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Il giro del mondo di Netflix: 5 serie TV non anglofone

Parasite lo ha dimostrato in maniera eclatante diventando in primo film in lingua non inglese a vincere l’Oscar come miglior film. Ma prima del capolavoro di Bong Joon – Ho era già chiaro agli appassionati di serie TV che c’è molto di più della pantagruelica offerta a stelle e strisce. Basta avere i sottotitoli giusti e saper cercare fuori dai confini dello zio Sam o del suo cugino britannico. Lo sa bene anche Netflix che sempre più rimpolpa il suo già vasto catalogo con produzioni in lingua non anglofona. Non è un caso che nei primi soli due mesi del 2020, il colosso dello streaming abbia rilasciato più di una serie proveniente da paesi diversi.

Eccovi, quindi, una sintetica guida per fare con noi il giro del mondo di Netflix.

5 serie TV non anglofone

Il giro del mondo di Netflix - Luna Nera (Italia)
Il giro del mondo di Netflix – Luna Nera (Italia)

Luna Nera (Italia)

Ogni viaggio inizia dalla tappa più vicina e niente ci è più vicino di una serie che arriva proprio da casa nostra. Di più: scritta, diretta e interpretata da un team tutto italiano. E quasi esclusivamente al femminile tra cabina di regia, sala di scrittura e cast in scena. Luna Nera era stata preceduta da una discreta grancassa mediatica. Perché era la terza serie italiana prodotta da Netflix. E perché si avventurava in una terra aliena alle tematiche tipiche delle produzioni tricolori. Una serie fantasy tutta al femminile. Un piccolo passo per Netflix, ma un potenziale balzo in avanti per la serialità nostrana.

Peccato che alla fine si sia rivelato essere un salto nel vuoto. Se doveva essere una bandiera da sventolare per invogliare i produttori a credere nelle possibilità del fantasy e a dare fiducia a team femminili, c’è da sperare che nessuno abbia davvero sventolato un drappo tutto toppe e buchi. Se si eccettua una discreta maestria artigianale nella realizzazione dei costumi, di niente si riesce a dire bene riferendosi a Luna Nera. Una recitazione inutilmente teatrale ed ridicolmente enfatica. Una sceneggiatura che vive di un costante nonsense con i villain che vanno a caccia di streghe per obbedire agli ordini di un inquisitore che davanti ai loro occhi adopera la stessa stregoneria che sta condannando. Dialoghi che oscillano tra l’aulico fuori luogo e il giovanilismo alla Tre metri sopra il cielo. Un messaggio che vuole essere femminista, ma risulta solo una scopiazzatura trita e ritrita dello slogan “tremate, le streghe son tornate”.

In realtà, una cosa buona la fa Luna Nera: spingerti a vedere qualche altra serie per riacquistare fiducia in Netflix.

Il giro del mondo di Netflix - Ares (Olanda)
Il giro del mondo di Netflix – Ares (Olanda)

Ares (Olanda)

E, tuttavia, la fermata successiva di questo tour migliora nettamente le cose, ma solo perché il quoziente schizza facilmente a numeri alti quando il denominatore è un numero tanto basso. Così arrivare in Olanda e vedere Ares potrà sembrare aria fresca solo perché anche una serie mediocre è molto meglio di una pessima. Soprattutto perché mediocre è un giudizio troppo severo per la prima serie olandese di Netflix. Una storia dai toni oscuri che ha per protagonista una setta segreta che negli abiti cerimoniali rievoca l’epoca d’oro del paese dei tulipani. Un racconto a tratti inquietante non privo di scene a tinte horror che comunica un costante senso di disagio e ansia. Merito anche di personaggi ambigui o decisamente disturbanti che si adattano bene al messaggio finale che la storia nasconde.

Purtroppo, le buone intenzioni non riescono a tradursi pienamente in altrettanto lodevoli risultati. Non tutto funziona come deve in Ares lasciando la serie nel guado di un potenziale inespresso. Complice anche la durata estremamente breve: solo otto episodi da 30 minuti scarsi. Ne risulta una serie monca che semina spunti interessanti, ma non ha il tempo per vederli sbocciare con le giuste tempistiche. Alcuni passaggi cruciali sono lasciati all’interpretazione dello spettatore più attento. Mentre il percorso dei personaggi è o repentino o incompleto per comprimere tutto nei tirannici tempi stretti.

Una serie che vale comunque la pena di vedere per le apprezzabili venature horror e per l’inatteso finale che lascia aperte le porte ad una seconda stagione più estesa.

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Il giro del mondo di Netflix - Ragnarok (Norvegia)
Il giro del mondo di Netflix – Ragnarok (Norvegia)

Ragnarok (Norvegia)

Se è una boccata di aria fresca che si sta cercando, dove trovarla meglio che negli spazi incontaminati della Norvegia? Da quelle lontane terre vichinghe arriva Ragnarok, la prima serie norvegese prodotta da Netflix. Una serie che fa scorrere sul fondale incontaminato della natura scandinava una storia originale che affonda nella mitologia norrena per riemergere in un mix tra teen drama e ambientalismo. L’antico conflitto tra gli dei del Valhalla e i Giganti loro nemici primordiali rivive ai giorni nostri nello scontro moderno tra un improbabile eroe adolescente e una famiglia dominante della upper class regnante. Una rilettura ardita che dapprima sorprende per l’accostamento inusuale, ma infine convince grazie ad una sceneggiatura coraggiosa che riesce a dare un senso compiuto all’idea originale.

