
Gilmore Girls – A Year in Life: Recensione di Spring
Il sapore dell’attesa, nel bene e nel male, è un sapore dolceamaro. Che lo si voglia o meno saremo sempre parzialmente delusi o parzialmente soddisfatti di qualcosa che abbiamo a lungo aspettato. Nel caso di Gilmore Girls questa attesa – e il conseguente esito del loro ritorno grazie alla generosità di Netflix (e ad una campagna pubblicitaria forse un filino eccessiva) – è stata premiata da un tiepido sorriso e qualche situazione comica in onore dei bei vecchi tempi. Ma nulla di più, purtroppo, come mi spiace affermare dopo aver visto il secondo dei quattro mini-film di questa produzione.
La lunghezza eccessiva della Primavera, con tanti abiti a fiori ed una frizzante Emily Gilmore

La prima grande pecca di questa produzione – togliamoci il cerotto prima, in modo da poter poi passare a parlare di cosa ci ha maggiormente entusiasmato di questa primaverile Stars Hollow – è la sua lunghezza. Un’ora e mezza per episodio è tanto, troppo se il contenuto non si discosta di un millimetro da quello che era per le proverbiali puntate da quaranta minuti. Lorelai e Emily sono sedute su un divano, il silenzio che “dice più delle parole” per almeno metà dell’episodio. Lì dove poteva essere qualcosa di autentico, la loro scenetta si riduce a un noioso rintocco tra le scene, anch’esse stirate al massimo.
Dispiace dirlo ma, al di là delle protagoniste e degli abiti floreali di Lorelai (è legale averne così tanti? Posso rifarmi l’armadio così anche io?), le vere protagoniste dell’episodio sono Emily e Paris, rispettivamente Kelly Bishop e Liza Weil. I personaggi che forse con poca cautela potremmo catalogare come “secondari” sono in realtà la luce di questa seconda parte di Gilmore Girls: A Year in Life.
Da una parte Emily e la sua crisi da post-Richard. Abbiamo visto la perfetta armonia con cui i coniugi Gilmore hanno trascorso la loro esistenza ed è solo giusto che Emily sia un tantino persa dopo la morte del marito. È giusto che stia cercando un modo per trovare una nuova direzione alla sua vita, che sia attraverso la terapia o le pulizie di primavera. Da oggi in poi le mie pulizie seguiranno il metodo Emily Gilmore: se non dà gioia, va buttato! Che poi tutto quello che ho in casa tenda a darmi gioia è un problema di domani.
La sua cameriera, poi, con la baraonda di familiari e bambini al seguito, è solo un’altra ennesima manifestazione del disagio e del cambiamento della matriarca delle Gilmore. Emily, che cambiava cameriere ogni dodici ore, è ora non solo disposta a perdonare una cameriera il cui linguaggio non sa neppure comprendere (ne ha liquidate per molto meno!) ma persino ad assumere i suoi familiari e lasciare dei ragazzini scorrazzare per casa.

La stessa forzatura verso un rapporto con Luke, con i soldi lasciati da Richard per il suo franchise nuovamente tirati in ballo, è un modo per sentirsi vicina a suo marito. Un marito difficile, impossibile da dimenticare. Soprattutto quando il suo faccione occupa metà della parete accanto al caminetto del salotto. Il percorso di Emily, che senz’altro avrà degli altri sviluppi nel corso dei prossimi episodi, non fa che mostrarci una crescita di questa donna che tanto ha già sopportato ma, forse, è pronta ad essere più gentile e disponibile, anche se solo con degli immigrati clandestini che le scorrazzano per casa!
L’ago smagnetizzato della moralità delle Gilmore Girls, Logan e le scale della casa di Paris
Un personaggio che sta regalando parecchie delusioni in questo revival di Gilmore Girls – e dispiace dirlo – è proprio Rory. Come una persona più saggia di me ha detto, quello che ha sempre distinto Rory da sua madre era la sua moralità. Rory era quella responsabile, quella patita delle regole e incline a rispettarle ad ogni costo. Quella che ci troviamo davanti non è Rory Gilmore ma piuttosto una grottesca versione di una sua sosia. Una Rory che accetta un lavoro qualsiasi purchè sia per GQ, una Rory che passa il suo tempo con ragazzo fidanzato (anche se si tratta di Logan, quindi io approvo a prescindere), una Rory che accetta aiuto da un uomo per odia. Una ragazza talmente presa da se stessa che si presenta a un colloquio con l’arroganza di qualcuno che pensa di essere invincibile. No, non ci siamo proprio.
Al contrario Paris è un personaggio che amavo e continuo ad amare. È la donna in carriera con i soliti complessi tipici della sua personalità. Malgrado sostenga che i suoi figli la odino, è dolcissima con loro, nonostante Doyle sia ormai il suo ex marito e i due siano arrivati ad un punto di rottura. Una Paris mamma è strana ma stranamente adeguata.
La reunion della Chilton, con un non-necessario cameo di chi chiaramente non è Chad Michael Murray, brilla proprio grazie alla bionda amica di Rory, a cui viene offerto un lavoro nemmeno fosse il messia degli insegnanti sceso in terra. Proprio questo non mi piace di lei, come lo stesso preside sottolinea: una come lei, con le mille risorse che ha e ha avuto, è ancora senza una fissa dimora e senza un chiaro sentiero davanti a se. La cosa fa male al cuore!

Continuano infine a vedersi delle piccole crepe nel rapporto tra Luke e Lorelai. La stabilità che ci hanno fatto credere fosse così scontata, dopo tanti anni è minata da mezzi segreti e piccole sfumature. Lei non gli dice di aver continuato la terapia senza sua madre, come non gli aveva detto di volere un bambino anche se lui era reticente (era evidente!) e lui le mente sulla sua giornata con Emily e la ricerca di luoghi in cui espandere il suo franchise. Insomma, già che ci siamo vogliamo fingere di essere due sconosciuti?
Un episodio di Gilmore Girls: A Year in Life che, mi spiace dirlo, è troppo lungo per gli standard della serie, per la sceneggiatura e la trama raccontata. I personaggi restano l’unica parte realmente plausibile dell’episodio e l’unico motivo per cui sembra valere la pena continuare la visione. Ci siamo aspettati troppo da questo revival? Con un brivido di paura comincio a temerlo, purtroppo.
Note sparse a fine episodio:
La mamma di Lane, la signora Kim, è sempre meravigliosa. Ora ha anche la schiera di piccole “Lane” a cui insegna a cantare. Magnifica!
Logan si sta per sposare, Rory lo sa e continua ad andarci a letto (dimenticandosi di Paul). Amiamo Logan ma, fossi in lei, amerei prima me stessa. Insomma, che diavolo…?
Emily che indossa un paio di jeans è una visione insieme raccapricciante e brillante al tempo stesso.
L’assenza di Sookie è evidentemente dovuta alla tardiva richiesta per Melissa McCarthy di unirsi al revival. La sfilza di cuoci/cuoche peggio delle segretarie di Miranda Pristley non so se fosse davvero necessaria.
Meechum Huntzberger è sempre un dispiacere.
Michelle ha un marito. Dopo tanti anni in cui la Palladino ci ha volutamente tenuti all’oscuro, abbiamo una conferma sulla sessualità di Michelle.
La casa gigante di Paris – che lei odia – è stata una ciliegina sulla torta. Non so perchè ma l’ho adorata e basta.
VOTO: 3/5
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