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Le cose che verranno: recensione del film con Isabelle Huppert

Titolo: Le cose che verranno

Genere: Drammatico

Anno: 2015

Durata: 101′

Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve

Regia: Mia Hansen-Løve

Attori: Isabelle Huppert, André Marcon, Edith Scob, Sarah Le Picard, Yves Heck

Le Cose Che Verranno, presentato alla 34° edizione del Torino Film Festival, è un film della regista e sceneggiatrice francese Mia Hansen-Løve che proprio con questa pellicola lo scorso anno si è aggiudicata l’Orso d’oro per la categoria Miglior Regista al Festival di Berlino.

Nathalie (Isabelle Huppert) insegna Filosofia al Liceo e collabora con una casa editrice di Parigi scrivendo testi e saggi a sfondo filosofico.  Nathalie è anche moglie, madre, ispiratrice e figlia soprattutto. Isabelle Huppert, così come in Elle, è interprete di una brillante donna di mezza età che si ritrova a dover fare i conti con un passato felice fattosi futuro incerto.

Ciascun ruolo sociale ricoperto da Nathalie verrà messo a dura prova dal tempo che negli anni, si è fatto spazio tra le incrinature di un’esistenza felice e appagante. Crepe, scricchiolii e quindi crolli irrimediabili sui quali poter ricostruire le basi solide di un nuovo inizio.

Heinz, il marito interpretato da Andrè Marcon, dopo 25 anni di matrimonio, ha iniziato a frequentare un’altra donna e andrà a vivere con lei, vanificando le gioie e le fatiche della costruzione di un amore che sarebbe dovuto durare in eterno.

La madre, magistralmente interpretata da Edith Scob, è ipocondriaca cronica e ha deciso di non mangiare più. Ha un passato da indossatrice e sembra che non sia riuscita a dimenticare i fasti e la vanità di un passato glorioso. Avvolta da pellicce di visone e perennemente a letto, succhia l’energia di Nathalie a piccole dosi quotidiane inscenando malori e svenimenti improvvisi.

Fabien, interpretato da Roman Kolinka, è invece il figlio che Nathalie avrebbe voluto. Lettore vorace e filosofo, la coadiuva nella stesura dei testi.Un affascinante discepolo formato toy boy che centralizza le sue attenzioni. I due si ispirano a vicenda e parlano la stessa lingua, la filosofia appunto. Fabien e Pandora, la gatta della madre defunta, ricopriranno un ruolo fondamentale nella rinascita di questa donna straordinaria che dopo 25 anni di matrimonio con Heinz, è pronta e estremamente determinata a godere appieno di un’autonomia che negli anni le era stata sottratta da famiglia e lavoro.

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Nathalie è una stoica metropolitana, portatrice sana di atarassia che frantuma le avversità trasformandole in virtù.

Il personaggio, interpretato in maniera sublime dalla Huppert, è megafono di massime, citazioni e lucidi analisi sulla realtà e sulla quotidianità a beneficio di alunni, figli, consorte e amici. Forte degli studi filosofici e delle teorie dei più grandi pensatori della storia, Nathalie affronta il presente e quindi l’avvenire, con lucidità e saggezza senza lasciarsi piegare dalle vicissitudini della vita. Eleganza, classe e una fisicità unica.

Le cose che verranno

La Huppert con questa interpretazione si conferma come una delle interpreti femminili più sofisticate ed espressive degli ultimi anni.

Le cose che verranno è un film che racchiude in sè tutte le caratteristiche del cinema francese. Splendidamente lento ed emotivamente coinvolgente, la trama fluisce con naturalezza ed è supportata da una fotografia minimalista che molto spesso si serve dei colori e della tipizzazione dei paesaggi della Bretagna per amplificare gli stati d’animo dei personaggi, tutti molto introspettivi e dalle personalità peculiari. Uno dei momenti più suggestivi di questo film è quello in cui Nathalie legge un passo di Pensieri di Blaise Pascal durante il funerale della madre.

Ecco che cosa vedo e che cosa mi turba. Mi guardo intorno da tutte le parti, e ovunque non vedo che oscurità. La natura non mi offre nulla che non sia materia di dubbio o di inquietudine. Se non scorgessi nulla che indicasse una Divinità, mi risolverei per la negazione; se vedessi ovunque i segni di un Creatore, riposerei in pace nella fede. Ma vedendo troppo per negare e troppo poco per essere sicuro, mi trovo in uno stato miserevole, nel quale ho pregato cento volte che, se un Dio la regge, lo mostri senza equivoco e, se i segni che essa mostra di lui sono fallaci, li sopprima del tutto; che dica tutto o niente, affinché io possa vedere quale partito prendere. Invece, nello stato in cui mi trovo, ignorante di ciò che sono e di che cosa devo fare, non conosco né la mia condizione né il mio dovere. Il mio cuore tende con tutto se stesso a conoscere dove sia il vero bene per seguirlo, niente mi costerebbe troppo per l’eternità.

L’Avenir, titolo originario di Le Cose Che Verranno, è film che parla di riscatto, volontà e amore verso se stessi attraverso gli occhi di Nathalie, donna pragmatica, ambiziosa e determinata che ammalia lo spettatore per 101 minuti.

Vogliatevi bene, andate a vedere Le Cose che Verranno.

Salvatore Giannavola

Esemplare ghiotto di notizie, onnivoro di contenuti con un occhio di riguardo per il cinema in tutte le sue forme.

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