A fare di Ragnarok un prodotto interessante è il desiderio di osare che guida gli autori. Anziché adagiarsi sul comodo cliché dell’eroe predestinato che affronta i villain sporchi e cattivi, la serie affida un ruolo tanto iconico quanto quello di Thor a un ragazzone tanto grosso e imponente quanto goffo e impacciato. Al tempo stesso, il potere dei giganti non sta nella loro nascosta malvagità, ma nella capacità di occupare i ruoli di prestigio nella chiusa società cittadina ergendosi a modelli ammirati da tutti sia in ambito lavorativo che scolastico. Soprattutto, Ragnarok cambia il motivo del contendere con il premio finale che diventa proprio quella natura incontaminata da proteggere dall’avidità distruttrice degli interessi industriali. Una scelta sicuramente dettata dall’attenzione ai temi ambientalisti portati avanti da quella Greta Thumberg che proprio dalle terre scandinave viene.

Ragnarok diventa allora un efficace mix tra un teen drama, una serie di supereroi in erba e un araldo ambientalista.

Il giro del mondo di Netflix - Ominiscient (Brasile)
Il giro del mondo di Netflix – Omniscient (Brasile)

Omniscient (Brasile)

Dal freddo estremo della Norvegia al caldo solare del Brasile. Un cambio di clima e continente per gustarsi Omniscient, serie brasiliana degli stessi autori di 3% che proprio Netflix aveva prodotto. In un futuro indefinito ma non troppo distante, la sicurezza di una imprecisata megalopoli carioca è affidata a minuscoli droni grandi quanto moscerini onnipresenti. Ad ogni cittadino è assegnato uno di questi mini custodi pronti a segnalare la minima infrazione impedendo di fatto ogni crimine. Tanto che la polizia non esiste più se non per ratificare le decisioni prese dal sistema centrale automatico che amministra la giustizia in base ai video registrati. Massima sicurezza e massima privacy?

Non proprio. Perché un omicidio avviene comunque, ma nessuno dovrà saperlo dal momento che non esistono più investigatori che possano indagare e l’esigenza primaria è mantenere intatta l’aura di infallibilità del sistema. Sarà la geniale figlia della vittima a dover scoprire la verità aggirando la presenza invasiva dei droni e districandosi tra bugie e intrighi. Omniscient gioca sulla continua incertezza generata dal dover superare prove sempre più difficili per tenere desta l’attenzione dello spettatore. Ci riesce bene anche se alle volte bisogna ricorrere ad una abbondante dose di sospensione dell’incredulità per accettare che un sistema presentato come inviolabile sia poi sistematicamente gabbato dalla protagonista. La serie, inoltre, sceglie di puntare completamente sull’aspetto da crime futurista mettendo da parte ogni discussione su quanto sia corretto o meno privare ogni cittadino della propria privacy assumendo a priori che sia un potenziale criminale. Spunti che compaiono timidamente ogni tanto, ma sono poi fatti cadere rapidamente nel dimenticatoio.

Nondimeno Omniscient merita una visione dal momento che introduce un elemento nuovo in un genere collaudato quale è il crime televisivo.

Il giro del mondo di Netflix - Kingdom (Corea)
Il giro del mondo di Netflix – Kingdom (Corea)

Kingdom 2: in arrivo la seconda stagione del drama horror coreano di Netflix

Kingdom (Corea)

Contraddicendo la premessa di parlare solo di serie già rilasciate in questi due mesi del 2020, chiudiamo il giro del mondo prendendo un altro aereo per volare fino alla Corea di Parasite che ha ispirato la nostra partenza. Non ruberemo il lavoro alla nostra Lalla che spesso ci aggiorna sul munifico mondo delle serie TV coreane, ma non possiamo rendere questa lista orba di uno dei più attesi ritorni. Poco più di due settimane (13 Marzo) per la seconda stagione di Kingdom, declinazione coreana del genere zombie. La serie è stata una delle più piacevoli rivelazioni della passata stagione diventando presto il gioiello che gli amanti dei morti viventi aspettavano da tempo dopo il calo qualitativo di serie ben più note. Perché in Kingdom gli zombie fanno quello che devono fare: paura. E tanta.

Orde feroci di morti viventi che non si limitano a girovagare lentamente, ma sono una marea inarrestabile che inonda di sangue lo schermo abbattendosi con ferocia e rapidità su tutto ciò che incontra. Solo la luce del sole mette in pausa le invasioni lasciando ai sopravvissuti il tempo di organizzare una qualche difesa che è spesso solo un rimandare l’inevitabile. Ma Kingdom è anche di più di uno zombie movie. La storia riesce a intrecciare l’horror versione splatter con gli intrighi di corte arricchendo la serie di personaggi e temi che non sfigurano nei confronti dei più blasonati cugini occidentali.

Zombie e katane più lotte per il potere. Cosa chiedere di più?

Winny Enodrac

Vorrei vedere voi a viaggiare ogni giorno per almeno tre ore al giorno o a restare da soli causa impegni di lavoro ! Che altro puoi fare se non diventare un fan delle serie tv ? E chest' è !

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