
Gracepoint: Recensione degli episodi 1.05 e 1.06
Come ampiamente annunciato, dal 5° episodio Gracepoint inizia a prendere una piega diversa dall’originale Broadchurch. Chris Chibnall, la mente dietro entro entrambe le serie, inizia ad introdurre nuovi elementi narrativi nella storyline e a sviluppare trame e concetti che nello show inglese era presenti ma non importanti.
Questo per arrivare ad una conclusione diversa, ovviamente, da quella che conosciamo.
Le indagini intorno all’omicidio del piccolo Danny si concentrano in questi due episodi sul personaggio forse meglio costruito ed interpretato della serie. Domande, dubbi e accuse si scagliano contro Jack Reinhold, proprietario del servizio di noleggio kayak e a capo del Wildlife Group. La sua è una storia che dalla prima puntata convince e non convince. Il volto e la voce di Nick Nolte danno vita a quello che nella recensione del primo episodio ho definito un lupo di mare, quel tipo di persona che preferisce ascoltare il suono generato dalle onde che il brusio degli umani.
Anche se la storia ricalca in pieno quella di Jack Marshall, Nolte riesce comunque a farti affezionare al suo personaggio, a provare compassione per lui e per il modo in cui gli abitanti di Gracepoint lo additano come un pericoloso pedofilo senza conoscere la verità.
Al cuore non si comanda, giusto? Sia quando sei innamorato di una persona che non ha l’età giusta per te, sia quando hai paura per i tuoi cari e temi che una persona possa loro procurar dolore. La paura genera mostri che la mente accetta pedissequamente, che non comprende appieno. E diventa ancora più semplice quando ad indicare il mostro, a puntare il dito ci pensa qualcun’altro.
Uno dei leitmotiv di questa serie, come di quella originale, è il voler mostrare quanto a volte sia necessario sospendere il giudizio prima di emettere sentenza, di quanto sia necessario frenare gli istinti e non diventare prigionieri degli eventi e dei giudizi altrui.
A volte si crede che la stampa, la polizia, lo stato siano organi a se stanti dotati di chissà quale potere sovrannaturale, ma in realtà non sono che istituzioni composte da persone che possono sbagliare, anzi che spesso sbagliano. Persone che utilizzano il loro potere per raggiungere i propri scopi, senza tener conto che questo può influire negativamente sulla vita di altri. La parabola di Reinhold ne è l’esempio perfetto. Il suo suicidio macchierà nuovamente la già fragile tranquillità del piccolo paese.
Il guscio, la campana di vetro che avvolgeva le vite degli abitanti di Gracepoint e i segreti che alcuni pensavano di aver ben custodito riaffiorano alla luce del sole. Sappiano ancora ben poco su Susan Wright / Ruth Erlick e sul suo ambiguo rapporto con Vince, ma le sue minacce a Kathy Eaton, editor del Gracepoint Journal, non promettono nulla di buono. Stesso discorso vale per Owen, nipote di Ellie, e per quella barca apparantemente rubata e andata alle fiamme su cui la scientifica ha trovato tracce di DNA di Danny.
Anche su Paul Coates, prete ma soprattutto intimo confidente di Beth Solano, gli autori hanno lanciato l’amo. Mancano ancora quattro episodi per venire a capo di tutti questi indizi.
Tornando alla famiglia Solano, la loro realtà è ovviamente quella più colpita dalla morte di Danny. Ad aggiungere altro dolore arriva la scoperta da parte di Beth del tradimento del marito e la sua ammissione allo stesso della sua gravidanza. (Un plauso a Virginia Kull, della famiglia Solano lei è sicuramente la più credibile. Anche quando rompe i bicchieri di Gemma Fisher.)
L’altra pista su cui si erano concentrate le attenzioni di Carver e Miller, il misterioso escursionista , in queste puntate è lasciata un po’ da parte. Ma è questo l’elemento narrativo nuovo che potrebbe rimescolare le carte in tavola.
Un aspetto narrativo nuovo introdotto in Gracepoint è il modo in cui si evolve il rapporto tra Emmett Carver ed Ellie Miller. La scena della cena a casa dei Miller, a cui partecipa anche il marito di Ellie Joe, rivela un segreto desiderio del detective di contatto, di vicinanza. Sotto quella scorza dura, si nasconde un uomo che soffre la solitudine, che cerca lo scontro nel rapporto con gli altri per difendere il suo segreto (l’unica a conoscere le sue condizioni di salute è Gemma Fisher), ma che in realtà avrebbe davvero bisogno di parlare con qualcuno.
Tirando le somme, due episodi decisamente meno noiosi rispetto ai precedenti per due motivi: il primo è la presenza di Nick Nolte, il quale riesce ad alzare il livello recitativo non altissimo della serie, il secondo è la prospettiva, paventata da alcuni indizi lanciati qua e là, di nuovi sviluppi narrativi. Chibnall non ci deludere!
1.05 e 1.06
In attesa di..
Valutazione Globale