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In The Flesh: Recensione dell’episodio 2.06 – Episode 6

Quando ho recensito, qualche settimana fa, il terzo episodio di questa stagione di In The Flesh avevo sottolineato come, nonostante la storyline orizzontale avesse dovuto acquistare un ampio respiro rispetto alla prima stagione, l’intimità del racconto non era andata persa. Purtroppo giunta al sesto e ultimo episodio, su quest’aspetto devo fare un passo indietro.
in the flesh_206-6In The Flesh, sia chiaro, resta uno dei prodotti più originali degli ultimi anni, soprattutto perché tratta il tema degli zombie in un’ottica poco inflazionata, con un brillante utilizzo di metafore sociali tutto sommato ben gestite. Qualcosa, però nel complesso della stagione è venuto a mancare, l’impressione sembra che dalla storyline che era stata ideata avrebbero potuto tirar fuori almeno il doppio degli episodi ma per ragioni di produzione hanno dovuto condensare il tutto in solo 6. Praticamente il problema opposto alla prima stagione, dopo la storia era stata pensata proprio per essere narrata in tre episodi.
L’episodio finale, risulta a mio avviso un po’ deludente con colpi di scena, se così vogliamo chiamarli, un tantino telefonati e veloci.  La storyline di Maxine e il fatto che avesse messe in moto tutto per far si che il fratello risorgesse, era ben chiaro già da un paio di episodi com’era chiaro che aveva perso un po’ il contatto con la realtà, spunti invece molto interessanti sui quali però l’episodio ha solo sorvolato: il ritorno alla vita di Amy. Questo, infatti, è stato il fulcro interessante su cui mi aspettavo maggior concentrazione ma che, con tutta probabilità, rappresenterà la storyline della prossima stagione (se mai ci sarà!).

Amy, infatti, muore per la seconda volta e sicuramente questo evento sarà parte della mitologia della serie; la seconda morte potrebbe rappresentare proprio il tassello essenziale per il secondo risveglio. Non a caso, nelle battute finali, notiamo che anche Kieran inizia ad avere degli strani sintomi, identici a quelli che Amy aveva avuto all’inizio della trasformazione.
in the flesh_206-4Altro aspetto importante, secondo me, troppo poco approfondito se consideriamo le dinamiche spiccatamente drammatiche più che fantascientifiche della serie, è la questione Kieran e famiglia. Anche qui, si risolve tutto un po’ troppo velocemente per i miei gusti; è chiaro che soprattutto il padre e Jem avevano da sempre più di una riserva su Kieran e vederlo senza “maschera” per quello che è realmente li ha messi nella condizione, per la prima volta, di doversi scontrare e rapportare con la sua diversità. Fin qui siamo tutti d’accordo, ma da questo ad arrivare a chiuderlo in camera nell’attesa che venga mandato al centro di recupero per poi ripensarci e corrergli incontro mentre e sotto l’effetto della micidiale droga per riportarlo allo stato rabbioso, è piuttosto spiazzante nonché troppo repentino.
Mi è mancata l’intensità di questo passaggio, di questo cammino di accentazione. E viene spontaneo paragonare questi momenti con quelli del finale della prima stagione è mancato quel pathos quel coinvolgimento dello spettatore alle sorti dei personaggi. Dov’è l’emozione, l’angoscia, l’ansia?
Come dicevo nell’introduzione, viene logico pensare che con un po’ di episodi in più tutto quello che appare solo accennato sarebbe stato invece ben approfondito.
In The Flesh_206-2Due cose, ho invece apprezzato molto: la madre di Philip che vince la palma come miglior genitore dell’anno e viene naturalmente messa a paragone con la madre di Kieran; quest’ultima intenta a organizzare la fiera del paese, come se fare altro potesse cancellare la vera natura del figlio e la prima che invece si congratula perché finalmente Philip si è aperto a qualcuno e ha scelto di amare. D’altronde chi ama non giudica e la madre di Philip accetta Amy per quello che è, andando più in le delle apparenze e questo messaggio che poi è il fil rouge della serie, arriva forte e chiaro!
Ho trovato quel “Good Choice” così commovente, in grado di esprimere veramente l’amore di un genitore.
Infine c’è Kieran che combatte naturalmente il blu oblivion, perché la paura di fare del male a qualcuno è talmente inaccettabile per lui, che finalmente sceglie di accattarsi a 360 c° e sente così il bisogno di restare nel luogo in cui è cresciuto invece che scappare altrove. La scrittura su questo personaggio ha mantenuto perfettamente le promesse della prima stagione mi è piaciuta molto l’evoluzione e la sua crescita.
Dico invece un “ni” a Simon e alla coppia a tutti costi. Era impossibile per chi ha amato la prima stagione, riuscire ad accettare totalmente Kieran e Simon dopo che avevamo conosciuto la straziante storia con Rick. Sì, probabilmente c’è un po’ di masochismo ad amare le storie difficili e contrastate ma questa con Simon mi è parsa un ripiego e un “contentino” per i fan. Chissà se sapranno farcelo amare un po’ nella prossima stagione che spero venga prodotta nonostante BBC Three sia stato chiuso e reso visibile solo online.

