
How to Get Away with Murder: il futuro non scritto, recensione episodio 4.15
How to Get Away with Murder conclude la sua folle corsa questa settimana, emozionandoci come non mai. Dopo gli avvenimenti della scorsa puntata, da noi accidentalmente non recensita, i nostri protagonisti si trovano a fare i conti con le loro vite come mai prima d’ora.
Annalise, Bonnie, Frank, Laurel, Michaela, Asher, Connor e Oliver sono a un punto cruciale delle loro esistenze e per la prima volta li vediamo umani, vulnerabili, scoperti.
Molti nodi vengono sciolti.
La vittima dell’incidente d’auto visto la settimana scorsa è Denver, il procuratore distrettuale di Philadelphia che per due stagioni ha reso la vita dei nostri beniamini un inferno. A ordinare il suo omicidio è stato Jorge Castillo, padre di Laurel, che finalmente finisce dietro le sbarre una volta per tutte. Viene finalmente ritrovato da Nate l’hard disk contenente i documenti illegati di Antares, nascosto da Denver. È la fine per Jorge. A denunciarlo anoninamente è Tegan, l’avvocatessa della Caplan & Gold, ex capa di Michaela coinvolta nell’affare Antares, che vendeva azioni illegali quotate in borsa. Tegan decide di schierarsi dalla parte dei buoni dopo aver parlato con Annalise. Il suo posto di lavoro è salvo e la sua reputazione anche.
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Jorge è sconfitto totalmente, o almeno così sembra.
Dopo un confronto aperto con Annalise, papà Castillo depone le sue armi, ammette di aver perso per sempre sua figlia e firma le carte per cedere la custodia di suo nipote a Laurel. Il piccolo Christoper è di nuovo con la sua mamma.
Ma di mamme se ne parla ancora. Mamma Castillo, che nella scorsa puntata abbiamo scoperto essere in combutta con Jorge nel piano per uccidere Wes, è sparita. L’ultima persona ad essere stata con lei è Laurel. Nello scorso episodio infatti le avevamo viste insieme nell’albergo dove Sandrine Castillo alloggiava e Laurel le metteva le mani al collo minacciosamente.
In pieno stile How to Get Away with Murder la scena è stata mozzata e noi non sappiamo esattamente cosa sia successo. Laurel potrebbe aver ucciso sua madre così come potrebbe non c’entrare completamente nulla ma non ci è dato saperlo. Il season finale infatti non risponde a questa domanda e si lascia una porta aperta per la prossima stagione.
Laurel è al centro di diverse problematiche. Essendo stata l’ultima persona vista da Denver prima del suo incidente è sospettata dall’FBI di essere la mandante del suo omicidio e viene perciò interrogata in questura. Fortunatamente la questione si risolve velocemente, anche grazie all’aiuto di Annalise, e il nome del vero responsabile, Jorge, emerge presto.

Anche Michaela ha la sua dose di guai.
Dopo aver tradito Asher con Marcus nella puntata dedicata al crossover, viene lasciata senza scrupoli e vive un momento di profonda crisi. Più determinata e spietata che mai denuncia Simon all’ufficio immigrazioni per paura che possa parlare troppo sugli avvenimenti avvenuti la notte del finale di mezza stagione, facendolo tornare quindi in Pakistan. Ma forse questa storia non finisce qui.
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Il personaggio di Michaela è stato il tormentone di questa stagione. Dopo aver ricoperto un ruolo chiave dall’inizio alla fine, Michaela ora si è definita ed è diventata la vera sè stessa, come dichiara nell’emozionante confronto finale con Annalise.
E pienamente è stato recuperato il rapporto tra Connor e Michaela. Buone notizie quindi per un fan Connaela come me. In una scena dal sapore famigliare, i due si parlano come i migliori amici che erano prima che la questione dell’azione collettiva li mettesse l’una contro l’altro. Connor si apre con Annalise e con tutti i suoi amici ammettendo di non essersi ritirato dall’università, ma di essere stato bocciato avendo perso l’anno. Non penso esista un equivalente nelle università italiane, ma credo la situazione di Connor sia simile a quella di uno studente italiano gravemente fuori corso.
Determinato a tornare in campo, Connor scrive una lettera di riammissione al campus facendosi aiutare da Michaela. È un Connor estremamente umano, sensibile e maturo, molto diverso dall’amante estremo delle prima stagioni. Il suo matrimonio con Oliver è alle porte, ma lo vedremo ormai nella prossima stagione.
Anche Bonnie è rinata. Dopo aver temuto di vederla morta (la macchina dell’incidente che ha ucciso Denver sembrava la sua), osserviamo quanto Bonnie sia più sorridente e rilassata, e addirittura invaghita del nuovo vice procuratore distrettuale, braccio destro di Denver, con cui c’è un certo feeling.
E infine Annalise.
È lei come sempre il pilastro di tutto, la colonna che regge l’intero show. Una donna controversa, coraggiosa, forte. Finalmente veniamo a sapere che la sua gloriosa arringa davanti alla Corte Suprema è stata convincente. La sua epica azione collettiva si farà, i querelanti da lei supportati, ingiustamente imprigionati dietro le sbarre, avranno finalmente la difesa che meritano.
È un successo personale per Annalise Keating, donna da copertina, ma anche sospettata criminale. Il discorso della sua intervista in radio è come sempre molto intenso ed emozionante e non lascia spazio al dubbio: quest’attrice è unica. Viola Davis è e sempre sarà voce e corpo di un personaggio straordinario. Annalise è una madre, un’amica e un’avvocatessa estremamente perfetta nelle sue imperfezioni, una combattente straordinaria. Una che merita tutto ciò per cui ha lottato e in cui ha sempre creduto.
Ma sul finale, arriva il cliffhanger del secolo. Dopo l’ancora poco chiara morte di Wes, un altro spiraglio misterioso si apre all’improvviso. Frank torna fra i banchi universitari per riprendere la sua laurea in legge e fa un incontro straordinario. Un bel ragazzo nero, alto e dal sorriso accattivante si staglia davanti a lui, sicuro di sè. Uno sguardo, una telefonata misteriosa di Frank a qualcuno di cui non conosciamo l’identità e poche inequivocabili parole: “suo figlio è qui”. Nel frattempo, scorrono scene di Nate che guardando le carte di Denver riguardanti i nostri eroi trova una scritta misteriosa (“Is he alive?”) su quello che sembra essere il fascicolo di Bonnie.
Nella nuova casa di Laurel, Annalise accudisce Christopher, il figlio di Wes e Laurel, come la madre che non ha mai potuto essere. Vera, pronta, naturale e col cuore colmo di gioia.
Una scena emblematica, enfatica, bellissima. Che sia davvero il figlio di Annalise quel bel ragazzo all’università? Quel figlio che pensavamo essere nato morto? O è il frutto di una delle violenze tristemente subite da Bonnie? Impossibile conoscere ora tutte le risposte, ma una cosa è certa: How to Get Away with Murder sa ancora come stupire.
Dopo una stagione decisamente sottotono, profondamente diversa, meno frenetica e più introspettiva, How to Get Away with Murder ha sdoganato i temi dell’ineguaglianza sociale e indagato le strade dell’intensità in ogni sua forma, lasciando spazio alle emozioni. Un ottimo lavoro. Un grande finale di stagione che fa intravedere un futuro non scritto, assolutamente imprevedibile e tremendamente attraente.
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