
Glee: recensione degli episodi 6.01/6.02 – Loser Like Me/Homecoming
Glee è tornato. Per molti di voi quest’affermazione sarà sinonimo di sciagura e di arresa di fronte alla noiosissima raccolta di episodi che ci accompagneranno in questa stagione ufficialmente per l’ultima volta; per altri invece (fanatici come me ad esempio) forse no. Vi confesso che recensire questo telefilm, nella superattesa premiere della sua ultima serie mi mette in difficoltà, e lo fa perché Glee ha per me un forte valore affettivo, uno stretto legame con la mia storia personale che non sempre mi permette di analizzare chiaramente i fatti.
Ma andiamo con ordine.
Si inizia con due puntate, di circa 43 minuti l’una, che ci introducono in questo nuovo appuntamento. È la prima volta che la FOX opta per una 2 hour season premiere per questa musical comedy, una scelta che, nei confronti di una serie come Glee, può rivelarsi rischiosa o azzeccata, come in questo caso. Gli episodi sono fatti BENE dopo immemore tempo, e questo perché Loser Like Me e Homecoming sono scritti di nuovo da un Ryan Murphy consapevole (accompagnato dagli storici Brad Falchuck e Ian Brennan) e diretti entrambi da un eccellente Bradley Buecker, anche lui affezionato produttore e regista di Glee.
Rachel Berry, come immaginavamo, ha fallito completamente nel suo progetto televisivo. La schematica ironia e la malcelata ostentazione del suo talento l’hanno resa odiosa agli occhi del pubblico, facendo affondare gli ascolti della serie televisiva a suo nome di cui era stata fatta protagonista alla fine della quinta stagione (il riferimento a Glee stesso da parte degli autori è lampante, non è un segreto che negli ultimi anni lo show ha avuto un netto calo di audience passando da 20 a circa 2 milioni di spettatori). La ragazza t
Rachel e Blaine sono quindi i due protagonisti che Ryan Murphy sceglie per presentarci questa sesta stagione e appartengono a loro anche le prime performances musicali dell’anno: “Uninvited” di Alanis Morrisette, brano particolareggiato per Rachel, “Suddendly Seymour” delizioso duetto tratto da La piccola bottega degli orrori del 1986 con le inconfondibili voci classiche di Rachel e Blaine, e “Sing” di Ed Sheeran eseguita dai Warblers capitanati ancora una volta da un inedito Blaine.
Schermo nero e cambio scena. Kurt, rimasto l’unico universitario del gruppo, è ancora a New York. Cerca di andare avanti dopo la rottura col fidanzato ma speed dates casuali con altri uomini e numerosi impegni random non funzionano. In un flashback capiamo che lasciarsi con Blaine era diventato ormai necessario a causa dei continui litigi ma la decisione di rompere sembra non essere più così giusta ora. Disperato, il nostro beniamino torna a Lima, da Rachel, intenzionato a riconquistare il suo ex, per poi tristemente scoprire che quest’ultimo non solo è andato avanti ma ha addirittura un nuovo compagno ovvero Dave Karofsky, il bullo della seconda stagione, vecchia conoscenza del Glee. E qui il duro colpo si fa sentire.
La panoramica continua velocemente: il professor Schuester non insegna più al McKinley High (dove non esiste più un Glee Club), ma al Carmel come coach dei Vocal Adrenaline, con uno stipendio 5 volte superiore al precedente, necessario ora che ha un figlio; Sue Sylvester è ancora la perfida donna che conoscevamo, ha bandito tutte le arti al McKinley e continua a dirigere la scuola con la sua spietata ironia (Dio benedica Jane Lynch per questo). Seguono poi dei dialoghi che ho trovato sinceramente emozionali e ben costruiti. Molto suggestiva anche se un po’ banale la metafora dell’arco: “The power is created by the bending of the bow” dice Schuester a Rachel “Life’s challenges are like the bending of the bow”. Se quando tutto sembra andare per il peggio in realtà l’arco della vita si sta piegando per lanciarci ancora più in alto noi non lo sappiamo, certo è che il discorso colpisce la nostra Berry. È con queste parole infatti, che la giovane ritrova la forza che la caratterizza da sempre. Pensavamo tutti sarebbe stato Finn, ma sarà invece Rachel a prendere sotto la sua ala le Nuove Direzioni come direttrice e a ridare speranza a tutti i ragazzi silenziosi che si nascondono dal mondo perché socialmente emarginati. Quindi è sulle note di “Let It Go” celebre brano del film Disney Frozen, sufficientemente emblematico per simboleggiare la rottura di Rachel col suo passato, che si conclude questo primo, ricco episodio.
