
Guilt: Recensione dell’episodio 1.01 – Pilot
La parola d’ordine di quest’estate è thriller. Un thriller teletrasportato nella patria del thè e della Regina, con attori il cui accento inglese è più finto dei miei occhiali Chanel, situazioni ai limiti dell’inverosimile e tanto, tantissimo trash. Perché se c’è una serie che di certo ci terrà incollati allo schermo, quest’estate, quella è di certo Guilt.
Londra, una serata come tante, una festa come tante, tranne il finale, in cui la giovane Molly viene uccisa brutalmente ed il corpo lasciato nel suo appartamento. Viene ritrovata il mattino successivo dalla migliore amica e coinquilina Grace, dal fidanzato francese Luc (e ti pareva che un francese si chiamasse Luc!) e dalla seconda coinquilina che assomiglia pericolosamente a Freema Agyeman, il cui nome non mi sono presa la briga di ricordare. Nel giro di pochi minuti l’omicidio diventa il focale caso di tutta la polizia locale e i tre sopracitati archeologi di cadaveri vengono velocemente inclusi nella rosa dei sospettati, insieme al losco professore con cui Molly aveva una relazione e al principe Theo con cui, si suppone, facessero giochi di ruolo in cui lui era Christian Grey e lei Anastasia Steele. Aggiungi un avvocato eccentrico interpretato da Billy Zane, una sorella (di Grace) iperprotettiva e un fratello (di Molly) in cerca di vendetta, nonché un patrigno con parecchie spiegazioni da dare ed ecco la ricetta della nuova addiction di questa estate.
Il fascino di Guilt non proviene da una trama ricercata, che al contrario sembra un copia ed incolla di varie serie già conosciute, ma neppure da un’eccelsa prova recitativa del cast, quasi completamente sconosciuto, che di solito costruisce il contrappeso della mancanza di novità. A intrigare è la velocità con cui gli eventi procedono, dando l’illusione di un ordine prestabilito e di una direzione ben precisa, benchè ancora ci sfugga quale sia esattamente. L’omicidio è soltanto l’incipit che permette ai giocatori di schierare i propri pezzi sulla scacchiera, ognuno pronto a fare la propria mossa.
Londra è presentata in maniera piuttosto eccentrica ed effimera, resa ancor meno concreta dall’accento finto dei protagonisti, che in alcune scene dimenticano persino di fingere e si lasciano andare al loro nativo accento (americano). Poco male. Se fosse l’accento il loro maggior problema non potrebbe importarcene di meno ma, purtroppo, sono quei dialoghi e quelle frasi ad effetto a far storcere il naso. Sconosciuti che si lanciano occhiate più infuocate di Damon ed Elena, avvocati che conducono con calma una vita da esiliati politici e tirano soluzioni dal cappello con più velocità e maestria di Houdini, mentre la scena del crimine resta sotto analisi per quattro giorni, come se fosse la prassi e fosse una cosa del tutto normale. Anche io che ho guardato due episodi di CSI in croce so che non si può fare!
Sulla scia di Revenge, Pretty Little Liars e, perché no, How to Get Away with Murder e la meno nota Murder in the First (avevo già accennato al fatto che avesse poca originalità la trama?), Guilt Introduce una serie attiva e scattante, con tanti personaggi pronti a tutto pur di difendere se stessi o qualcun altro, mentre l’omicidio di una giovane donna è il collante che li tiene legati gli uni agli altri. C’è mistero, c’è amore, c’è tradimento e tanto, tantissimo trash. Che state aspettando? Correte a vederla!
In attesa delle prossime recensioni, non dimenticate di mettere un like alla nostra pagina Facebook per essere sempre aggiornati su tv e cinema.