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Recensioni Serie Tv

Killjoys: recensione della prima stagione

Dovrei forse archiviare Killjoys sotto l’etichetta di Guilty Pleasure, ma mi sento sempre un po’ in colpa a farlo. Perché se una serie piace è stupido nascondersi dietro ad un sorriso imbarazzato. E a me Killjoys è piaciuto, pur non essendo certo lo Shakespeare del piccolo schermo. Pur con tutte le sue debolezze mi ha divertito e appassionato e sinceramente ormai è tutto quello che chiedo ad una serie. E’ tanto facile riempirsi la bocca davanti a telefilm tecnicamente perfetti e con sceneggiature super intelligenti, ma poi alla fine quello che conta (almeno per me) è il livello di coinvolgimento emotivo puro e semplice. E poi, SPAZIO, ASTRONAVI, BOTTE! YEAH! Ci siamo intesi.

  Okay, vi capirò perfettamente se alcuni di voi hanno lasciato l’astronave ad inizio serie. Se qualcuno cercava un erede di Battlestar Galattica si sarà ritrovato a scappare urlando, ma forse chi cercava qualcosa alla Firefly sarà rimasto. Okay, rinfoderate i faser, lo so che esiste un vero culto per il sacro Firefly, non volevo sKilljoys_110-02minuirne la sacralità, ma da semplice appassionata trovo che il paragone possa essere funzionale.

Per chi non l’avesse seguita, la serie narra le missioni rocambolesche di tre cacciatori di taglie all’interno del sistema Quad. Uno di quei posti brutti e cattivi sempre sull’orlo di una guerra civile. Il trio è formato dalla bella e letale Dutch, ex-assassina professionista, John, tecnico e pilota dal cuore d’oro e il suo appena ritrovato fratello D’avin, ex forze speciali, che nasconde un passato drammatico.

Il pilot mi aveva piacevolmente incuriosito, introducendo dei personaggi con del potenziale ed un mondo articolato come sfondo, ma devo ammettere che i 3 episodi successivi avevano seriamente minato il mio interesse rivelandosi troppo autoconclusivi e alquanto improbabili. Gli autori volevano forse cercare di tratteggiare gli scenari economico-sociali del sistema mentre introducevano i protagonisti, ma sono riusciti invece proprio a mostrare le maggiori debolezze di questo telefilm. Hanno fatto molto meglio quando si sono concentrati sui propri protagonisti e infatti la serie decolla davvero con a Glitch in the System quando viene introdotto il Red 17 e incominciamo a scavare nei segreti di D’avin.

Sullo sfondo c’è un intricato mondo di giochi di potere, nobiltà galattiche, coloni schiavi, gente socialmente inesistente costretta a vivere nei sotterranei, culti religiosi e la Rac, la compagnia neutrale che dovrebbe, tramite i Killjoys, aiutare a mantenere l’ordine, ma che si dimostrerà ovviamente sempre meno trasparente nei suoi traffici. In mezzo a tutto questo i nostri si barcamenano cercando di mantenersi neutrali ed estranei alle tensioni che scuotono il sistema, ma ovviamente riuscendoci sempre di meno con l’avanzare delle vicende. Il mondo di sfondo è ampio e articolato ma rimane comunque in secondo piano fino ai momenti finali ed è difficile immergersi al meglio nelle dinamiche politiche e nelle forze in gioco quando il focus è quasi interamente dedicato ai protagonisti e soprattutto quando la Killjoys_110-03sceneggiatura non è così accurata da riuscire a rappresentarlo con pochi tratti e pochi mezzi. Westerley è ridotta ad un bar, alla strada su cui si affaccia e qualche tunnel, quindi è quasi impossibile percepire il peso degli eventi dell’ultimo episodio quando c’è spazio solo per una manciata di cittadini a rappresentanza di una numerosa popolazione; così come usare un monaco belloccio come rappresentante delle tensioni civili può non essere stata la scelta più brillante. Eppure questa prima stagione di 10 episodi si conclude lasciandoci l’impressione che in una seconda stagione (se ci sarà) ci sarà spazio per migliorarsi e sfruttare tutti i pezzi confusamente schierati sulla scacchiera.

