
Homeland: La recensione dell’episodio 6.03 – The Covenant
Il terzo episodio di Homeland ci conferma un sospetto che avevamo avuto già dopo la premiere di questa stagione: la storyline principale di questa stagione è un po’ troppo debole rispetto all’altro nucleo narrativo. La trama di Quinn, che rappresenta l’altra storyline parallela a quella centrale, appare molto più interessante e coinvolgente, molto di più degli intrighi e delle missioni di Saul e company.
Non sappiamo quanto questo possa essere positivo, di fatto in queste battute iniziali la narrazione sta procedendo su binari apparentemente separati e mentre Quinn rappresenta l’intermezzo drammatico/sentimentale della narrazione, Saul, Carrie e la CIA dovrebbero rappresentare il fulcro narrativo, o almeno questa è l’impressione.
Inizialmente ci avevano fatto credere che la storia di Sekou sarebbe stata centrale nella trama di questa stagione, ormai, a soli tre episodi dall’inizio, sembra quasi sorpassata; l’arresto del giovane mussulmano ovviamente nasconde qualcosa di più importante e la consapevolezza che Carrie sia riuscita a provare l’innocenza del ragazzo alla fine non rappresenta una particolare svolta, se non appunto la chiusura apparente di una storyline introduttiva che ci porterà senza dubbio da qualche altra parte nel corso della stagione.
Carrie nel frattempo continua il suo suo ruolo di consigliera e amica del presidente eletto mettendo in guardia Elizabeth Keane da quel viscido di Dar Adal; quest’ultimo, infatti, ha confermato che l’Iran vuole acquistare armi nucleari dalla Corea del Nord, travisando di fatto le parole di Saul.
Quinn: la vera storyline della stagione?
In tutto ciò, a catalizzare le attenzioni degli spettatori sono le sorti di Quinn che dopo aver assistito al suo avvelenamento su youtube, sembra quasi voler prendere in mano le redini della sua vita.
Dopo un’incomprensione con Carrie, che ha fatto urlare tutte le shipper del pianeta e confermandoci che gli showrunner sempre lì alla fine vogliono andare a parare, Quinn sembra convinto che qualcuno stia spiando la sua “coinquilina” e questo sembra dargli nuova linfa tanto da fargli procurare un’arma e iniziare un operazione in solitaria. Questo dopo aver vendicato il furto e il pestaggio del quale era stato vittima.
Non sappiamo se la presa di coscienza di essersi salvato da una morte certa, la vicinanza di Carrie al quale si sente legato da un rapporto non definito, l’hanno portato a crearsi un obiettivo per reagire alla sofferenza. D’altronde Quinn nella vita ha sempre fatto solo l’agente e quindi solo l’azione può evidentemente ridargli una speranza.
Allo stesso modo potrebbero essere le cure per i danni dall’avvelenamento a distorcere la sua realtà.
Ormai conoscendo la struttura narrativa di Homeland, immagino che ci siano buone possibilità che Quinn ci abbia visto lungo e che questa storyline alla fine si possa legare, come è prassi, a quella generale. Carrie potrebbe essere sorvegliata dall’ FBI e la storia di Sekou essere solo un’esca? Oppure è Dar Adal a sorvegliare la casa di Carrie e Quinn, per ragioni che non conosciamo ancora?
Tante domande per una stagione iniziata lentamente e che si preannuncia molto più statica, almeno per la prima parte, ma come sempre con un grande potenziale, soprattutto se riusciranno a legare tutte le storyline aperte.
Al momento non è ancora chiaro quale sia il vero nucleo narrativo: Quinn? La politica internazionale? Qualcuno ha ingannato Saul? Carrie? La storyline procede un po’a tentoni introducendo anche storie secondarie come quella di Saul e della sorella, che ci offre spunti interessanti sul background di uno dei protagonisti, ma per ora nulla di più.
Insomma, siamo in attesa di capirci di più.
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