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Into the Badlands: recensione dell’episodio 1.02 – Fist like a bullet

A dispetto del pilota che aveva messo troppa carne al fuoco per soli quaranta minuti di episodio, Fist like a bullet torna nei ranghi di una narrazione più equilibrata capace di dosare sapientemente azione ed evoluzione della trama.Into the badlands - 1

Non tutto gira ancora per il verso giusto, sia chiaro. C’è ancora troppa superficialità nel delineare al meglio il luogo dove si susseguono le vicende. Ad esempio, i Baronati come hanno avuto origine? Forse alla serie non interessa, almeno per le fase iniziali, svelare il passato lasciando il tutto all’immaginazione di chi guarda.

È una superficialità che ritroviamo anche nella costruzione dei vari personaggi. Fatto salvo Sunny, che per il momento è il personaggio più sfaccettato dell’intera serie, gli altri peccano di essere leggermente un pelo caricaturali. Il Barone è un cattivo-cattivo e il figlio Ryder è un tonto-tonto. Al contrario del pilot, in questo episodio ai due personaggi appena citati è concesso un minutaggio maggiore dove risaltano proprio le pecche appena attribuite.

A mettere una pezza a tutto questo ci pensa l’entrata in scena de la Vedova, bramosa di mettere le mani su M.K., il Prescelto, e i suoi poteri sovrannaturali, per fare piazza pulita di tutti i Baroni e regnare incontrata sulle Terre Desolate. Con ogni probabilità sarà su questo punto che gireranno i restanti quattro episodi della prima mini-stagione e ciò prometterà una buona dose di azione, altra caratteristica portante di questa serie.

into the badlands 2Perché sì, diciamolo, ci possono essere aspetti poco convincenti in fase di sceneggiatura e nella caratterizzazione dei personaggi, ma è nei combattimenti che Into the Badlands dà il meglio di sé. Le sequenze che vedono protagonista il guerriero Sunny sono, per gli amanti del genere, una gioia per gli occhi e un vero e proprio godimento. Sgozzamenti, litri di sangue versato, botte da orbi e la serie viaggia su vette altissime omaggiando i classici del genere, da The Grandmaster di Wong Kar-wai (nella scena sotto la pioggia sul finale del pilota) e il mito di Bruce Lee nell’uno contro tutti visto in questo episodio.

Anche al livello tecnico la serie è ben curata, in particolare nelle scene di combattimento che, al contrario del cinema, spesso nelle serie risultano il più delle volte sciatte e tirate via, sia per il poco tempo a disposizione che si ha in fase di realizzazione sia per lo scarso budget che non permette di accaparrarsi dei registi migliori.

In Into the Badlands, dove il marchio della AMC è sinonimo di qualità anche in questo senso, tali scene risultano ben fatte, trasmettendo la giusta adrenalina al pubblico.

Cosa volere di più, allora, da una serie che mescola sapientemente il puro intrattenimento con qualche incursione filosofica (vedere alla voce Sunny che parla del concetto di libertà con Stephen Lang in un ruolo non meglio precisato) e sociologica (la struttura di una società divisa in sei fazioni in un futuro distopico)?

Se son rose, fioriranno (nelle stagione a venire).

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Daniele Marseglia

Il cinema e le serie tv occupano gran parte della mia giornata. Nel tempo libero, vivo.

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