
House of Cards: i 5 buoni motivi per recuperare la serie tv
Noi appassionati di serie tv che ci dilettiamo nell’arte della recensione e vi propiniamo ogni settimana fiumi di inchiostro sugli episodi dei vostri telefilm preferiti, abbiamo un solo ed unico problema: riuscire a seguire tutti gli show a cui siamo ormai affezionati, inserendo i pilot di nuovi prodotti ogni stagione e aggiungendo dunque nuovo materiale da seguire, tutto questo senza rimanere indietro e cercando di non confondersi con i vari episodi. Molto spesso accade che in questo turbinio di prodotti bellissimi e meritevoli, rimangano fuori dalla nostra orbita serie tv che oltre oceano stanno avendo un successo strepitoso.
Questo è quello che a noi di Telefilm Central è accaduto con House of Cards, ma viste le recenti candidature agli Emmy, e la fama che precede questo show abbiamo cercato di approfittare del “piattume” di questa estate per recuperare le due uniche stagioni fin’ora andate in onda e parlarvene in maniera più approfondita.
Ecco quali sono i motivi per cui dovete assolutamente recuperare House of Cards, serie tv di Netflix in onda dal febbraio del 2013:
Tu vo’fà l’americano!: Non capita spesso che i remake delle serie britanniche siano superiori al prodotto d’origine, anzi a dire la verità non capita mai, eccetto questa volta. House of Cards è stata una mini-serie BBC del 1990 scritta da Andriew Davies (che io ricordo per gran parte degli adattamenti tv dei romanzi austeniani) e basata a sua volta sul libro autobiografico di Michael Dobbs ( Consigliere della Tacher). Kevin Spacey, che è anche produttore dello show, ha pensato bene di prendere quella storia e adattarla alla politca americana, e alle ombre dei giochi di potere di Washington. E la trama si presta moltissimo alla modernità dei nostri giorni, lascinado lo spettatore sempre con il dubbio di stare osservando cose che forse non sono poi così lontane dalla realtà.
And the winner is… Kevin Spacey: Citare Caparezza non serve solo a ricordare che stiamo parlando di un premio oscar, ma anche a rendere l’idea di come la visione di Spacey produttore e attore abbia davvero vinto lo scetticismo di molti. Spacey è splendido nell’interpretare Farnk Underwood perchè ha voluto fortemente esserlo ed ha cucito insieme allo sceneggiatore Beau Willimon questo personaggio su sé stesso. Osservando bene la serie non si può non notare che se Underwood non fosse interpretato da Spacey non sarebbe lui, avviene la mistica fusione tra maschera e mascherato che dovrebbe essere la chiave della performance attoriale perfetta. Quindi non solo un uomo con la capacità di perseguire un progetto originale, ma anche un attore abile e geniale.
La quarta parete: Ciò che stupisce immediatamente di questa serie è la caduta della così detta “quarta parete”, cioè di
Solida impalcatura tecnica: House of cards conta episodi diretti da David Fincher, Joel Shumacher e Jodie Foster (solo per citare i più famosi), e tra i produttori lo stesso Fincher e Spacey. Robin Wrigth ha vinto un golden globe per la sua interpretazione nella prima stagione meritatissimo. La fotografia è divina, buia e scura nelle scene che si svolgono nel privato di Underwod come la casa e il negozio di bistecche e chiara e opalescente nel vero posto dove il protagonista risplende cioè la Casa Bianca. La musica affidata a Jeff Bael che compone la melodia principale, quella della sigla, fa venire la pelle d’oca ogni volta che inizia un episodio, e che sostiene due stagioni con musiche perfette.
Obama Factor: Il presidente degli stati uniti ha pregato i suoi follower su twitter di non spoileragli la trama di House of Cards il
Difficile è riassumere in cinque punti soli tutte le cose da dire su House of Cards ma se vi piacciono le serie politiche, e la politica americana e avete amato Le Idi di Marzo ( lo sceneggiatore è lo stesso) allora fidatevi, fate la conoscenza di Frank Underwood.
Good Luck!
For those of us climbing to the top of the food chain, there can be no mercy. There is but one rule: hunt or be hunted.