
La teoria svedese dell’amore: Recensione del documentario di Erik Gandini
Titolo: La teoria svedese dell’amore
Anno: 2015
Genere: documentario
Durata: 1 h
Regia: Erik Gandini
Sceneggiatura: Erik Gandini
La teoria svedese dell’amore, facendo un excursus dal 1972 ai giorni nostri, riporta le origini e le conseguenze di questo stile di vita basato sull’indipendenza e sull’autonomia della persona.
La più grande ricchezza è nel bastare a se stessi. (Epicuro)
Ogni rapporto umano autentico, libero da condizionamenti materiali e psicologici, si deve basare sulla sostanziale indipendenza delle persone e dalle persone.
Siamo gli altri, ci nutriamo degli altri.
In una società in cui si avverte il costante bisogno di ricercare il consenso all’esterno, attraverso la frenetica condivisione di frammenti di vita quotidiana; La teoria svedese dell’amore si pone all’esatto opposto.
Non è di certo l’elogio della solitudine, bastarsi, come spiegato anche dalle testimonianza delle donne e dagli uomini presenti nel docufilm, non comporta l’annullamento dei rapporti sociali, anzi.
Le relazioni interpersonali sono indispensabili nell’ottica dell’autoaffermazione dell’individuo e della sua felicità, tuttavia, l’intensità di tali legami, non dovrebbe tramutarsi in dipendenza dall’altro.
La teoria svedese dell’amore, disponibile anche su Rai Play, è un documentario, un report, intervallato da scorci di vita quotidiana di persone, non di attori, che ci aiutano a capire meglio la società svedese in tutti i suoi aspetti.
Interessante, e per certi aspetti anche un pò inquietante, l’approfondimento sul business dell’inseminazione artificiale. Molte donne in Svezia acquistano il seme online su portali specializzati, in cui è possibile non solo scegliere l’etnia del nascituro ma anche consultare file, foto e registrazioni audio dei donatori.
Erick Gandini spiega minuziosamente il making off della pratica di inseminazione fai da te: scelta, prenotazione e applicazione casalinga (da effettuare rigorosamente entro i 20 minuti dall’apertura del pacco).
Un altro aspetto che fa riflettere riguardo alle conseguenze de La teoria svedese dell’amore è che molti anziani muoiono dimenticati da tutti, in anonime residenze in cui ognuno è chiuso nel suo piccolo alloggio.
Per le persone che muoiono senza che nessuno se ne accorga e di cui nessuno si preoccupa, esiste un’apposita agenzia governativa che investiga sulle circostanze e cerca i parenti prossimi, ma, a volte, risulta difficile contattarli o impossibile rintracciarli.
Un progetto ambizioso e ben riuscito quello di Erick Gandini , classe ’67, che nel 2003 è stato premiato con il Lupo d’argento all’IDFA, il Festival internazionale del cinema documentario di Amsterdam, con il film Surplus: Terrorized into Being Consumers, che ha ricevuto nel 2004 anche il primo premio all’International Festival of Environmental Films di Goiás, in Brasile.
Un regista sensibile ed empatico che analizza con perizia e originalità i mutamenti della società di oggi.
Conciso, visivamente efficace, profondo. La teoria svedese dell’amore è un documentario che ha un buon ritmo e che presenta degli ottimi contenuti: indipendenza dell’individuo e auto-realizzazione, surrogazione del concetto di nucleo famigliare, solitudine e felicità: emblemi del modello sociale della Svezia di oggi.