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Intervista esclusiva ad Amber Benson

Meglio conosciuta ai fans per il suo ruolo di Tara Maclay nella serie televisiva Buffy The Vampire Slayer, Amber Benson è anche sceneggiatrice, regista, produttrice ed ora scrittrice di romanzi.

La 32enne dell’Alabama ha già pubblicato il suo primo romanzo, intitolato “Death’s Daughter“, una serie Normal 0 14 urban fantasy che vede come protagonista Calliope Reaper-Jones. Consumata tra una vita immortale passata ad aiutare il padre a dirigere la Death, Inc., ed una normale esistenza umana, Callie sceglie di lasciarsi alle spalle gli ornamenti dell’Aldilà per per seguire una carriera nell’alta moda. Ma quando suo padre, che si rivela essere la Morte stessa, viene rapito, insieme a sua sorella maggiore Thalia, ed il Protetto del Diavolo si imbarca in un subentro ostile nel business di famiglia, Callie ritorna a casa per assumere il ruolo di amministratore delegato, solo per scoprire che deve prima completare tre imprese quasi impossibili nel regno dell’Aldilà.

In questa intervista esclusiva, Amber Benson ha parlato della sua scelta di aggiungere il lavoro di scrittrice ad una carriera già di successo come attrice.

(fonte www.iesb.net di Christina Radish)

Essendo un’attrice di successo, cosa ti ha fatto decidere di provare a scrivere un romanzo?

In pratica, la ragione per cui ho iniziato a scrivere è stata questo ragazzo, Chris Golden. La ragazza che ha creato il mio sito web aveva fatto anche il suo e ha detto, “Ragazzi dovreste incontrarvi. Andreste davvero d’accordo. Chris scrive qualsiasi cosa“. Aveva scritto un paio di fumetti e di romanzi su Buffy. Così, una sera abbiamo cenato tutti insieme, e lui ha detto, “Mi piacerebbe collaborare ad un fumetto su Buffy. Potremmo farlo su Willow e Tara. Vedremo come andrà“. Abbiamo fatto questa serie di fumetti su Willow/Tara e mi sono innamorata della scrittura. Scrivevo da sempre storie brevi e piccoli copioni, ma mai prosa, e i fumetti sembravano più simili ai copioni.

Ma poi, abbiamo parlato di scrivere questa cosa per la BBC, chiamata Ghosts of Albion, dopo che uscirono i fumetti di Willow e Tara, e mi è davvero piaciuta l’elaborazione. Ed infine, ci è stato chiesto di romanzare quell’universo per la Random House ed io non avevo mai scritto un libro prima di allora. Non avevo mai fatto una prosa completa e mi è davvero piaciuto e volevo farne ancora. Io e Chris abbiamo scritto un paio di cose insieme e poi ho pensato, “Voglio davvero provare a fare qualcosa da sola, solo per vedere se ci riesco“.

Così, ho iniziato a lavorare su questo libro, e ho scritto 10 capitoli. Conoscevo qualche editore, e l’agenzia con cui stavo lavorando lo spedì, e Ginjer Buchanan della Penguin se ne innamorò e disse, “Voglio farlo, ma non come libro unico. Voglio un accordo per tre libri“. È così che è nato, ed è così che ho iniziato a scrivere in prosa da sola, ma mi è piaciuto. Puoi farlo nei tuoi panni. Non devi essere nessun altro. Non devi truccarti, vestirti ed andare da qualche parte. Puoi farlo direttamente a casa tua. È liberatorio.

Ti sembra di sentirti troppo a tuo agio?

Sono stata in alcune caffetterie recentemente e lavoravo là perché poi diventa come un lavoro. È come, “Okay, devi finirlo entro questa data, quindi puoi andare a sederti in qualche posto, e fare come se ti stessi recando in ufficio“. Quindi, lo farò, e mi siederò tre o quattro ore in qualche posto, con i miei auricolari a sorridere per le cose che starò scrivendo, e so che tutti mi guarderanno come se fossi pazza. Ma, sto scrivendo un libro e tutti gli altri scrivono sceneggiature, così mi sento come se fossi la rivoluzionaria, lavorando al mio libro lì di fianco. Te ne stai lì seduto a scrivere queste cose e pensi, “Nessuno ha la minima idea di cosa sto facendo qui. Sto creando queste altre cose che sono così separate, differenti, bizzarre, sexy e divertenti, e non ne hanno idea“. È surreale.

