
Homeland: Recensione dell’episodio 3.12 – The Star
due volte nella polvere, due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli, l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato
ei fe’ silenzio, ed arbitro s’assise in mezzo a lor.
Di solito scrivo le recensioni molto più di getto. Questa volta ho dovuto aspettare un po’, per assorbire quello che avevo visto, per capire quello che avevo visto, per cercare di andare oltre la prima sensazione.
Perché sarebbe facile racchiudere tutto in quei pochi minuti in cui accade il fatto più significativo da quando questa serie è iniziata: Brody muore. Brody viene impiccato ad una gru, di notte, in una piazza gremita e ululante di Teheran. La stessa piazza che lo aveva inneggiato come un eroe, la stessa piazza che, per il tramite della vedova di Abu Nazir, sputa sul suo volto. Ed è una storia che si ripete, perché anche nella sua terra natale, gli Stati Uniti, a Brody era toccata la stessa sorte: tornato trionfante dalla prigionia in Afghanistan, accolto come un eroe, era poi divenuto un traditore, odiato dalla stessa gente che lo aveva acclamato. Due volte sugli altari e due volte nella polvere.
E percorre questo stesso cammino tra due mondi, tra di loro nemici e tra di loro agli antipodi: la moderna democrazia con tutte le sue incongruenze e il regime barbaro e repressivo. Tra questi lui è il fato, non come Napoleone, nella poesia di Manzoni, ma solo perché è l’uomo che col suo costante e infinito sacrificio rende tutto possibile. Arbitro del futuro, deciso all’ultimo con un posacenere sul finire dello scorso episodio, che se non avesse afferrato ora sarebbe, nel corso di questa nostra storia di fantasia, radicalmente diverso.
Ma, come dicevo all’inizio, non c’è solo quella scena. Ci sono altri 35 minuti e soprattutto ce ne sono parecchi dopo. Quelli prima non sono un problema, c’è il tentativo, ci avevano dato una speranza, ce l’avevano data fin quasi alla fine, anche se avevamo iniziato a pensare male, e poi avevano inferto il colpo.
Credo si sarebbe dovuto fermare tutto lì. Quello era il culmine del climax, tutto quello dopo si è perso nelle nebbie, sarebbe stato un ottimo inizio soft di quarta stagione, una decantazione, ma andava forse messo dopo 10 mesi, non ora. Per questo il mio giudizio non può andare oltre le comunque ottime quattro stelline, nonostante la decisione coraggiosa, anche se inevitabile di eliminare uno dei due protagonisti principali di questo show e l’ottima resa nel farlo.
Non ci resta che attendere il prossimo autunno e aspettare il ritorno di Homeland e della, questa volta solitaria, Carrie.
3.12 - The Star
Sofferto
Valutazione globale
Sono pienamente d’accordo, è sembrato come se non avessero materiale per riempire un intero episodio e quindi hanno già iniziato il prossimo. La morte di Brody era una conclusione perfetta, ha trovato la pace, come ha detto Javadi, perché infondo cosa sarebbe successo se fosse tornato in America, come avrebbe spiegato i precedenti, il video, lui era un terrorista, poteva davvero sistemarsi tutto, sarebbe riuscito a riconquistare una vita? Non credo, la morte, paradossalmente è il suo riscatto.
Quello che è successo dopo? Tempistiche completamente sbagliate.
Molto sofferto questo episodio e molto tirato per le lunghe. Il destino di Brody era già scritto e inevitabile, qualsiasi prova di rianimare il povero Marine non ci aveva convinto. La cosa che non mi è piaciuta è vedere Saul uscire di scena senza poter battere ancora una volta il Senatore. Ma la realtà è che questo telefilm è molto reale e nella realtà, molte volte, sono proprio i cattivi a vincere.
Io mi aspettavo sarebbe morto, non sarebbe potuto tornare in America, sarebbe stata fantascienza pura!! Fiumi di lacrime ovviamente XD Non perché è morto Brody ma per la bravura di Damian Lewies e Claire Danes, continuo a pensare che questa serie senza di loro non sarebbe stata quello che è.
A parte questo, ho letto che Showtime ha fatto pressioni a Gansa per non uccidere Brody già dalla prima stagione, praticamente, come sospettavo, sarebbe dovuto morire alla fine della prima…
Ho trovato strepitoso l’episodio e non penso proprio che il finale sia stato inserito perché gli autori non sapevano come riempire 43 minuti di video.
La morte di Brody doveva avvenire, era necessaria, era il momento alto a cui non si poteva fare a meno. Ma una morte così, fatta nel mondo in cui è stata fatta, non poteva essere il finale della stagione. Ci voleva un passaggio successivo. Spiazza il fatto che siano passati solo 4 mesi, spiazza Saul così tranquillo, spiazza tutto ed è quello che gli autori hanno sempre fatto. Spiazzarci. Cambiare velocemente le carte in tavola, non darti nemmeno il tempo di capire cosa stia succedendo. Una delle caratteristiche che ho apprezzato di più nella serie.
Forse la morte poteva chiudere la stagione, ma tutta la scena sarebbe dovuta avvenire in maniera diversa. Non era tagliata per essere un finale. E poi se ammazzi un personaggio così importante come Brody per Homeland, non puoi semplicemente mandare i titoli di coda e tanti saluti. O fai qualcosa di lungo e trascinato, come in Breaking Bad, oppure è repentino. Ecco… questa ovviamente è la mia sensazione.
Ma di sicuro non hanno fatto quello che hanno fatto perché non sapevano cosa scrivere.
Questo episodio mi ha lasciato spiazzato. Da un lato la morte di Brody era inevitabile. L’avevano infilato in troppi casini perché potessero tirarlo fuori senza scadere nel ridicolo. Ma d’altro canto hanno appena ucciso il co-protagonista del telefilm! Cosa potrà mai accadere ora? Cambiera registro totalmente, di nuovo. Io credo che questo sia stato un errore. Quest’episodio sarebbe stato migliore come series finale. Carrie va in Turchia, Brody muore ma continua a vivere attraverso suo figlio. Perché no? E invece i telefilm di tre stagioni sembra non possano esistere, soprattutto se sono Showtime. Vabbè, vedremo…