
Hannibal: Recensione dell’episodio 1.08 – Fromage
Gli psicopatici non sono pazzi. Sono perfettamente coscienti di quello che fanno e delle conseguenze di quelle azioni. Hannibal coscientemente definisce sé stesso e la categoria a cui appartiene in questo modo, ma l’episodio ci interroga se quelli che ruotano attorno agli psicopatici, cercando o dovendo cercare di entrare in risonanza con loro, possano essere risucchiati dal lato torbido.
Ed in un episodio sulla risonanza non poteva non essere dato ampio spazio al tema della musica vista sia come tema portante che come metafora dell’accordarsi delle persone tra loro come strumenti. L’amicizia è come essere sulla stessa nota e gli strumenti umani si accordano sul minimo comune denominatore che li accomuna, sia pure essa una nota dissonante.
Si tratta di un continuo parallelismo che ha come centri di attrazione Hannibal e Will e la loro relazione, ma anche rispettivamente chi ruota intorno ad Hannibal, sia che si tratti di un movimento verso di lui, come il suo paziente e Tobias, lo psicopatico musicista, sia che si tratti di un movimento da lui, come verso la sua psichiatra Belinda, una sempre più affascinante Gillian Anderson, o chi ruota intorno a Will, come Alana.
L’empatia eccessiva di Will lo sta facendo sprofondare sempre più in un vortice di dissociazione dalla realtà portandolo a sentire voci strazianti dove non ci sono e portandolo perfino a sventrare il muro del suo caminetto in un simbolismo iconico con lo squartatore. Il muro sopra il camino non è solo sfondato, ma è squartato così come le vittime del “ripper”. Will ormai non riesce più a reggersi in equilibrio nella realtà che lo circonda e cerca degli agganci a cui appendersi per rimanere in piedi. Ci prova, metatestualmente, con Alana, ma le loro note non combaciano; lei non riesce a distinguere la persona e il caso clinico, per cui quando la parte affettiva e quella professionale si sovrappongono, si distacca dalla situazione. A questo punto a Will non resta che Hannibal.
Hannibal si trova in una situazione particolare: aveva smesso di uccidere due anni prima, forse perché vicino ad essere scoperto, forse per reazione all’aver dovuto uccidere una persona che non se lo meritava, ma ha ripreso a partire da quando ha incontrato Will, che è uno stimolo per lui. Il Dottor Lecter, in questo episodio, viene idolatrato sia dal suo paziente, Franklin, nella sua veste di psichiatra, sia
L’altro rapporto di Hannibal è quello con la sua psichiatra, Belinda Du Maurier, e in questo caso la relazione è costruita benissimo: i
In tutto questo contesto Hannibal e Will si avvicinano, ma nel momento in cui le difese del Dottor Lecter sono più abbassate, Hannibal decide di mandare Will da Tobias a indagare su di lui, sapendo che l’altro assassino avrebbe ucciso i poliziotti che si fossero presentati a casa sua. Hannibal voleva uccidere Will o aiutarlo nelle indagini? Questo comportamento bivalente mi lascia un po’ perplesso.
L’episodio si conclude con un po’ di azione, con la lotta di Hannibal e Tobias, perché solo uno dei due killer uscirà vivo da quella stanza e, chiaramente, trionfa il nostro “buon” psichiatra (non che ci fosse molto pathos) uccidendo il suo “estimatore” con la statua dell’alce, che rispunta fuori quando meno te lo aspetti.
Un episodio che, pur rimanendo molto valido, mi è piaciuto meno di altri, perché forse un po’ troppo riflessivo e meno ritmato del solito, ma comunque rimane un prodotto di alta fattura.