Quanto è stato difficile scrivere un romanzo da sola rispetto a quanto ti aspettavi?

Non avevo mai scritto un intero libro da sola. Io e Chris ci scambiavamo sempre i capitoli nei nostri libri Ghosts of Albion, quindi questo è stato un goal che ho segnato per me stessa. Dicevo, “Devo farlo. Voglio scoprire se ci riesco, da sola“. Ed è stato davvero difficile. È stato più difficile di quanto pensassi perché non c’è nessuno su cui fare affidamento. Ci sei solo tu. E, se qualcosa non funziona, non posso chiamare Chris e dire, “Questo capitolo non va. Cosa faccio?” ero solo io. Era tutto sulle mie spalle. Mi piace dire di essere andata alla Chris Golden University of Writing. Ho frequentato le sue lezioni introduttive. Ho imparato molto lavorando con lui perché potevo fare un capitolo e lui tornava indietro dicendo, “Okay, questa parte funziona, questa parte no. Perché non torni indietro e scrivi di nuovo questo pezzo?” ho imparato molto da lui. E non avevo quel tipo di affidamento su questo libro. Non c’era qualcuno a cui potermi rivolgere.

Cosa c’era in questo genere che ti ha portato a voler scrivere questa storia? O è semplicemente successo?

Ho solo iniziato a lavorarci sopra. Mi piacciono le cose di Charlaine Harris e sono una fan dell’urban fantasy. Mi piace leggere questo tipo di libri, così ho voluto provare a scriverne uno. E volevo creare un hero quest, ma per una donna. Si legge di tutti questi miti e l’eroe è sempre chiamato per andare a salvare la giornata in questi giochi di ruolo, ma non è mai una donna. Specialmente nel mondo fantasy, le donne sono già intrise di cose speciali, oppure sono vampiresse. Non succede mai che devono seguire un qualcosa per diventare ciò che sono. O lo sono già, oppure succede e pensano solo a cercare di sistermarsi. Qui c’è questa ragazza che deve andare alla ricerca del suo destino anche se non vorrebbe. Volevo giocarci su un po’. Lei ha queste imprese da completare. Amo la mitologia e la religione e volevo mischiarle.

Questa è stata solo la culminazione di un sacco di cose diverse a cui ero interessata. Ed è un po’ strana. Ha sicuramente stile. È un personaggio difettoso. Volevo scrivere di qualcuno che non fosse perfetto. Se ne leggono così tanti di questi libri e i personaggi sono perfetti. Mi piace Sookie Stackhouse perché non è perfetta. Può leggere le menti ma non è diversa da nessun altro. Nessuno è perfetto. Tutti hanno difetti. Le persone sono egoiste, infantili e stupide e fanno cose idiote. Voglio leggere di queste persone. Non voglio leggere della ragazza che fa sempre la scelta giusta, ogni volta, o che si affida a qualcun altro che faccia la scelta giusta per lei.

Qual è stata l’ispirazione per il nome Calliope Reaper-Jones?

Le sorelle, Thalia, Clio e Calliope hanno tutte nomi di muse. Anche se le ragazze non sono muse, sono state chiamate così per questo. E ho solo pensato che Reaper-Jones fosse divertente. Era il supernaturale mischiato con il totalmente banale. Volevo solo che fosse divertente, divertimento e stupidaggine. Il nome è davvero il libro. Se ti piace il nome, ti piacerà il libro perché è un mix di banalità e supernaturale, con sciocco umorismo.

Quando hai deciso di trarne una serie, è stato difficile crearla?