Ma torniamo ad i nostri protagonisti belli e dannati. Il trio funziona alla perfezione e gli sceneggiatori riescono a tenersi garbatamente alla larga da un apparentemente invitabile triangolo amoroso. Piacciono  Dutch e Johnny, come team affiatato e strettamente legato avendone passate insieme di cotte e di crude, tanto che ormai si considerano una famiglia. E funzionano i fratelli Jacobi con in loro carico di tensioni frutto di un passato complicato. Il tono è leggero e scanzonato ma sa immergersi in momenti tesi e drammatici come l’intenso Kiss Kiss, Bye Bye che ha segnato il mio totale appassionamento alla serie e dove il passato drammatico di D’avin riemerge con violenza (che colpo al cuore!) minacciando di distruggere la squadra per sempre. Ci sono anche botte vere con dei combattimenti niente male e il ritmo incalzante sa intrKilljoys_110-04attenere al meglio.
Con l’andare avanti delle vicende, i misteri e le domande si impignano una sopra l’altro fino a culminare nel finale che risponde ad alcuni di essi ma ne apre molti altri allargando decisamente i confini dello scenario.

 Insomma, Killjoys è quello che ci si aspetterebbe da una serie di fantascienza che non ha moltissimi mezzi ma che cerca di usarli il meglio che può. Alcuni effetti speciali o ambientazioni un po’ stiracchiate fanno sorridere ma in altri momenti il potenziale è sfruttato al meglio e ne escono episodi davvero interessanti come appunto Glitch in the System interamente ambientato in un’astronave abbandonata. Gioverebbe una sceneggiatura un po’ più solida e un approfondimento psicologico maggiore ma l’insieme funziona e sa appassionare giocando su momenti emotivi di vero impatto.

Ad Hannah John-Kamen (Dutch), anche se adattissima al ruolo, gioverebbe qualche lezione di recitazione in più (in alcuni momenti dei primi episodi è alquanto imbarazzante) ma migliora decisamente calandosi nel personaggio con l’avanzare degli episodi, Aaron Ashmore svolge alla perfezione il ruolo di partner scanzonato ma fedele, mentre Luke Macfarlane ha tutto il fascino necessario per interpretare un tormentato D’avin.

Insomma, se vi piace la fantascienza, se non cercate qualcosa di celebrale, ma puro intrattenimento con una buona dose di emozioni, date a Killjoys una possibilità, magari saprà sorprendervi come ha fatto con me.

Vogliamo più:
– Lucy
– dettagli sulla famiglia e sul passato dei fratelli Jacobi
– SPAZIO

Vogliamo meno:
– luci gialle smarmellate
– ridicole ambientazioni in villa su Crush

Lalla32

Dopo tanti anni di telefilm americani e inglesi ho scoperto i Drama Coreani e me ne sono innamorata. Hanno tutto quello che cerco in una serie: grande cura per i personaggi, una punta di magia e romanticismo e grande sensibilità. Qui su Telefilm Central cerco di tenervi aggiornati su quello che di meglio arriva dalla Corea del Sud.

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1 commento

  1. Assolutamente d’accordo!

    Si tratta di una serie senza grandissime pretese ma che – almeno, dopo il quarto episodio – sa intrattenere quanto basta. Si tratta comunque di una serie nello spazio, una che può contare su infiniti mondi da esplorare e storyline da creare ma, un pò per la limitata durata della serie e un pò per il forzato desiderio di esplorare ‘la psiche’ dei personaggi, molte cose restano accennate.

    Per carità, non ci lamentiamo, visto che spesso lamentiamo proprio quello nelle serie, dei personaggi a malapena accennati, e qui non si è sofferto mica di questo: sappiamo bene (e quasi tutto) di Dutch, del suo legame come Jhonny, persino dell’interazione del trio. Insomma, sappiamo quanto basta.
    La vedo dura per il rinnovo ma, migliorando alcune (parecchie) cose, la serie potrebbe anche decollare.

    Ottima recensione Lalla 🙂

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