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Laurence Anyways: La recensione del film di Xavier Dolan

Titolo: Laurence Anyways
Genere: Melodramma
Anno: 2012
Durata: 159′
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Xavier Dolan
Cast principale: Melvil Poupaud, Suzanne Clément, Nathalie Baye, Monia Chokri

Laurence AnywaysIl punto debole di Xavier Dolan autore è allo stesso tempo il suo punto di forza: è uno che fa quello che gli pare. Sarà per quell’innato talento visivo, sarà per una naturale propensione alla trasgressione delle regole o ai ribaltamenti di senso, Xavier Dolan sembra trovare un peso e un’identità propri nel momento in cui fai più fatica ad affibbiargli un peso e un’identità propri. Si lo so, è un paradosso e lo è non a caso, poiché se c’è un motivo ricorrente nella cinematografia di Dolan è proprio il paradosso, l’ambiguità. Ma è un paradosso che porta alla rivelazione o alla confusione? Alla ricchezza o alla sterilità? Proviamo a rispondere attraverso il film.

Laurence Alia è un pacifico professore di letteratura di un liceo di Montreal che, all’età di 35 anni, prende coscienza di un vita basata su autoinganno e finzione e decide che è arrivato il momento di riappropriarsi della propria identità. Nelle circa tre ore di durata il film passa in rassegna le tappe della tribolata storia d’amore di Laurence e Fred Belair, sua compagna di vita, e lo fa mostrando le ripercussioni che il percorso di transizione ad una nuova identità di Laurence avrà sul loro tumultuoso rapporto.

Partiamo da un punto fermo. Laurence Anyways è a tutti gli effetti un melò, lo è nei modi e nei temi, negli stilemi compositivi e nei risvolti drammatici. In Laurence Anyways temi e motivi del melodramma si intrecciano a getto continuo con il nucleo drammatico dell’opera che nel 2012, quando uscì nelle sale internazionali, ancora coincideva in toto con la Weltanschauung dell’autore: il tema dell’ambiguità sessuale. Laurence mette in scena la storia di una transessuale raffigurando il suo percorso privato e tormentato di autoaffermazione ma, nel contempo, enfatizzando tra le righe il suo ruolo sociale, pubblico, di portavoce di verità e di autenticità in una società dominata dal perbenismo e dall’ipocrisia.

Laurence AnywaysLaurence è un colorato e spregiudicato Prometeo, messaggero di libertà e progresso che, ribellandosi all’autorità, indica la strada del sapere libero contro ideologia e omologazione. Dolan non trascura il rimando e anzi lo rende manifesto in tutta la pellicola, adottando soluzioni e modelli tesi a rivendicare questo ruolo quasi politico. Il transfer tra protagonista e autore, nel primo film in cui i due ruoli fisicamente non coincidono, è latente, velato, ma non per questo meno evidente. Animato da una grande consapevolezza dei suoi mezzi, oppresso dal peso di un super-ego che ahimè distorce in autoreferenzialità i numerosi guizzi di spontaneismo stilistico, il giovane Dolan accusa questa fusione totalizzante con il suo personaggio, penalizzando un’opera che con qualche controllo esterno in più (Dolan solitamente scrive, gira, dirige, monta, musica – e sovente interpreta – tutte le suo opere) avrebbe mostrato più coesione e meno confusione.

Pensiamo al tema della libertà, epicentro ideologico del testo. Lo sguardo di Dolan è palesemente consapevole del suo ruolo demiurgico e, in ossequio a questa identificazione con la prospettiva del suo eroe diegetico, dispensa in sala di regia un vero e proprio armamentario di guizzi stilistici e soluzioni formali che sembrano trascendere tanto la funzionalità all’intreccio quanto un discorso cinematografico lato sensu. Il modello significante fatto di tutto e di più – ellissi, cesure, sguardi in macchina, flashback, inserti onirici, surreali, stilizzati, geometrici, il montaggio sincopato, i videoclip e le canzonette, gli estetismi e i simbolismi vari – è sì un fiume in piena che rende le quasi 3 ore un flusso mai banale e noioso ma nel contempo risulta arbitrario, ridondante e lontano dal pervenire a una sintesi.

Laurence AnywaysPerché il cinema in primis è un linguaggio e per diventare autore ogni forma deve avere una funzione, ogni significante un significato. Libertà non vuol dire libero arbitrio, emancipazione non vuol dire assoluta e deliberata trasgressione di qualsiasi regola linguistica. Altrimenti resta solo la ricerca maniacale e pretenziosa del bizzarro e del barocco a tutti i costi, a cui non corrisponde la presenza parallela di un impianto ideologico che alimenta e giustifica quell’universo simbolico. Specie in un film che ha per protagonista un uomo che trova la consapevolezza interiore modificando la sua forma esteriore. È questo il paradosso di cui si diceva: l’esaltazione della libertà messa in scena nel racconto si traduce in un duplice a antitetico approccio alle cose da parte delle personalità dietro e davanti la macchina da presa. In Laurence diviene Personalizzazione, consapevolezza, affermazione di un’identità attraverso l’accettazione del suo nuovo orientamento gender. In Xavier invece diventa Spersonalizzazione, ricorso a modelli altri, centrifuga bulimica di motivi, soluzioni e figure che, difettando in senso del controllo, rivelano una padronanza dei mezzi ancora acerba e tradiscono una ricerca visiva che seppur vivace, febbrile e soprattutto ambiziosa, denota ancora confusione e incertezza. E lo sguardo autocompiaciuto di Laurence che scorge i due ex colleghi scambiarsi amorevoli effusioni a fine film non può non farci pensare alla sguardo autocompiaciuto di Dolan, che in camera oscura immagina noi spettatori dare un senso ai grandi temi contemporanei dell’identità e dell’ambiguità sessuale, dell’essere e dell’apparire, proprio grazie alle sue tecniche accattivanti della tenerezza forzata e dell’emozione a comando. E questo non può non far storcere un po’ il naso.

Laurence AnywaysCi sarebbe tanto altro da dire, perché il film tutto sommato non dispiace. Ma tempo e spazio sono tiranni. Ho trascurato giocoforza la maestosa presenza di Suzanne Clement che dispensa una prova d’attore potente e complessa, ci sarebbero le incantevoli figure femminili di contorno, su tutte la madre di Nathalie Baye e la sorella di Monia Chokri, ci sarebbero fiumi di inchiostro da spendere sul conflitto tra normalità e alterità, tra approvazione della società e perdita dell’umanità, tra realtà e finzione, ma il tempo è finito. Anch’io mi sono fatto travolgere dell’ego di Dolan e non ho fatto che parlare di lui. Xavier sempre e comunque, Xavier anyways.

Per rimanere aggiornati con notizie, foto e curiosità su Xavier Dolan, vi consigliamo di seguire Xavier Dolan Italia.

Antonello Océ

Antonello Océ ha una formazione umanistica in arti visive e letterarie e si è fatto le ossa in un paio di esperienze legate alla stampa e alla redazione testi. Al momento vive a Perugia dove ha un prosaico impiego full time e coltiva con tenacia e curiosità la conoscenza del Pianeta Cinema e dei suoi meccanismi occulti, sua grande e bruciante missione sin dalla tenera età. Tra un volo pindarico e l’altro collabora con Telefilm-Central e altre webzine scrivendo recensioni.

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