Avevo scritto 10 capitoli e questo è stato quello che ha comprato Ginjer, ma voleva che facessi tre libri, quindi dicevo, “Come faccio a farlo funzionare?“. Il primo libro praticamente è ambientato all’Inferno, così ho pensato, “E se faccio qualcosa lungo le linee della Divina Commedia? Anche se quella che sto scrivendo non è letteratura, amo Dante, quindi perché non fare un omaggio a Dante?“. Così, il primo libro ha a che fare con l’Inferno, il secondo con il Purgatorio e la mitologia egiziana con tanti faraoni e divinità feline ed il terzo riguarderà il Paradiso. Ho completato la storia, così che potesse essere una cosa indipendente. Non devi leggere gli altri due, ma la mitologia continua negli altri due libri e culmina nel terzo. Volevo che fossero tutti separati, così che si possa leggerli tutti separatamente e non leggere gli altri, ma i seguiti stanano cose degli altri. Quindi, ho dovuto completamente tirare fuori altre idee per il secondo e terzo libro perché non erano parte del primo. Il primo libro era indipendente. Ma sono contenta che la protagonista abbia tre possibilità di raccontare la sua storia. Mi rende felice. È un personaggio molto divertente e strano.

Quanto è passato prima di sviluppare gli altri personaggi, dopo che hai sviluppato il personaggio principale?

Sono venuti fuori per caso. Conoscevo l’elaborato di base. Avevo tracciato il contorno della storia. Sapevo cosa sarebbe successo e i personaggi hanno preso vita nel momento in cui avevo bisogno di loro. Hanno raggiunto uno scopo. Ognuno di loro aveva una ragione per esserci e ho cercato di renderli tutti distinti e differenti. Jarvis è stato il primo. È il segretario esecutivo del padre di Calliope, ma è servile. È minuto con piccoli zoccoli da cerbiatto. Volevo davvero che assomigliasse al british butler, che ce l’ha sempre fatta, ma è un grande. È un tipo buono.

Ti rivedi in qualcuno di questi personaggi, o ti sei assicurata che questo non succedesse?

Non so come puoi evitare di mettere te stessa dentro ai personaggi. Sono tutti un amalgama di ciò che hai sperimentato nella tua vita. Vengono tutti dalla tua percezione delle cose. Anche se sono completamente diversi da te, sono sempre informati da te. Quindi tutti loro sono parte di me, a diversi gradi. Non so molto riguardo la moda e ho dovuto fare molte ricerche perché Calliope ama la moda e la cultura pop e tutte quelle cose che io davvero non conosco. C’erano cose che non sapevo di Paris Hilton che ho dovuto scoprire, e c’erano designers, come Marc Jacobs, di cui ho dovuto imparare qualcosa a riguardo. Amo la mitologia e la religione e so tutto riguardo a ciò, ma coi vestiti, niente da fare. Semplicemente non ne sapevo. Ho imparato molto e sono molto più informata, in tutto ciò, rispetto a prima che iniziassi. Ma sicuramente ha il mio senso dell’umorismo. Non so come gli autori possono dire che i personaggi non provengano da loro. Non possono non essere parte di te. Devono essere tutti intrisi di qualcosa di tuo.

Hai un personaggio preferito di cui scrivere o uno che è molto divertente? E ce ne sono alcuni particolarmente difficili?

Callie è probabilmente il più facile di cui scrivere, solo perché è lei, sempre, quindi ho fatto molta pratica. Cercare di tenere separata sua sorella, Clio, e darle la sua unica voce è più difficile. Penso a lei come ad una Callie più giovane, un po’ più techno-sapientona e un po’ più matura in qualche modo. Tenere separate le loro voci e non farle diventare lo stesso tipo di persona è una sfida per me.

Allora stai impacchettando la storia in tre libri?

Avrà una risoluzione alla fine del terzo libro. Dovrebbero essere tutti libri indipendenti, così che tu non debba leggerli tutti e tre ma c’è una mitologia che si completerà alla fine del terzo libro.

Gli altri due libri hanno già titoli e date di pubblicazione?

Il secondo libro di Callie si intitola “Cat’s Claw” e uscirà nel febbraio 2010. Il terzo libro non ha ancora un titolo ma uscirà durante lo stesso periodo nel 2011.

Cos’hai pensato la prima volta che hai visto la copertina del tuo libro?

Non riuscivo a credere che fosse reale. Sembrava surreale. Era arancione, quando l’ho vista la prima volta, ma poi è diventata blu. Mi piaceva l’arancione, ma il blu sicuramente si addice di più al mondo paranormale urban fantasy. L’arancione era un po’ troppo intenso. Era la stessa copertina, solo arancione neon. Mi ricordava il libro di Christopher Pike, Monster, che mi era piaciuto da bambina, perché aveva quella gradazione neon arancione/gialla.

