
Homeland: Recensione dell’episodio 5.12 – A false glimmer
Homeland c’ha preso gusto coi finali anticlimatici, noi un po’ meno. Nella terza stagione la seconda metà dell’episodio conclusivo si svolgeva ben dopo il climax emotivo, nella quarta stagione l’intero ultimo episodio e qui, praticamente, passati i titoli di testa, ci ritroviamo nuovamente nella stessa situazione.
Certo, usare un finale anticlimatico può essere un idea non convenzionale, anche se lo era di più qualche anno fa e molto meno adesso, ma al terzo consecutivo la pappa sa di già visto e già mangiato. E dire che la quarta stagione e soprattutto questa quinta (almeno per alcuni aspetti) erano state strepitose e gestite con enormi capacità, per poi arrivare a mettere sempre questo episodio “in più” di cui ogni anno ci dimentichiamo dell’esistenza.
Sicuramente, rispetto allo scorso anno in cui tutto l’episodio finale era stato incentrato sul rapporto di Carrie con la madre (storia uscita dal nulla), quest’anno almeno Homeland rimane concentrato sulla storia in corso e dà una specie di chiusura a molti personaggi, mentre per altri prospetta nuove cose, anche se poco chiare al momento. Quello che si cerca di creare sembra un ponte tra una stagione e la successiva (cosa già fatta appunto negli ultimi anni dallo show) ma con risultati che non posso definire negativi, ma quantomeno poco in linea con il modo di narrare di Homeland.
Tutta la tensione dell’attentato terroristico a Berlino, montata in fretta e furia negli ultimi tre/quattro episodi si smonta negli ultimissimi minuti dell’episodio precedente e nei primi due minuti di questo.
Una botta di culo e tutto finito, ciao, saluti, titoli di coda, ah, no, abbiamo altri 56 minuti. In questi 56 minuti ci sono gli strascichi di questa quinta stagione, le conseguenze del tutto sulle persone e sui rapporti tra le persone.
Chi paga più duramente sono Quinn e Allison: presumibilmente entrambi ci lasciano e pagano a carissimo prezzo la dedizione al proprio scopo e soprattutto i conti dell’amore, perché se Quinn si è da sempre sacrificato per Carrie, dall’altra parte Allison paga la furia di Saul, amante tradito e uomo deluso. Perché la spia venduta ai russi poteva anche essere arrestata, ma Saul sceglie di scagliare tutta la sua biblica ira su di lei, perché alla fine ci viene presentato per quello che è: un uomo intelligente ma che ha affrontato un abbandono dopo l’altro, la ex moglie Mira, la sua discepola Carrie, l’amante della tarda età Allison. Un uomo tradito, ingannato, scaricato e furente che prova nuovamente ad aggrapparsi a quella che è un’ancora decisamente instabile, quella Carrie che ha sempre orbitato intorno a lui e della quale ora ha, come ammette a fine episodio, un gran bisogno.
Anche il finale di Quinn è doloroso; il personaggio meritava sicuramente una storyline migliore e un’importanza diversa all’interno della narrazione, ma sappiamo che Homeland è sempre pronto a sacrificare le sue pedine quando decide che ormai il loro ruolo è esaurito.
Poi abbiamo i flebili ponti verso la prossima stagione: una Carrie che vuole solo tornare alla famiglia, dopo essere stata respinta da Jonas, e che invece probabilmente si troverà tra due fuochi: un Saul che la rivuole a tutti i costi in prima linea e un Otto che la vuole per molte altre ragioni. Una Carrie che si ritroverà comunque di nuovo in mezzo a situazioni che saranno un misto tra 24 e qualcosa di più approfondito a livello etico, un po’ come quest’anno, c’è da scommetterci.
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