere d’accordo – la recensione del film di Laurent Micheli in anteprima alla Festa del Cinema di Roma
Titolo: Lola
Genere: drammatico
Anno: 2019
Durata: 1h 27m
Regia: Laurent Micheli
Sceneggiatura: Laurent Micheli
Cast principale: Mya Bollaers, Benoit Magimel
È vulgata comune che sia stato Voltaire a dire “disapprovo quello che dite ma lotterò fino alla morte perché possiate dirlo”. Molti pochi sanno che tra i tanti meriti del padre dell’Illuminismo non c’è quello di aver pronunciato queste parole. Fu, infatti, Evelyn Beatrice Hall che, nel 1906, aggiunse questa frase ad una illustrazione della biografia su di lui che stava scrivendo. Aneddoto a parte, è evidente come questo aforisma abbia rappresentato un inno alla tolleranza e alla libertà di pensiero. Accettare chi non è d’accordo con te. Bellissimo a dirsi, ma quanto difficile metterlo in pratica se a pensarla in modo opposto è chi appartiene alla tua stessa famiglia. È questo il tema portante e scottante di Lola.

Un road movie con poca strada
Scritto e diretto dal regista belga Laurent Micheli, Lola ha inaugurato la sezione giovane Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma. Protagonista del film è la transgender diciottenne Lola che, a pochi giorni dall’operazione di cambio sesso, riceve la notizia della morte della adorata madre. Realizzare il suo ultimo desiderio di vedere le sue ceneri sparse in mare sulle coste fiamminghe sarà la scusa non richiesta per un viaggio inatteso con il padre Philippe che tempo prima l’aveva cacciata di casa incapace di accettare le scelte di Lola.
Il titolo originale del film (Lola vers la mer) dichiara in maniera esplicita che quello a cui lo spettatore assisterà è un road movie. Il classico viaggio che due personaggi divisi dovranno affrontare per superare le proprie divergenze e raggiungere un nuovo inizio piuttosto che una meta prefissata. E a questo schema il film di Laurent Micheli si attiene abbastanza fedelmente pur concedendosi qualche trovata poco plausibile e tuttavia perdonabile. Eppure, per essere un road movie, di strada Lola e Philippe ne percorrono poca. O, per meglio dire, ne vediamo poca con le ambientazioni che saltano dalla città anonima ad una altrettanto piatta e insignificante spiaggia senza nome. Conseguenza è anche la scarsità di personaggi diversi dai due protagonisti che si muovono quasi senza incontrare nessuno se non delle pedine che restano in scena il tempo necessario a dare attimi di pausa a Lola e Philippe.
Questa costruzione quasi al risparmio è volta a focalizzare tutta l’attenzione dello spettatore su padre e figlia facendo così apprezzare la scrittura intelligente dei due personaggi. Caratteri forti che riescono a bucare lo schermo.


Un viaggio tra i sentimenti
Se Lola non corre tra luoghi diversi è perché troppo impegnati sono i due passeggeri a viaggiare dentro sé stessi. Nel loro passato forzatamente allontanato eppure non per questo dimenticato. Attraverso il loro presente squarciato da due solitudini distanti. In direzione di un futuro ignoto fatto di speranza e paura in ugual misura. Un viaggio sentimentale che entrambi devono affrontare accomunati da quel che se ne è andato e in cerca di quel che è rimasto.
Lola è una ragazza che ha dovuto imparare ad essere forte. Perché imprigionata in un corpo di ragazzo che non ha mai sentito suo. Vessata dal bullismo incattivito di bambini che sanno solo far male quando non capiscono il disagio di un incolpevole. Oppressa dal rifiuto doloroso di chi dovrebbe sostenerti invece di diventare il tuo più fiero nemico. Sostenuta almeno da una voce nascosta che tesse silenziosamente un legame che non si può spezzare. Lola è riuscita a vincere la sfida con un mondo che voleva impedirle di essere sé stessa. Ma ha dovuto allontanarsi dalle sue origini e da quel bambino che non riconosce più nelle foto degli album conservati dalla madre.
È uno sconfitto, invece, Philippe. Incapace di accettare che i sacrifici fatti per la famiglia non abbiano dato il frutto che sperava. Ingannato benevolmente da una moglie che non vuole aggiungere altro dolore alla delusione che lui prova per aver dovuto rinunciare al figlio che sognava di crescere. Illuso che basti dire di no alla realtà per farla sparire come se non fosse mai esistita. Inconsapevole che essere padre significa amare la tua creatura lasciandola libera di essere chi sente di essere e non chi vorresti che fosse.
Lola e Philippe sono divisi da tutto e su tutto. Ma il viaggio che insieme sono costretti a fare sarà un riconoscere che tutto ciò che li divide è sempre troppo poco rispetto a ciò che potrà unirli.


L’onestà di un finale affrettato
Lola è la storia di chi non rinuncia alle sue convinzioni. Sebbene la sceneggiatura sembri procedere verso uno scontato happy ending, il traguardo finale non ha l’aspetto che banalmente ci si sarebbe potuti attendere. Perché Lola è soprattutto un film che vuole ricordare come non sia obbligatorio pensarla alla stessa maniera per continuare ad amarsi. Che si può accettare anche di restare saldi nelle proprie diversità di pensiero senza che ciò diventi un muro invalicabile che impedisce di abbracciarsi. Un film che sceglie un finale onesto dolce amaro piuttosto che un facile buonismo di facciata.
Una scelta intelligente di una sceneggiatura che tuttavia pecca di una certa fretta evidenziata anche dalla durata relativamente breve del film. Si ha spesso l’impressione difficile da mettere a tacere che Laurent Micheli sappia cosa voglia dire, ma non come dirlo e dove trovare le parole. A pagarne le conseguenze è anche una regia scolastica che si limita a seguire i suoi protagonisti lasciando che siano loro a reggere il film. Fortuna vuole che sia Mya Bollaers che Benoit Magimel riescano nella non semplice impresa di portare il pubblico ad empatizzare con entrambi. Soprattutto da lodare è la giovane interprete che fa il suo esordio in modo pienamente convincente e sicuramente promettente.
Lola è un film imperfetto e incompleto, ma che ha il pregio di far pensare. Di raccontare come gli opposti possano viaggiare insieme anche restando opposti. Basta che ognuno lasci all’altro la libertà di non pensarla allo stesso modo.