
Humans: Recensione dell’episodio 1.01 – Episode 1
Cosa succede a noi umani quando superiamo quella sottile linea e costruiamo delle macchine che sembrano esseri umani? E cosa succede a quelle macchine se superano l’altra sottile linea e non si limitano a sembrare umani ma lo diventano? E cosa succederebbe al mondo se dovesse veramente accadere tutto ciò?
Queste sono le domande di fondo della nuova serie tv, prodotta da Channel 4 e Kudos e che va in onda anche sul canale americano AMC, Humans. Non sono domande troppo originali e la fantascienza già da decenni se ne occupa. Basta citare mostri sacri come Asimov e Phillip Dick. Allora perché guardare questa nuova serie anglo.-americana, rifacimento della premiata Real Humans, di origine svedese? Questo è quello che abbiamo cercato di scoprire guardando questo pilot.
L’inizio della serie ci trasporta direttamente in un mondo che è in tutto e per tutto uguale al nostro se non per una sola evoluzione, lo sviluppo dei robot umanoidi. La nostra società, parlo quantomeno di quella occidentale, tende sempre di più a volersi affrancare dal lavoro più umile e duro e quindi il presupposto in questo universo narrativo è che per questi generi di lavori l’essere umano venga sostituito da qualcosa di simile ma meccanico. Il passaggio non è indolore, perché porta a tutta una serie di interrogativi che vengono tra l’altro accennati in una sorta di spiegone, forse eccessivo, delegato ad un talk show televisivo ed ad una sfuriata della giovane figlia maggiore della famiglia protagonista della serie, Mattie. Quanto potrà ancora servire l’uomo per svolgere qualsiasi mansione, anche le più complesse, quando ci sarà sempre una macchina, più brava, più economica di una persona e più “schiava”?
L’approccio della serie, quantomeno in questo pilot, è profondamente etico e quello sollevato sopra è uno degli interrogativi. Il secondo ad essere affrontato è il rapporto tra umani e macchine che sembrano umane. Queste macchine sono schiave o vanno trattate con considerazione? La famiglia Hawkings ancora una volta è uno dei centri esplicativi di questa tematica: la madre specialmente ha un comportamento bivalente; in alcuni momenti sembra voler considerare e spingere i suoi figli a considerare il “sintetico” che si sono da poco portati in casa, Anita, una non-persona, ma poi ha anche degli scatti in cui, intima alla figlia di non trattarla come una schiava, contraddicendo quanto lei stessa afferma precedentemente (insomma, se io considero il frigorifero una macchina, poi non mi inalbero se qualcuno ne apre la porta senza chiedere permesso al frigorifero stesso).Fondamentalmente la madre, Laura, esplicita nei suoi atteggiamenti il dubbio interiore che la rode (costituendosi così come transfer per lo spettatore), ossia “cosa o chi mi trovo davanti?“. Laura è curiosa ma impaurita, dubbiosa nell’osservare certi atteggiamenti e perplessa quasi sempre.
Ma poi arriviamo al terzo quesito, quello che mette, tra l’altro, un po’ di pepe e azione in questa serie. E se i robot varcano quella soglia che li fa diventare “umani”, iniziando a provare sentimenti, dolore, amore? Anita, il synth di casa Hawkings, interpretato da una Gemma Chan molto brava in un ruolo così complesso, scopriamo molto presto che è un robot speciale, facente parte di una ristretta cerchia alla quale qualcuno ha voluto dare un “anima”. Questo gruppetto vediamo, nei primi minuti dell’episodio, come sia stato diviso e come ora il loro leader umano nonché amante di Anita, Leo, sia sulle tracce del gruppo per riunirlo. Per questa tematica ci vengono presentate le due facce, entrambe razionali, per cui se da una parte si afferma che ciò che nobilita un essere senziente sono i sentimenti e non l’essere di carne vera o di carne sintetica, viene anche rappresentata la ragione dura e crudele ma comprensibile del D.S. Drummond che, giustamente, si chiede cosa succederà dell’uomo quando un essere più evoluto renderà obsoleto l’essere umano?
Forse tutte le domande e ciò che le riassume, ossia cosa renda un essere umano un essere umano, sono state spesso ripetute, ma quello che effettivamente ci interessa nel guardare questa serie sono le risposte a queste domande, come e quali saranno date. Il pilot è stato accattivante e ben realizzato e curato, la puntata è volata via scorrevole, con qualche spiegone sparso, ma siamo al primo episodio e quindi possiamo soprassedere. Vale la pena vederlo? Secondo me si, se siete appassionati di un certo genere di fantascienza più profonda e filosofica.
P.S. Chiaramente era meglio l’originale in lingua Suomi 🙂
1.01 - Episode 1
Filosofico
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