fbpx
Recensioni Serie Tv

Hannibal: Recensione dell’episodio 1.08 – Fromage

Gli psicopatici non sono pazzi. Sono perfettamente coscienti di quello che fanno e delle conseguenze di quelle azioni. Hannibal coscientemente definisce sé stesso e la categoria a cui appartiene in questo modo, ma l’episodio ci interroga se quelli che ruotano attorno agli psicopatici, cercando o dovendo cercare di entrare in risonanza con loro, possano essere risucchiati dal lato torbido.

Hannibal 108aEd in un episodio sulla risonanza non poteva non essere dato ampio spazio al tema della musica vista sia come tema portante che come metafora dell’accordarsi delle persone tra loro come strumenti. L’amicizia è come essere sulla stessa nota e gli strumenti umani si accordano sul minimo comune denominatore che li accomuna, sia pure essa una nota dissonante.

Si tratta di un continuo parallelismo che ha come centri di attrazione Hannibal e Will e la loro relazione, ma anche rispettivamente chi ruota intorno ad Hannibal, sia che si tratti di un movimento verso di lui, come il suo paziente e Tobias, lo psicopatico musicista, sia che si tratti di un movimento da lui, come verso la sua psichiatra Belinda, una sempre più affascinante Gillian Anderson, o chi ruota intorno a Will, come Alana.

L’empatia eccessiva di Will lo sta facendo sprofondare sempre più in un vortice di dissociazione dalla realtà portandolo a sentire voci strazianti dove non ci sono e portandolo perfino a sventrare il muro del suo caminetto in un simbolismo iconico con lo squartatore. Il muro sopra il camino non è solo sfondato, ma è squartato così come le vittime del “ripper”. Will ormai non riesce più a reggersi in equilibrio nella realtà che lo circonda e cerca degli agganci a cui appendersi per rimanere in piedi. Ci prova, metatestualmente, con Alana, ma le loro note non combaciano; lei non riesce a distinguere la persona e il caso clinico, per cui quando la parte affettiva e quella professionale si sovrappongono, si distacca dalla situazione. A questo punto a Will non resta che Hannibal.

Hannibal si trova in una situazione particolare: aveva smesso di uccidere due anni prima, forse perché vicino ad essere scoperto, forse per reazione all’aver dovuto uccidere una persona che non se lo meritava, ma ha ripreso a partire da quando ha incontrato Will, che è uno stimolo per lui. Il Dottor Lecter, in questo episodio, viene idolatrato sia dal suo paziente, Franklin, nella sua veste di psichiatra, sia Hannibal 108bda Tobias, nella sua veste di assassino. Hannibal respinge entrambi, perché vede l’imperfezione in ciascuno di loro. Sono succubi o esaltati, non razionalizzano e questo li porta molto più in dissonanza con lui che non l’avere passioni in comune. Sinceramente, Tobias, non mi è piaciuto moltissimo come personaggio, nonostante Demore Barnes gli abbia donato un espressione decisamente inquietante. Troppo inutilmente teatrale: l’omicidio così articolato del musicista mi ha dato la sensazione di un esagerazione per schoccare lo spettatore e basta (un po’ del tipo “facciamo trovare cadaveri in posizioni strane” alla CSI). Ammetto inoltre che per un tratto di episodio (pur breve) ho temuto si trattasse di un caso “della settimana” sconnesso dall’insieme, vista l’enfasi data, ma la mia fiducia in Fuller è stata ripagata almeno in questa situazione.

L’altro rapporto di Hannibal è quello con la sua psichiatra, Belinda Du Maurier, e in questo caso la relazione è costruita benissimo: i Hannibal 108edialoghi tra i due sono sempre pieni di significati duplici o tripli, intensi e quasi difficili da seguire, tanto che più che una seduta o una chiacchierata, sembra una sfida tra i due, tesa a capire quanto più l’uno dell’altro, a far abbassare le difese per entrare nella testa del dirimpettaio. Quanto sa o comprende Belinda di Hannibal? E cos’è questo tragico passato che si sta rivelando episodio dopo episodio del personaggio interpretato dalla Anderson?

In tutto questo contesto Hannibal e Will si avvicinano, ma nel momento in cui le difese del Dottor Lecter sono più abbassate, Hannibal decide di mandare Will da Tobias a indagare su di lui, sapendo che l’altro assassino avrebbe ucciso i poliziotti che si fossero presentati a casa sua. Hannibal voleva uccidere Will o aiutarlo nelle indagini? Questo comportamento bivalente mi lascia un po’ perplesso.

L’episodio si conclude con un po’ di azione, con la lotta di Hannibal e Tobias, perché solo uno dei due killer uscirà vivo da quella stanza e, chiaramente, trionfa il nostro “buon” psichiatra (non che ci fosse molto pathos) uccidendo il suo “estimatore” con la statua dell’alce, che rispunta fuori quando meno te lo aspetti. Hannibal 108cEcco, se devo muovere una leggera osservazione, posso dire che Bryan Fuller, così come la sua creatura, Hannibal, tende a piacersi molto. La ricerca continua dello stile assoluto contraddistingue creatore e creato, portandoli (anche loro) ad essere sulla stessa nota. Bello, ma forse, a volte e soprattutto alla lunga, può risultare un po’ troppo esasperato.

Un episodio che, pur rimanendo molto valido, mi è piaciuto meno di altri, perché forse un po’ troppo riflessivo e meno ritmato del solito, ma comunque rimane un prodotto di alta fattura.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Back to top button