
Interstellar: la recensione
Si tratti di una discesa agli inferi del subconscio, si tratti di una navigazione stellare verso il cuore di tenebra più oscuro che si possa umanamente concepire, Christopher Nolan si conferma nuovamente come uno dei più avvincenti pionieri contemporanei, garantendo al pubblico un coinvolgimento inevitabile. La sua cinepresa si immerge in scenari stupefacenti, che si piegano, si sgretolano, si trasformano grazie alla magia di effetti speciali straordinari e di trucchi che tanto onore fanno al sommo maestro Kubrick. L’eccelso Stanley inquieta e angoscia non offrendo alcuna chiave interpretativa, ma abbandonandoci nell’iperspazio solitario in compagnia di anomalie meccaniche sconosciute ed inspiegabili; l’equipaggio di Nolan vuole consapevolmente spingersi sempre più avanti, interrogandosi man mano sul da farsi, facendo tesoro dei dati raccolti strada facendo, in nome della sopravvivenza della specie umana.
“Non credo che la natura sia maligna”, afferma con sicurezza scientifica Brand, una determinata Anne Hathaway, facendo riferimento ad un dilemma pressoché millenario con cui intellettuali di ogni epoca si sono dovuti più o meno confrontare. Affermare ciò proprio mentre il pianeta Terra si sta rivoltando contro la specie umana, distruggendo i raccolti con epidemie fulminanti vuol dire riconoscere se non le proprie colpe, almeno i propri limiti: col tempo l’uomo dimentica o non vuole più riconoscere il fatto di essere solo “pulvis et umbra” all’interno del mondo naturale, per non parlare dell’universo. “Non è possibile!” fa notare un robot nel mezzo di un delirio meccanico nel mezzo del quale si lotta tra la vita e la morte “E’ necessario” risponde l’uomo. E’ proprio questo istinto di sopravvivenza, questa incalzante paura di trovarsi sul filo del rasoio che ha sempre spinto l’uomo ad attraversare i monti, a solcare gli oceani ed infine ad addentrarsi in un silenzioso ed imprevedibile mistero: lo spazio. Al comando della missione troviamo Matthew McConaughey che interpreta un’intergalattica versione di Ulisse, che si spinge non solo oltre alle colonne d’Ercole dello spazio, ma di tutte le dimensioni, tuffandosi in qualcosa di mentalmente indescrivibile, in nome della specie umana, in nome dei propri figli e delle promesse loro fatte.
Tuttavia i rischi tanto teorizzati dagli scienziati mettono davvero a dura prova la fermezza mentale ed emotiva delle più brillanti menti di questo mondo post-apocalittico solo nel momento in cui essi si concretizzano davanti ai loro occhi, in primis la tanto discussa relatività. Per una mente profana e aerea come la mia, questa teoria rimane un fluttuante concetto filosofico, affascinante e allo stesso tempo perturbante, almeno quanto lo sgomento provato dai protagonisti quando si rendono effettivamente conto che quelle pochissime ore passate invano su un pianeta ostile e privo di vita corrispondono a più di vent’anni trascorsi sul pianeta Terra. Oltre agli errori, all’arroganza e alle menzogne umane, l’unico vero nemico è lo scorrere del tempo, incessante e incontrollabile… Ma fino a che punto?
La ricerca di un nuovo posto in cui vivere la nostra esistenza esclusiva mette alla prova lo spirito di sacrificio di ogni uomo salito su quell’astronave, che si affida al nulla, ad una teoria incompleta, ad una missione di salvataggio per l’intera specie umana, sulle tracce di altre missioni di cui non si hanno notizie certe. Ad essere messo in discussione è anche il senso etico di umanità: cosa siamo legittimati a lasciarci alle spalle per essere a tutti gli effetti umani, la nostra famiglia o il futuro degli uomini? Cosa siamo in grado di mettere da parte, le promesse o le speranze? A cosa dobbiamo fare appello, alla certezza della scienza o al nostro istinto?
Un dramma esistenziale all’insegna dell’assenza di gravità, in cui i rapporti anche più vicini e intimi rischiano di compromettere la missione o di compromettersi per essa, un’ Odissea in cui ogni minuto è sacro e in cui regna il dubbio: al ritorno ci sarà ancora qualcuno da salvare?
Dietro al casco protettivo, dietro alla tuta da cosmonauta si cela nel profondo del cuore una fiamma, la stessa che anima i ricercatori, gli scienziati, i filosofi, gli esploratori, gli uomini: il bruciante desiderio di conoscenza, che fa scalpitare anche la nostra curiosità, ma che deve essere tenuta a bada e al sicuro tra i venti delle responsabilità e l’inesprimibile buio che che la circonda.
“Siamo arrivati fin qui, più lontano di chiunque nella storia”, esclama Brand in preda allo sconforto, “Non è abbastanza lontano!” gli risponde Cooper (McConaughey).
Tranquillo, hypocrite lecteur, non troverai nessuna boriosa disquisizione sui massimi sistemi, nessun volo pindarico su squisiti spunti filosofici, ma un’azione continua, un’avventura verso le profondità labirintiche del vuoto inesplorato, un dedalo continuo di tensioni e rese sceniche originali quanto visionarie. Il riferimento a Kubrik è inevitabile e ben riuscito, ma Nolan sceglie un’altra strada per i suoi personaggi, un tipo di suspance diverso, che ricorda quello di Inception, anche senza la vibrante voce di Edith Piaf. Qualche piccola sbavatura, come l’incorruttibile Michael Caine che dopo ventitré anni non cambia di una virgola, se non per la sedia a rotelle cui è costretto, o la ormai inflazionata bandiera americana, destinata a sventolare su qualsiasi tipo di pianeta contro ogni genere di atmosfera e clima: dettagli su cui strappare una risata. Lasciando gli approfondimenti scientifici più specifici agli esperti cosmologi, consiglio calorosamente di vedere questo film apocalittico e filosofico, bucolico e stellare, umano e non umano.
Recensione di Interstellar
Spettacolare
Valutazione Globale
Se prima ero determinata a vedere questo film, la tua recensione me lo rende necessario !
Interstellar è un film gigantesco, impressionante, ricchissimo in ogni sua sfumatura, dove nessun dettaglio è decorativo ma funzionale ad una trama che non dimentica nessun filo narrativo di quelli tirati. Innanzitutto è la rifondazione e il superamento del genere fantascientifico per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. È fanta-scienza dell’uomo portata tra le stelle.
#Onesto e spietato che bello vedere che segui TC! Mi fa molto piacere che ci leggi. Questo film mi è entrato sotto pelle e da giorni non ne esce più, sono rimasta affascinata e sorpresa da questo Nolan. Certo non mancano i suoi marchi di fabbrica: la necessità di costruire un mistero e concluderlo con un twist a sorpresa; il tema dell’amore come forza che trascende il tempo e la realtà ( e i sogni) ; il rapporto tra padre e figlio. Ma quello che veramente è unico di questo film è la sua portata è un film imponente che schiaccia quasi lo spettatore da quanta materia esce dalla pellicola: immagini, suoni, dialoghi. un turbinio di cose che ad oggi lo rendono la migliore pellicola dell’anno.