Per quanto riguarda “Homecoming” spenderò solo poche parole, quanto basta per descriverlo.
Oltre all’ennesima reunion dei vecchi membri (Quinn, Puck, Santana, Brittany, Mercedes, Artie, Tina) assistiamo alla presentazione dei nuovi personaggi, sorprendentemente talentuosi. Rachel e Kurt (che si unirà alla mischia come codirettore del Glee Club sfruttando questa esperienza come tirocinio per l’università) stanno cercando nuovi ragazzi da arruolare nel coro. Ed è grazie a questo avvenimento che conosciamo Roderick, un timido ragazzo sovrappeso con una voce che risuona in eterno, e lo dico davvero. Noah Guthrie l’interprete di Roderick, piacevolissimo nella sua versione di “Mustang Sally” del celebre Wilson Pickett, ha davvero uno straordinario talento musicale da non sottovalutare. Dopo di lui anche Mason e Madison due gemelli “promiscui” esponenti dei Cheerios si uniscono allegramente al gruppo, essendo stati convinti da una originale performance di “Problem” by Ariana Grande coreografata dalle ex cheerleaders Quinn, Santana e Brittany accompagnate da Artie.
Storia a parte per Jane (Samantha Ware), una ragazza che sovverte le tradizioni volendo diventare la prima Warbler donna alla Dalton ma che, ahimè, vede respinta la sua richiesta dopo un’eccezionale interpretazione di “Tightrope”, suonatissimo pezzo del 2010 targato Janelle Monaè. Grazie ai consigli di Rachel e Blaine però, la studentessa trova comunque fiducia dentro sé e si unisce alle New Directions.
Infine vediamo rapidamente Spencer, un “gay postmoderno” come lo definisce Sue ovvero un ragazzo che è gay ma non teme di esserlo e, diversamente da chi l’ha preceduto, non ha paura di prendere a calci chiunque lo ostracizzi per la sua sessualità. Una vera novità per la serie e forse per l’universo televisivo in generale.
Insomma le premesse per la stagione finale sono davvero ottime, forse le migliori dopo le ultime tre serie così com’è superba la scelta di canzoni come “Take me On” e “Home” (brano emozionante divenuto famoso in Italia 2 anni fa grazie a uno spot Peugeot) per le esibizioni collettive. Io dico quindi che questi due episodi sono splendidi sotto molti punti di vista, ma avrebbero potuto benissimo non esserli.
Perché la verità è che a noi non interessa più di tanto sapere che cosa accadrà specificamente ad ogni singolo personaggio; aspettiamo questa serie tutto l’anno perché vogliamo semplicemente rivedere i nostri ragazzi per tutto quello che rappresentano e che hanno sempre rappresentato nel nostro immaginario collettivo. Glee è un fenomeno sociale e culturale senza eguali e come tale irripetibile, celebra sé stesso in quanto unico e ha insegnato tanto al mondo, nonostante il suo andamento altalenante. Perciò poco importa se questo show sfiora i limiti dell’assurdo o addirittura li supera, chi lo ama lo apprezza perché questo è ciò che fa di Glee Glee. Chi l’ha sempre guardato quindi tornerà a farlo anche la prossima settimana e quella successiva con grande ispirazione ed è giusto così. Potrebbe essere diversamente?
6.01/6.02 - Loser Like me/Homecoming
Unico
Valutazione Globale
Mi hai quasi fatto venir voglia di ricominciare con Glee…