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Kids in Love: la recensione del film di Chris Foggin ad Alice nella Città

Titolo: Kids in Love

Genere: drammatico

Anno: 2016

Sceneggiatura: Sebastian De Souza, Preston Thompson

Regia: Chris Foggin

Cast: Will Poulter, Alma Jodorowsky, Jamie Blackley, Sebastian De Souza, Preston Thompson, Cara Delevingne, Gala Gordon, Geraldine Somerville, Pip Torrens

Arriva per tutti quel fatidico momento in cui, finite le scuole superiori, ci si ritrova a dover prendere alcune decisioni che influenzeranno, in maniera molto più pesante della scelta del liceo, la nostra vita futura. La prossima – e la più importante – è quella tra il continuare gli studi o l’iniziare invece a lavorare.

La storia di Kids in Love prende il via e si conclude proprio in quella fatidica estate in cui, forse per la prima volta, ci sentiamo effettivamente padroni di noi stessi. Jack, il protagonista della pellicola, è un giovinotto di una famiglia della middle class inglese educato, con la testa sulle spalle e i modi impacciati (almeno con l’altro sesso). Con il suo migliore amico Tom ha deciso di partire per un viaggio on the road, consapevole di ciò che lo aspetta al suo ritorno. La sua vita prossima futura è stata infatti già decisa dai suoi e da lui accettata quasi passivamente: andrà al college, diventerà un avvocato e nel mentre inizierà a lavorare in un importante studio.

I piani di Jack vengono però sconvolti dall’arrivo inaspettato di Evelyn, una seducente ragazza francese che lo introdurrà alla vita mondana della Londra bohemien, trascinandolo da un locale all’altro, da una festa all’altra. Jack sarà catturato dalla spensieratezza di Eve e dei suoi amici, una combriccola di ricchi ed eccentrici ventenni capitanati dalle sorelle Viola ed Elena. Il ragazzo mettera così in discussione se stesso, la sua vita, i suoi progetti e le sue passioni.

kids in loveSe la morale che Kids in Love vuole lasciare allo spettatore è quella per cui a volte bisogna perdersi completamente per (ri)trovare davvero se stessi, chi esce dalla sala ha più la sensazione di aver invece perso del tempo prezioso nella visione di un film che, alla fine, ci si chiede davvero perché sia stato fatto.

E non tanto per la poca attendibilità e credibilità di personaggi (esisteranno magari dei giovani viziati e senza prospettive che decidono di non far nulla nella vita, ma mi pare anzi spero che siano solo una minoranza), è la storia in sé che fa acqua da tutte le parti. Il limite del patetico e del prevedibile e’ superato tanto che si rischia l’irritazione.

Kids in Love è un film telefonato, che sembra uscito dalle pagine di teen magazine in cui, che tu sia uomo o donna, la mattina ti svegli sempre ben truccato e pettinato. Le scelte narrative si muovono su percorsi già ampiamente battuti, mostrando un’incapacità di fondo di voler esplorare realmente quali potrebbero essere i pensieri e i tormenti di un ragazzo che si ritrova a dover dare delle risposte agli altri ma sorprattutto a se stesso.
Non c’è spessore nel personaggio di Jack, il bravo ed impacciato ragazzo che una volta dimostrato il coraggio ritorna sulla retta via, né tantomeno in quello di Evelyne, la femme fatale sulle nuvole, o dei suoi amici.

Tirando le somme, Kids in Love è di quei film che ti fa alzare dalla sedia. E non perché tu sia contento, ma piuttosto perché hai una irrefrenabile voglia di alzarti e lasciare la sala prima che arrivino i titoli di coda. Tanto sai già come va a finire.

Valentina Marino

Scrivo da quando ne ho memoria. Nel mio mondo sono appena tornata dall’Isola, lavoro come copy alla Sterling Cooper Draper Price e stasera ceno a casa dei White. Ho una sorellastra che si chiama Diane Evans.

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