Il bilancio finale è positivo, tuttavia la seconda stagione di In The Flesh non è riuscita a reggere il difficile confronto con la precedente per le ragioni spiegate, ci lascia però con un bel cliffhanger: chi sono i tizi che scavano nella tomba di Amy?  La rivedremo viva?
Considerazioni sparse:

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in the flesh_206-3– Per rispondere alla mia domanda di chiusura: Spero di sì, perché senza Emily Bevan che In The Flesh sarebbe? Non possiamo scaricare certo tutta la stagione sulle spalle del bravissimo Luke Newberry. E poi diciamolo se Simon e Kieran non mi hanno appassionato, ci hanno pensato Amy e Philip a intenerirmi!

– La chiusura di BBC Three ha fatto ventilare la possibilità che la terza stagione di In The Flesh venga trasmessa online con lo stesso criterio del network Netflix.

– Solo io ho sperato per tutti e sei gli episodi che ci fosse il secondo risveglio, così che Rick tornasse dal mondo dei morti?

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2.06 - Episode 6
2 stagione

veloce

Valutazione Globale

User Rating: 4.85 ( 3 votes)

Maura Pistello

Fondatore/ Admin Giornalista pubblicista Serie tv dipendente, accanita lettrice, amante del cinema e dell'arte

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6 Commenti

  1. Mi trovo di nuovo ad essere solo parzialmente d’accordo con la recensione; per non farla troppo lunga mi limiterò a elencare le cose che ho recepito in modo diverso da Maura mentre per tutto il resto ha già scritto lei esaustivamente (in particolare per quel che riguarda Amy, Phillip e mamma di Phillip). E’ vero, la gestione della faccenda Maxine non ha avuto su di me lo stesso effetto ansiogeno delle tensioni con la famiglia Macy della prima stagione e la storyline era già chiara un paio di episodi fa. Un piccolo guizzo l’hanno però avuto introducendo un elemento nuovo nella storia della resurrezione del fratellino: il senso di colpa di chi ha (inavvertitamente?) provocato una tragedia. In questa prospettiva anche il suo monologo diventa – secondo me – meno banale di quello che potrebbe sembrare. D’accordissimo invece sulla gestione un po’ frettolosa dei cambi di posizione della famiglia di Kieren nei suoi confronti. Li giustifico solo con una certa confusione dettata da una mancata accettazione di base del soggetto (sia da vivo che da morto) unita ad un forte desiderio (mal indirizzato) di sistemare le cose. L’idea che vederlo “combattere” contro la Blue Oblivion potesse far “scattare la molla” è ottima ma forse meritava una preparazione più accurata del percorso che ha portato tutti i personaggi fino a quel punto; ciononostante ho trovato la scena del cimitero ben girata, ben recitata e piuttosto intensa. Da ultimo, non penso proprio che Simon sia un contentino per i fan: va bene, con Rick c’era questa cosa insuperabile stile Romeo e Giulietta, però credo che Simon sia stato davvero essenziale nel processo di accettazione e crescita del protagonista, a prescindere dal loro (nascentissimo) legame sentimentale. Senza di lui non ci sarebbe stato il confronto diretto con una posizione radicalmente diversa, l’affronto delle proprie pulsioni (cosa che probabilmente con Rick è mancata), il sollievo di trovare una persona che ti comprende totalmente (pur affrontando la situazione in maniera diametralmente opposta alla tua) e quindi il coraggio di “togliersi la maschera” e accettarsi finalmente per quello che si è…. altro che coppietta a tutti i costi ;-). Ma forse sono io che faccio troppa dietrologia.
    PS = Di nuovo un applauso a chi sceglie le musiche: inizio a pensare che sia la sceneggiatura a lasciarsi plasmare dai testi di Mr. Henson e non viceversa 😀

