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Il re: Recensione del film Netflix con Timothée Chalamet e Robert Pattinson.

Titolo: Il re (originale: The King)
Genere: drammatico, storico, biografico
Anno: 2019
Durata: 133 minuti
Regia: David Michôd
Sceneggiatura:  David Michôd, Joel Edgerton
Cast principale: Timothée Chalamet, Joel Edgerton, Robert Pattinson, Ben Mendelsohn, Sean Harris, Lily-Rose Depp, Dean-Charles Chapman.

Il re, film originale di Netflix, è disponibile da ieri sulla piattaforma di streaming, dopo essere stato presentato in anteprima lo scorso 2 settembre al Festival del cinema di Venezia.

Il cast ruota attorno alla figura della giovane ed in ascesa star Timothée Chalamet (che sicuramente ricorderete per aver impersonato Elio ne Chiamami col tuo nome).

Al suo fianco, Joel Edgerton, Ben Mendelsohn, Sean Harris – ormai a suo agio in serie tv o film storici (I Borgia, Outlaw King), Lily-Rose Depp e uno snaturato e fuori luogo Robert Pattinson, a cui è stato affibbiato un accento francese e una parrucca bionda che non gli rendono giustizia.

Il re film netflix Robert Pattinson
Credits: Netflix

Il re di Netflix: ovvero la vita di Enrico V raccontata senza Shakespeare

Non era una sfida semplice da superare quella di David Michôd e Joel Edgerton, sceneggiatori del film (oltre che rispettivamente regista e attore). Ricostruire in chiave moderna la vita e l’opera di uno dei re più celebrati dell’Inghilterra, Enrico V, avendo alle spalle i precedenti illustri non solo di William Shakespeare, ma anche di Laurence Olivier e Kenneth Branagh (senza dimenticare la miniserie BBC The Hollow Crown).

Il debito con Shakespeare è evidente, il materiale è stato attinto liberamente dal dramma storico del bardo usandolo con l’intenzione di ricreare una storia nuova e diversa da quanto visto e letto in passato.

Non se ne abbia a male chi ha mal digerito l’esclusione, quindi, di uno dei monologhi più ricordati dell’Enrico V, quello del giorno di San Crispino (‘We few, we happy few…’) oppure se sono state operate diverse manomissioni storiche.

L’intento, comunque sempre encomiabile, è quello di focalizzarsi su aspetti differenti di una storia che per alcuni (ma non tutti) è roba vecchia.

Il re film netflix Timothée Chalamet
Il re, credits: Netflix

D’altronde viviamo in tempi diversi. Un classico si definisce tale anche per le continue rivisitazioni e modifiche che subisce.

Se nell’Inghilterra elisabettiana l’onore e il potere erano temi ben cari, sarebbe anacronistico oggi realizzare un film con un monarca che per due ore non fa altro che abusare del suo potere assoluto con parole stilisticamente perfette.

Il giovane Hal di Timothée Chalamet, invece, è caratterizzato prima come un ubriacone dedito a passatempi poco impegnativi ma in seguito entra in un percorso di formazione dove la famiglia e il fardello del potere sono i temi centrali del suo sviluppo.

Hal infatti mantiene sempre un nucleo d’identità ben definito seppure in continua evoluzione. All’inizio del film è bandito dalla sua famiglia. Non condivide né la politica del padre (che lo disereda) né la vita di corte del fratello (a cui comunque vuol bene). È nel momento in cui la morte porta via il re che parte la trasformazione in Enrico.

Il giovane capisce cosa significhi e soprattutto quanto sia difficile sopportare il peso della corona, in special modo alla sua età e per di più in estrema solitudine.

Capisce che essere il figlio di suo padre, per quanto ripudiato, significa dover farsi carico di decisioni che nessun essere umano vorrebbe mai prendere.

Il risultato complessivo tradisce le buone intenzioni

Non si tratta quindi di intenti, è piuttosto sul risultato complessivo che dobbiamo concentrarci.

E infatti, da questo punto di vista, nonostante la caratterizzazione ben definita della figura di Enrico V, la prova di Timothée Chalamet non può essere definita perfetta. Dalla sua interpretazione esce fuori un personaggio molto tormentato, cupo e a tratti violento che sul suo volto, però, lascia trasparire ben poche di queste espressioni.

E la stessa sensazione vale per la pellicola nel suo complesso. Il re è un film dalla grande potenza visiva e anche godibile tutto sommato, ma non sarà di certo ricordato come un capolavoro.

A differenza de Outlaw King, altra produzione Netflix, qui la visione resta fine a sé stessa. Il coinvolgimento emotivo con i personaggi non è totale, lo spettatore in ogni momento del film è consapevole di stare guardando un dramma storico e niente più. Il colpo di scena finale, dopo quasi due ore di film, riscuote un po’ gli animi, ma è davvero troppo poco.

Il re film Netflix Joel Edgerton
Il re, credits: Netflix

La ricostruzione della battaglia di Azincourt  

Visivamente, si diceva, è un film molto potente supportato da una colonna sonora tormentata e introspettiva.

La messa in scena di quella che forse è la più celebre battaglia della Guerra dei Cent’anni è praticamente perfetta. La scena dove Falstaff sta soffocando tra i corpi dei combattenti è l’unica ripresa dall’alto. Il resto dello scontro è ripreso dal punto di vista dei fanti appiedati sommersi dal fango, che in certi momenti sembra uscire persino dallo schermo per avvolgerci.

Si potrebbe facilmente dire che il tutto ha un grosso debito con La Battaglia dei Bastardi di Game of Thrones. A limite quasi della citazione-omaggio, ma c’è da dire che l’intero mondo di George Martin fa riferimento ad un periodo storico medievale che è proprio quello della Guerra dei Cent’anni.

Certamente i film storici oggi sono ancora possibili anche e grazie alla popolarità di uno show come Game of Thrones, ma non credo che siamo giunti al punto di dover concedere che tutto quel che è medievale debba per forza ricondurci GoT. Outlaw King, d’altronde, lo aveva già dimostrato.

Mario Altrui

Web Content Editor per Telefilm Central dal lontano 2014. Scrivo pareri soggettivi richiesti da nessuno sulle mie serie televisive preferite.

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