
Goodnight Mommy: la recensione del film di Severin Fiala e Veronika Franz
Titolo: Goodnight Mommy (Ich seh, Ich seh)
Genere: horror psicologico
Anno: 2014
Durata: 99 minuti
Regia: Severin Fiala, Veronika Franz
Sceneggiatura: Severin Fiala, Veronika Franz
Cast principale: Susanne Wuest, Elias Schwarz, Lukas Schwarz
Il modo migliore per cominciare questa recensione è fare una premessa (o forse due) per chiarire subito le cose: “ufficialmente” Goodnight Mommy viene presentato al pubblico come un film horror, questo porta noi spettatori saputelli ad avere un certo tipo di aspettativa, quella di vedere mostri credibili, scene paurose, una musica inquietante e una tempistica perfetta per farti saltare in aria.
Bene, se questo è quello che definite horror, Goodnight Mommy non è niente di tutto questo. Ma, se come me andate a guardare un film senza avere nessuna idea a quale genere faccia parte, questo è uno di quei film che vi sorprenderà. Io pensavo fosse un thriller e per questo mi ha fatto paura tanto quanto un horror. Il mio consiglio è di lasciar perdere le categorie e godersi lo spettacolo, perché che sia un thriller, un horror o una commedia, il film merita.
La prima scena del film si apre su un campo di mais, dove un bambino biondissimo si guarda attorno e chiama a gran voce “Lukas!”. L’inquadratura si stringe sulla sua schiena, e ci si aspetta da un momento all’altro ciò che accade sempre in questi casi. Dopo un lunghissimo momento di silenzio in cui si sentono solo gli insetti della campagna, Lukas irrompe nella scena e i due bambini corrono via insieme. Sono identici, sono gemelli.
I primi elementi d’inquietudine sono già riconoscibili. Ci sono due gemelli assolutamente impossibili da distinguere, i quali trascorrono l’estate in una casa isolata in una zona di campagna. Eppure l’atmosfera non è affatto gioiosa e rilassata, tutto il contrario. Persino quando i due bambini giocano all’aria aperta, si percepisce un’ansia fuori luogo che ci accompagnerà poi per tutto il film.
In questa casa in mezzo ai campi, però, non ci sono solo i due gemelli. Dopo i primi minuti del film, una macchina appare lungo il vialetto, il che vuol dire solo una cosa, che la mamma è tornata. Ma quando i bambini corrono a salutarla la loro mamma è diversa, ha delle bende che le coprono completamente il viso (la donna ha subito un’operazione chirurgica), e presto i due sospetteranno che qualcosa è cambiato.
Ogni spettatore sa bene che i film sono finzioni fatte di piccoli trucchi ed il trucco di Goodnight Mommy è quello di confondere e lasciarci in sospeso. Non sappiamo cosa credere o cosa aspettarci. I gemelli sono davvero solo due bambini bellissimi e innocenti? La madre, che si presenta come una sorta di alieno con il viso nascosto, una voce autoritaria e un modo di fare e di muoversi quasi robotico e surreale, è un personaggio di cui fidarsi?
Visivamente la pellicola è un piccolo gioiello, una goduria per gli occhi e per la mente. Ogni scena assomiglia ad un quadro di Hopper, i colori e la composizione dell’immagine sono assolutamente perfetti.
Tutti gli elementi sono simmetricamente ordinati tra loro, la casa in cui si svolge praticamente tutto il film ha un arredamento vintage con un’influenza moderna, e anche qui ogni dettaglio è lì per un motivo ben preciso. Non c’è una sedia, un appendiabiti od un posacenere che sia messo lì per caso. Non è accidentale questa maniacale attenzione alle piccole cose: se la casa assomiglia ad una di quelle nelle migliori riviste d’arredamento e i bambini sembrano stati disegnati digitalmente in CGI, tutto il resto sembra una fotografia e c’è un perché. La perfezione estetica che abbonda in ogni inquadratura serve a fare da contrasto a quello che accade nella trama, che è tutto tranne che perfetto.
Nel silenzio di quel desolato pezzo di campagna qualcosa sta accadendo. La madre dei due bambini dopo l’operazione non è più la stessa, è fredda e anaffettiva, costringe i suoi figli a seguire delle regole incredibilmente rigide che sfiorano la crudeltà. Nella casa è vietato fare rumore, giocare, parlare, possedere un animale domestico. Le sue reazioni sono talmente esagerate che i gemelli cominciano a sospettare che quella sia davvero la loro mamma. Ma quale sarà la realtà?
Goodnight Mommy non utilizza una musica inquietante per creare suspense, bensì si avvale di un silenzio totale, fatto di cicale, pioggia estiva, schiamazzi di bambini che giocano all’aperto e la canzone che cantava loro la mamma prima dell’operazione.
Eppure l’inquietudine non fa che aumentare e la situazione si fa sempre più pesante e surreale. Non ci sono scene paurose o creature mostruose. La paura è creata proprio dal senso di realtà, dalla consapevolezza che ciò che sta per accadere non è affatto impensabile o impossibile, ma perfettamente credibile.
Nonostante non sia mai necessario coprirsi gli occhi, quello che vediamo ci lascia con la bocca aperta e gli occhi sbarrati, perché quello che temiamo di aver capito ci disturba e ci mette a disagio, e fino alla fine speriamo che non sia vero.
Ma poi, quando la fine si avvicina, realizziamo che il peggio non è passato ma sta arrivando. E la cosa più terribile non è per niente paranormale, ma reale e soprattutto vera.
E cosa c’è di più pauroso della realtà stessa?
Goodnight Mommy è stato presentato alla 72° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 2014 e nel 2015 ha vinto il Gran Premio Diagonale (che si tiene a Graz, Austria ogni anno). Inoltre è stato selezionato come uno dei candidati a Miglior Film in Lingua Straniera agli Oscar 2015, ma infine non è stato nominato.
NOTA A MARGINE: il trailer inganna
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