Com’è stato vedere il tuo libro sugli scaffali la prima volta?

Ero da Borders, ed ero veramente veramente eccitata. Iniziai a saltellare e cercai di fargli una foto con il mio cellulare per spedirla al mio ragazzo. Una delle ragazze che lavora va là si avvicinò e disse, “Posso aiutarti?” Stava sistemando i libri e aveva il mio libro in mano e io dissi, “ Normal 0 14 È mio“. Mi guardò come se fossi totalmente ritardata, ma io dissi, “No, l’ho scritto io. È mio“. Lei guardò la foto e poi mi riguardò e disse, “Sì l’hai fatto tu“, così tirò fuori tutto quello che aveva e io lo autografai e chiacchierammo. Feci letteralmente un balletto e cercavo di sopprimere i risolini e l’eccitazione. È stato imbarazzante. Non c’era nessuno là e poi all’improvviso, arrivò questa donna dietro di me chiedendosi se av evo bisogno di essere accompagnata fuori dal negozio.

Come sono cambiati i personaggi, nello scrivere la storia, rispetto alla tua visione originaria?

Quando avevano spedito i primi 10 capitoli del libro, c’erano un paio di persone interessate. Ginjer è stata la prima che l’ha avuto immediatamente e disse, “Mi piace davvero. Lo voglio“. Il giorno successivo, disse, “Voglio comprarlo“. E poi, c’erano un altro paio di editori e uno di loro disse, Mi pare che sia un personaggio insignificante. Non mi piace perché è misera e, se lo compro, voglio che tu la cambi“. E io non volevo proprio farlo.

Capisco, dal punto di vista delle vendite, che forse la renderebbe più attraente ma volevo che fosse imperfetta. Durante il corso di questi tre libri, volevo che diventasse una perso na un po’ meno egoista, più aperta ad altre persone e più compassionevole. Volevo che crescesse un po’. Non volevo che fosse gentile ed attraente per tutti, immediatamente. Non interessava a me. Ad alcune persone non piacerà proprio per questo. Penseranno che è immatura ed egoista, ma così è la vita. Voglio mostrare l’arco di tutto questo. Cresce ed accetta il suo destino. Non voglio cambiarlo. Per me non era attraente. È cambiata un po’ perché ho dovuto fare un arco di tre libri ma a parte questo lei è rimasta fedele a ciò che è.

Aver avuto successo come attrice ed esserti fatta un nome, ha reso più facile essere pubblicizzata come autrice?

Oh sì. Ho dovuto fare un paio di incontri dove la gente diceva, “Voglio solo assicurarmi che lo stai davvero scrivendo tu“. Quando io e Chris ci siamo incontrati la prima volta, il nostro editore disse, “Voglio solo assicurarmene“. E io, “Sì, contribuirò anch’io. Giuro su Dio. Che mi venga un colpo“. È come per qualsiasi cosa. Importa chi conosci. Tutta la fatica che ho fatto, come attrice, è servita anche per poter scrivere. Tutta la sofferenza, i rifiuti e le cazzate pre viste in questo, le avrei dovute sorbire anche come scrittrice, quindi ho affrontato tutto come attrice e questo ha aperto la porta per entrambe le professioni. L’avrei dovuto fare in ogni caso. Ma davvero i mporta chi conosci. Se qualcuno si interessa a ciò che fai e lo conosci, è facile. È fatta. Lo rende più semplice. Sono sicura che ci danno un’occhiata e dicono, “Beh, Buffy è stato un gran colpo, e il suo nome porterà la gente a comprarlo“. Non posso incolparli per questo. Sono solo stata fortunata. Ginjer è grande. È una editor divertente con cui lavorare. È davvero forte. Ha ricevuto il libro ed il personaggio ed era disponibile nel cercare cose insieme a me. Il fatto che le piacesse mi ha portato fortuna perché a me poteva andare esattamente all’apposto. Poteva essere qualcuno che guardava solo il nome e pensava, “Oh, possiamo venderlo ma ne controllerò ogni centimetro” e lei non è stata per niente così.

