
Grey’s Anatomy: recensione dell’episodio 11.11 – All I Could Do Was Cry
È stato affidato a me il recap di questo episodio. Onestamente però non so chi potrebbe mai recensire una puntata del genere. Non so chi potrebbe mettersi seduto lì e dettare una qualsiasi cosa a riguardo.
Perché quello di questa settimana è un compito arduo, direi quasi impossibile. La voce di April Kepner ci introduce questa volta nell’ambiente di Seattle.
All I Could Do Was Cry è un appuntamento pregno di un non ben definito concetto superiore, un alone sbiadito che niente e nessuno al mondo potrà mai rendere chiaro. Potremmo ridimensionare il tutto dicendo che la questione trattata concerne l’eterno dubbio tra scienza e fede, ma sarebbe davvero riduttivo.
La drammatica storia di April e Jackson è il filone centrale attorno a cui ruotano tutte le tematiche della puntata. Il loro bambino infatti nascerà a fine episodio tramite un’induzione al parto, la sua vita probabilmente sarà solo esistenza, ma in fondo nessuno potrebbe pronunciare nulla a proposito. A parlare infatti è solo il mistero della vita che rende possibile la gravidanza di Brenda, la donna che non sapeva nemmeno di essere incinta arrivando in ospedale con un proiettile in corpo, e che ridona inspiegabilmente la vista al giovane Drew, un risultato scientificamente impossibile al 100%.
Durante la visione, tutti i personaggi si alternano nella cappella dell’ospedale che io ho personalmente interpretato come il luogo del pensiero, il luogo dell’anima dove ognuno dei singoli protagonisti porta la sua dose di spiritualità. Una candela accesa e un augurio per April a testa fanno da cornice agli svolgimenti interni di questo episodio, e quando tutte le candele sono accese un sorriso increspato illumina il viso di Amelia che rappresenta un po’ la personificazione delle sofferenze che la vita ci riserva. Per chi ha seguito Private Practice il collegamento tra il bimbo Japril e il figlio nato senza cervello di Amelia è lampante, quasi come un passaggio obbligato e sono sicuro che la nostra Shonda ha strategicamente aspettato
Qual è la risposta? Cosa dobbiamo fare per sventare il male e avere il bene nella nostra vita? Perché chi si “comporta male” fregandosene di tutto ottiene le cose migliori e chi invece rispetta la regole del gioco, galleggiando per mantenersi buono e corretto sempre, è costretto a vivere con il dolore perpetuo dell’esistenza in una serie di sfortunati eventi? La verità è che le cose sono semplicemente così. Così come accadono, così come nascono, così come sono disposte nell’universo. E indifferentemente da quello che pensiamo o ciò in cui crediamo, in nessun modo potremo mai
La vita è imprevedibile e Grey’s Anatomy cerca di mostrarne la prova.
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11.11 - All I Could Do Was Cry
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