
Junction 48: Recensione e intervista al regista del film in concorso al Taormina Film Fest
Lod, un centro submetropolitano a 15Km da Tel Aviv, la città più occidendale di Israele. Una realtà suburbana che dal 1948 è divenuta luogo di segregazione e di esclusione per gli abitanti di religione musulmana: palestinesi, cisgiordani. Uno scenario magistralmente rappresentato dal regista israeliano Udi Aloni che alla 62esima edizione del Taormina Film Fest ha presentato Junction 48, vincitore di diversi riconoscimenti internazionali tra cui: Panorama Audience Award al Festival di Berlino 2016 e Best International Narrative Feature al Tribecca Festival del 2016.
Junction 48 narra delle vicende di Kareem, giovane rapper squattrinato e demotivato. Il protagonista, interpretato dal rapper Tamer Nafar, vive in una perenne condizione di precarietà e incertezza, dominata da legami affettivi burrascosi ma forti allo stesso tempo. I ragazzi di Lod non hanno una lavoro, un futuro in cui credere. Tel Aviv, surrogato di America a pochi chilometri di distanza, non li vuole; eppure, anche loro sono cittadini israeliani.
Tuttavia, Kareem può contare su tre punti di riferimento: il supporto degli amici, l’affetto di Manar, giovane figlia di Lod interpretata dalla bella Samar Qupty, che cercherà di opporsi ai dettami dell’educazione musulmana ortodossa, e la musica.
La caparbia di Kareem, amplificata dal volume dei suoi pezzi di denuncia, permetterà ai giovani protagonisti di Junction 48 di scardinare le barriere del nazionalismo ebraico da un lato e dei dettami della religione musulmana dall’altro.
Emancipazione della donna, segregazione, lotta per l’uguaglianza e tanta buona musica. Junction 48 è un film corale, realizzato con la collaborazione di Jay Rabinowitz montatore di 8 Miles e The Three of Life.
Alla fine della proiezione abbiamo avuto il piacere di intervistare Udi Aloni, il regista di Junction 48.
SG:Abbiamo appena assistito alla proiezione di un film dai contenuti e dalle scene forti che mettono in ballo temi molto sentiti quali quelli delle differenze e delle divergenze culturali tra arabi ed ebrei, qual è stata la reazione del pubblico e della critica israeliana?
UD: Il pubblico ha accolto bene il film che avuto un grande successo al botteghino in Israele. Il film è stato apprezzato sia per i temi sociali affrontati, sia per l’aspetto musicale messo in risalto da Nafer, uno dei rapper di maggior successo nel Medio Oriente.
Il film è quasi interamente girato a Lod, centro urbano abitato da cittadini di religione musulmana, mentre solo pochissime scene, per altro notturne, sono girte a Tel Aviv. Casualità o scelta stilistica del regista?
UD: Ho scelto io di dare più risalto a Lod perchè mi interessava rappresentare quella specifica realtà, quella della popolazione araba in Israele. Non sentivo la necessità di riportare la realtà di Tel Aviv in quanto vera e propria città occidentale.
Telefilm Central raccomanda la visione di Junction 48, in attesa che venga distribuito nelle sale italiane.