Hai qualche abitudine specifica di scrittura, come un luogo o un momento della giornata in cui preferisci scrivere?

Mi piaceva scrivere di notte, ma poi quando ho iniziato a scrivere in prosa, ho s coperto che scrivere a casa mia diventava più difficile perché ero lì per tempi molto lunghi, rispetto a quando mi sedevo e perdevo tempo con un copione o qualcosa del genere. Così, ho iniziato ad andare in caffetterie e farne il mio lavoro. Ci sono un paio di caffetterie diverse a L.A. in cui vado e ne cerco sempre di nuove. Il WiFi è importante. Devi avere la possibilità di controllare se gli orsacchiotti sono stati veramente inventati prima del 1836 o meno, e non è vero. Devi avere la possibilità di consultare cose stupide. È importante. La gente ti sfida per delle stupidate. Guardano i minimi dettagli. La gente si infuria davvero per queste cose. Tu puoi solo fare del tuo meglio.

Ti affidi ai consigli di qualcuno se ti blocchi su qualcosa che riguarda la storia o un personaggio?

Ho parlato con Chris Golden, qualche volta, riguardo alcune cose. Lo vedo come un mentore. Non avrei scritto libri, se non fosse stato per lui. Lui è la ragione. Mi ha aperto un sacco di porte e mi ha insegnato così tanto, e non sono l’unica. Ha lavorato con altre persone e ha fatto le stesse cose. Ha aiutato davvero un mucchio di gente in questa industria a diventare scrittori con le proprie facoltà. È davvero figo. E, sono andata dal mio amico, Russell. Lui e la mia amica, Catherine, sono state le prime due persone a dare un’occhiata al libro, ed ero davvero curiosa di vedere cosa pensavano. È stato molto importante per me sapere se sarebbero stati catturati o meno. Non per quanto riguarda i personaggi, ma se il libro poteva funzionare per loro, nel suo insieme. È stato una grande gesto da parte loro.

Ti piace ricevere feedback dai fans e dai recensionisti?

Amo sentire i fans. Sono curiosa di sapere cos’hanno da dire. Con le recensioni, ho deciso che la cosa migliore da fare è di non essere troppo coinvolta. La gente lo amerà e lo odierà e non posso essere devastata dalla brutta recensione di qualcuno. Ho ricevuto un paio di recensioni davvero carine e poi ne ho ricevuta un’altra in cui questo tipo odiava il libro così ho deciso che la cosa migliore da fare è semplicemente non leggerle. Se alla gente piace qualcosa e ti rende così felice, vale anche per il contrario e, se lo odiano, ti distruggerà. Devo solo fare ciò che mi piace fare. Le persone hanno diritto di avere le loro opinioni e non tutto può andare bene a tutti e va bene così, ma può essere un po’ doloroso.

Hai idea di d ove vuoi indirizzarti con la tua scrittura dopo che avrai finito con il tuo contratto per i 3 libri?

Ho venduto anche un libro per ragazzini delle scuole medie, che sto facendo insieme ad un mio amico. Lui sta facendo tutte le illustrazioni. Sarà da Simon & Schuster e sono molto eccitata. Si intitola The New Newbridge Academy ed uscirà nell’autunno del 2010. Racconta di una ragazza che se ne va in un collegio scolastico, solo per realizzare che ha un dono speciale: può vedere i fantasmi! Adoro i libri spettrali per bambini e questo lo è, simile a Lemony Snicket e a Spiderwick – Le Cronache. Ho letto tutti questi libri spettrali per bambini fra i 9 e i 12 anni e vorrei scriverne di più. Vorrei fare dell’altro fantasy. Non so perché ma l’ho sempre amato. Mi piacerebbe essere Hemingway, ma non lo sono. Probabilmente non succederà in questa vita, ma forse un giorno scriverò un vero pezzo letterario, piuttosto che una cosa fantasy/sci-fi.

Ora che stai scri vendo e stai facendo la regista, recitare è ancora importante per te?

Lo faccio ancora, ma non ha più la precedenza nella mia vita come prima. In pratica, faccio qualsiasi cosa mi interessi e che mi faccia pagare il conto.

Cos’è Another Harvest Moon?

