
Homeland: recensione dell’episodio 3.01 – Tin Man Down
Il ritorno in tv di Homeland è uno shock. Dopo il finale della seconda stagione, assolutamente di pregio ma non privo di alcune imperfezioni, ci si aspettava sicuramente di dover fare i conti con le conseguenze dell’attacco a Langley da parte di Abu Nazir. Altro che “conseguenze” e “fare i conti”. Qui non è rimasto in piedi nulla.
Come le macerie dell’HQ della CIA anche le vite di chi si è lasciato dietro Brody (del tutto assente in questo episodio) sono a terra e ridotte in briciole. La sua famiglia è ormai in pezzi. Dana ha tentato il suicidio e nonostante la dimissione dal centro di cura è ancora emotivamente molto instabile e fragile. La moglie, Jess, è sull’orlo di una crisi di nervi, la famiglia è senza supporto della Marina, dato che il marito si è rivelato un traditore e quindi tutti gli hanno voltato le spalle.
E se ci si aspettava una vita difficile per Carrie non si immaginava di certo di vederla calata in un incubo così nero. Lasciata a se stessa, è messa al muro da stampa e commissioni governative, unica protagonista di una caccia alle streghe che si rivela senza scrupoli, arrivando ad essere gettata sotto il treno direttamente da Saul, che compie così la sua parabola, passando da mentore/figura paterna ad antagonista.
La cosa che davvero però non mi quadra è la scelta di mettere in crisi l’intera esistenza e fondamento della CIA. Non penso che esistano scenari realistici in cui qualcosa del genere possa accadere. Mai e poi mai penso che il Governo degli Stati Uniti, in seguito a un attacco così terribile, in grado di scuotere un’opinione pubblica tanto da essere considerato un “secondo 11 settembre”, darebbe origine allo smantellamento dell’intera Agenzia. Teste che saltano? Sicuramente. Cambio radicale di rotta? Senz’ombra di dubbio. Controllo diretto da parte del Congresso? Molto probabilmente. Ma lo smantellamento? No way.
Proprio per questo motivo alcune scelte che vengono prese da Saul mi sembrano dettate da una scelta aprioristica. Ovvero: gli autori volevano fargli fare il passo verso la cattiveria e così creano il rischio di chiusura della CIA.
Homeland è una serie di grande valore, lo è sempre stata ed ha catalizzato l’attenzione sia per il suo sfiorare tematiche molto forti da un punto di vista politico/sociale che per la grande abilità attoriale dei due protagonisti principali, definiti e con caratteristiche imprescindibili (Brody sarà sempre l’uomo che si è legato un giubbotto esplosivo al petto), ma mutevoli e dai risvolti sorprendenti. Questo primo episodio pone le basi per un nuovo capitolo, che si preannuncia comunque coraggioso e forte di una propria identità ben delineata.
3.01 Tin Man Down
Ben fatto
Giudizio Complessivo