
Girls: Recensione dell’episodio 2.04 – It’s a Shame about Ray
Spesso nel recensire Girls sono partito dalla coda, o più precisamente dalla canzone dei titoli di coda, sia perché Lena Dunham ha dei gusti musicali ottimi (e stavolta con gli Oasis mi prende il cuore) sia perché la canzone di chiusura è una perfetta sintesi di ciò che abbiamo visto. “Because maybe you’re gonna be the one who saves me and after all you’re my Wonderwall” e forse è quello che cercano le protagoniste di Girls, ancor più esplicitamente in questo episodio, hanno bisogno di essere salvate, hanno bisogno a fine giornata di trovare il loro Wonderwall.
Non vale solo per le ragazze ma anche per i loro comprimari uomini, la ricerca di un posto sicuro dove andare a fine giornata, di un muro a cui appoggiarsi, anche perché vivono senza punti di riferimento, senza idee chiare e non guardano al futuro ma al determinato momento in cui vivono senza pensare oltre. Non so se la Dunham voglia descrivere così una generazione o solo questi particolari componenti di questa generazione o, ancor più semplicemente, solo raccontare una storia di questi personaggi senza trasformarli in archetipi, ma il percorso che ha seguito fino ad ora ha portato a questa meta. Nella narrazione seguita, specialmente in questa prima parte di seconda stagione, aveva creato, almeno in me, un certo senso di fastidio e rigetto verso i personaggi, Hannah in primis, incapaci di empatia verso il prossimo, egoisti e amorali, e non nega certo in questo episodio queste caratteristiche, ma ne esalta la fragilità e la debolezza che li contraddistinguono, ricreando nello spettatore un senso di simpatia (nella versione filosofica di com-passione).
In questo quarto episodio la luce si allarga rispetto alle figure di Hannah e Marnie e va a prendere anche Shoshanna e Jessa e ritengo che la storia ne abbia beneficiato parecchio. Hannah rimane la solita immatura selfish che muta (almeno esteriormente) i suoi sentimenti verso le persone nel modo più meschino possibile: è passata dall’amore (platonico) e condivisione con Elijah a rinfacciargli le peggiori cose fino ad un disprezzo tanto immotivato quanto irrazionale, ma non è la prima volta, abbiamo visto lo stesso con Adam, Marnie o (per il poco che si è visto) Sandy. Dimostra di essere una persona frivola e superficiale, in cui tutto è facciata e nulla è sostanza. Allontanato quindi Elijah e pubblicato il suo articolo sulla notte folle, Hannah festeggia con una cena (non vogliamo immaginare cosa abbia cucinato) invitando le sue amiche, compresa Marnie che lei spera non venga (che fenomeno), e questo crea la situazione per un ennesimo scambio di acidità e mezze parole non dette tra le coppie e tra il gruppo.
Lontano dall’appartamento di Hannah, si svolge l’altro spezzone di racconto: quello dedicato a Jessa e Thomas-John. La scusa è la più classica, della visita dei genitori con la solita e scontata imbarazzante cena, in cui si dimostra ancora una volta come anche Jessa sia egoista e vuota, incapace di adattarsi a chi ha di fronte, ma solo capace di mantenere la sua immagine di donna avventurosa e libera, immagine divertente una prima volta, ma successivamente monodimensionale e inconsistente.
Un episodio più convincente di altri, dove spesso aveva fallito in questo stralcio di prima stagione Girls, ossia nel non raccontare nulla, questa volta fa un passo in una direzione che sembra una trama e non dei fatti casuali che si sovrappongono. Le capacità della Dunham sono indiscutibili, regia, fotografia, musiche e capacità di tratteggiare i personaggi (quando ne ha voglia) ci sono, ma continuo a pensare che si piaccia forse un po troppo artisticamente (sembra Hannah alla fine) e che le interessi più come racconta rispetto a cosa racconta. Spero che questo episodio sia un passo verso una qualche direzione e non il solito momento dimenticabile in fretta.