È un dramedy i ndie, in cui recitano Ernest Borgnine, Doris Roberts, Cybill Shepherd e Piper Laurie, diretto dal mio amico Greg Swartz. Io interpreto la nipote ribelle di Piper. Abbiamo girato in Pennsylvania, in un ospedale psichiatrico abbandonato che rimaneva in piedi come casa di riposo. È una pellicola davvero dolceamara che strattona, molto bruscamente, le corde del cuore.

Cos’è The Killing Jar e chi interpreti tu?

E’ un thriller che avviene in una sola location. Ci sono molto sangue, pistole e violenza. Io mi scontro con Michael Madsen, e lo faccio mentre sembro tutta dolce e adorabile in un’uniforme da cameriera “Marge” della vecchia scuola.

Pensi di scrivere e dirigere altri film?

Ho appena finito di co-dirigere un film indie con il mio ragazzo, Adam Busch, intitolato Drones. Ci sono Samm Levine, James Urbaniak e Paul F. Tompkins. È un office comedy con sottofondi alieni e speriamo di fare un “office tour” con il film nel 2010.

Come hai trovato l’esperienza di lavorare con il tuo ragazzo?

È stato davvero figo perché a lui piace lavorare con attori e io amo avere a che fare con la macchina fotografica. Adoro creare storyboard e shot list e lui adora parlare di motivazioni. Così, abbiamo girato il film in 14 giorni, a Baton Rouge, Louisiana e 14 giorni non sono abbastanza per fare un film quindi se non fossimo stati noi due, il film non sarebbe stato fatto. Perché siccome sapevamo tutti e due come doveva apparire ed essere, chiunque poteva parlare con entrambi. Eravamo come due metà della stessa persona. Eravamo in posti diversi a fare cose diverse ma le persone potevano venire da noi e dire, “E per quanto riguarda questo?“, ed entrambi potevamo rispondere. È stato grande. Ha fatto muovere le cose molto più velocemente. Non sarebbe successo con solo una persona. Non c’era abbastanza tempo. Quattordici giorno è da pazzi.

Da questa esperienza avete capito che potreste lavorare di nuovo insieme?

Sicuramente. Abbiamo già un altro copione che abbiamo scritto insieme questa volta, che vogliamo co-dirigere, e Adam probabilmente reciterà. Questa è la nostra prossima mossa. Voglio solo rendere la sua vita rozza, farlo soffrire e ubbidire. Abbiamo fatto due video musicali insieme e ci è piaciuto davvero lavorare insieme. Così, quando arrivò Drones, dicevamo, “Dobbiamo fare questa cosa insieme. È il modo giusto per farlo. Sarà divertente“. E lo è stato. Lo ha reso molto più semplice. È dura essere il capitano della nave, tutto solo.

Con tutto quello che hai imparato riguardo alla scrittura, mentre scrivevi, c’è qualche consiglio che daresti ad altre persone che stanno cercando di intraprendere lo stesso cammino?

Per quanto riguarda solo la parte della stesura, è solo persistenza. Devi sederti e scrivere almeno mille parole al giorno anche se sono stupidate e le butterai via in seguito. Hai solo bisogno di abituarti a scrivere, ogni giorno. Per quanto riguarda invece l’essere pubblicati, è veramente difficile. Fai domanda in molti posti e la maggior parte delle volte, non viene nemmeno letto ciò che hai scritto. È molto difficile farcela, attraverso il manoscritto. Importa davvero la gente che conosci. Quindi, se conosci qualcuno, colpiscili. Ma se non è così, Internet sta cambiando il modo in cui ci scambiamo i media, che siano film, libri o news. Sta cambiando tutto. Siamo nel Wild West. Non so come finirà ma tu poi essere un pioniere oggi perché Internet sta creando questi nuovi sbocchi per i media. Il mio consiglio è di aprire un blog, scrivere di cosa ti stai occupando e pubblicare le tue storie. Trovati un seguito in questo modo. Se metti delle cose là fuori, la gente le scoprirà. Internet è un luogo diverso. Livella i campi di gioco. Tutti possono far sì che Internet lavori per loro. Se non hai accesso a persone che possono aiutarti, le troverai attraverso Internet.

Intervista tratta da iesb.net – Christina Radish – 13/10/09

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