  2. @Chiara la scena del cimitero è piaciuto molto anche a me, non mi sono soffermata molto su quest’aspetto, perché varie volte ho sottolineato la cura sia tecnica e la bravura di Luke a mio avviso un vero talento!
    Simon e Kieran non mi hanno convinto a pieno forse proprio perché Simon non mi è andato giù dall’inizio, sulla sua funzione sono perfettamente d’accordo con te è stato sicuramente determinante per l’evoluzione di Kieran ma non ho sentito lo stesso “trasporto” che Kieran e Rick mi avevano comunicato. Soprattutto con il personaggio di Simon si poteva fare di più, ma si è scelto di allargare l’approfondimento ad altri personaggi, vedi : Philip o Amy. E neanche questo è stato sbagliato, anzi!! 😀

  3. Sostanzialmente, Maura e Chiara, non siete poi tanto in disaccordo alla fine.

    Complessivamente, questa stagione è stata inferiore alla prima per diversi motivi. Da un lato, l’idea dell’usare gli zombie come metafora del diverso (omosessuale in un mondo di machi o ragazzo sensibile in un mondo di persone concrete) e come oggetto della discriminazione (come può essere oggi quella verso gli immigrati o chiunque venga percepito come estraneo ad una certa comunità) era, in fondo, una replica di quanto già fatto nella prima stagione per cui poteva reggersi in piedi ancora solo se si trovavano attori in grado di affascinare con la loro recitazione facendoti scordare che in fondo stavano affrontando lo stesso tema o molto simile.

    Per ovviare hanno introdotto una storia che facesse da trama orizzontale, ma appunto sia la campagna di Maxine per far resuscitare il fratello che la missione di Simon si sono chiarite troppo presto per risultare davvero avvincenti. Ed anche abbastanza prevedibile era la loro conclusione con Maxine che è stata illusa e Simon che non uccide il primo risorto. Altre storie sono lasciate a metà (come quella di Jem e il piccolo excursus su Freddie) o sviluppate troppo in fretta (come il rapporto con i genitori).

    E però In the Flesh resta un prodotto di molto superiore alla media perchè recupera spesso quell’approccio intimista che ci era tanto piaciuto nella prima serie; perchè sa come usare le musiche; perchè Luke Newberry e Emily Bevan (ma anche l’attore che fa Philip) sono bravissimi; perchè Amy è una forza della natura; perchè il percorso di Kieran per accettarsi è stato delicato e ben trattato; perchè anche le scene finali nel bar di Pearl con i malati di PDS che fingono di volersi fare accettare e i “sani” che si fingono cortesi è lo specchio di quanto difficile sia la convivenza; perchè il funerale di Amy è un tripudio di contrasti cromatici che riflette tutta la vitalità di Amy stessa in contrasto con il grigiore della malattia.

    Cosa aspettarsi per il seguito ? Kier dovrebbe tornare alla vita come Amy e magari i due tipi alla fine saranno di qualche agenzia segreta che vuole capire come sfruttare la situazione. Quale che sia la storia, riportate in vita Amy !

  4. Comunque a me l’intensità della morte di Amy e il suo funerale hanno colpito molto, sono stati commoventi, sempre anche grazie alle musiche, ma anche perché Amy era un personaggio che bucava lo schermo e con cui c’era molta empatia. La stessa reazione di Phillip l’ho trovata molto bella e convincente. Certo, alcune semplificazioni ci sono state, specie il rapporto coi genitori, ma sostanzialmente non mi è dispiaciuto come finale.

  5. Caro Winny, hai colto in pieno: io e Maura non siamo poi tanto in disaccordo. Solo che io ho adorato Simon da quell’ “It rhymes”, pronunciato con un certo imbarazzo leggendo l’epitaffio di Kieren 🙂 By the way non considero la seconda stagione inferiore alla prima, semmai (nuovamente) troppo corta rispetto a tutta la carne messa al fuoco e dal finale un po’ affrettato (soprattutto gli ultimi due episodi). L’intensità degli episodi tre e quattro secondo me rimette tutto in pareggio.

  6. Mi trovo d’accordo con Andrea per quanto riguarda la morte di Amy, che ho sentito molto, essendo il personaggio più interessante e divertente della serie. Inoltre anche la scelta della canzone è stata particolarmente azzeccata. Ho trovato, nel complesso, questa stagione superiore alla prima, forse più introduttiva e troppo corta per sviluppare storyline stagionali adeguate.

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