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Gilmore Girls: A Year in the Life: Recensione di Winter

Where you lead, I will follow. (Carole King)

Quante volte capita, soprattutto nei cambi di stagione o a ridosso delle festività, di ritrovarsi circondati da scatole e scatoloni pieni di vestiti ed oggetti che per un periodo di tempo abbiamo quasi dimenticato di possedere. Quando arriva l’inverno non vediamo l’ora di tirare fuori quella vestaglia di pile rosa, calda e confortevole, in cui ci nascondiamo nelle sere più fredde, quel cappellino buffo con cui  primo strampalato lavoro a maglia, quella lunga fila di lucine a forma di stelle con cui decoriamo lo stipite della porta di casa, quella palla di vetro con una slitta ed un castello così sproporzionati tra loro che la prima è grande il doppio della seconda. Eppure, quando capovolgiamo e sbatacchiamo quella sfera, con un impeto degno di un wrestler, i fiocchi bianchi sintetici che riempiono l’aria sembrano quasi reali. Ad un tratto, si compie una specie di magia ed è come se sentissimo veramente l’odore inconfondibile della neve.

Gilmore Girls: A Year in the Life
Photo by Saeed Adyani/Netflix/Saeed Adyani/Netflix

Sono passati nove inverni dall’ultima volta che abbiamo visto Stars Hollow, eppure sembra che il tempo si sia fermato. Gilmore Girls: A Year in the Life parte proprio da lì, dal centro di quel globo di vetro perfetto che è l’immaginaria piccola comunità del Connecticut. È inverno, la neve caduta nella notte ha ricoperto con un sottile manto la cittadina. Seduta sulle scale del gazebo ritroviamo Lorelai, con l’immancabile tazza di caffè nelle mani, ad annusare l’aria ed attendere l’arrivo di sua figlia Rory che non vede da mesi. Basta uno scambio di battute – come sempre velocissime e sagaci – e un giro di corsa tra le botteghe a riaccendere le luci sulla vita di questa insolita coppia madre – figlia.

In un momento ci accorgiamo che il tempo è davvero passato. Gli orrendi telefoni a conchiglia hanno lasciato il posto (quasi tutti) ad accessoriati smartphone, Taylor ha tempestato la città di cartelloni in cui invita tutti ad accogliere la sua proposta di installare una rete fognaria, Zach ha avuto un lavoro fisso e indossa tutti i giorni la cravatta, Kirk ha avviato una nuova attività di car sharing e porta a passeggio un porcellino, Paris è diventata la Pablo Escobar della fertilità, il marito di Michel – Frederick – vuole dei figli. Gli abitanti di Stars Hollow sono cresciuti, cambiati. O forse no.

Perché, per quanto possiamo ridipingiamo più e più volte le pareti di casa, sostituire gli elettrodomestici ormai andati con gadget super tecnologici, spostare i mobili e comprare nuove tazze del caffè, quel luogo che chiamiamo casa rimarrà sempre lo stesso. Magari un po’ più affollato di scatole in cui conservare quelle cose a cui proprio non possiamo rinunciare.

Gilmore Girls: A Year in the Life
Photo by Saeed Adyani/Netflix/Saeed Adyani/Netflix

La prima scatola è dedicata alle persone care che non ci sono più. Le foto, i libri, le mazze da golf, i maglioni preferiti e tutti quei ricordi – belli e brutti – che ogni volta che si affacciano alla nostra vista ci fanno diventano gli occhi rossi e ci riempiono il cuore di malinconico amore. La seconda è per chi è momentaneamente assente, per tutti quegli amici che aspettiamo che ritornino, mentre proviamo maniacalmente a mantenere in ordine le loro cose. La terza è piena di accessori, bigliettini di visita, ticket aerei, indumenti intimi e gonne a ruota che spostiamo da un appartamento all’altro, da una città all’altra, ma che periodicamente ritornano a popolare la stanza da letto in cui siamo cresciuti. Quel pezzo di mondo che non cambierà mai e tra quelle pareti ci sentiamo al sicuro come in nessun altro posto.

Winter, il primo capitolo di Gilmore Girls: A Year in the Life, è come aprire la porta di casa dopo una lunga e fredda giornata. Ti siedi sul divano di fronte al camino e inizi a rovistare, ad una ad una, nelle scatole che riempiono il tuo soggiorno. Partendo da quella più vecchia fino ad arrivare alla più recente, ricostruisci gli ultimi anni della tua vita e dei tuoi cari. L’articolo del New Yorker su quell’eccentrica donna che ora vuole che tu scriva la sua biografia, il fidanzato di tua madre che finalmente si è trasferito a casa vostra dopo anni e anni di tira e molla, i tuoi di amori, vecchi o nuovi, distratti o consapevoli, il funerale di tuo nonno e il grande vuoto che ha lasciato nella vita di tutti.

Più vai avanti più il cuore ti si riempie di gioia, dolore, amarezza, serenità, tristezza, allegria. E pensi che dovresti farlo più spesso. E sai, sei perfettamente convinta che ogni volta sarà bello come la prima.

VOTO: 5/5

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Valentina Marino

Scrivo da quando ne ho memoria. Nel mio mondo sono appena tornata dall’Isola, lavoro come copy alla Sterling Cooper Draper Price e stasera ceno a casa dei White. Ho una sorellastra che si chiama Diane Evans.

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