
Game of Thrones: Recensione episodio 5.07- The Gift
“Love is the death of duty”- Aemon Targaryen
Con queste parole lo scorso anno, mastro Aemon aveva messo in guardia Jon Snow su quanto avrebbe dovuto sacrificare per difendere la barriera. Esse ritornano alla mente durante tutto questo settimo episodio, e non è un caso visto che “The Gift” mette in scena anche la morte dello stesso Aemon. Unire l’amore e il dovere ponendo l’uno esclusivo rispetto all’altro è il filo rosso che pare unire buona parte dedgli eventi raccontati questa settimana, e in modo abbastanza nuovo per la serie è possibile intravedere anche dei lampi di romanticismo.
L’amore fraterno di Sam e Jon che anche se separati non sono mai distanti grazie al fido “Spettro”, e quello tra i due Targaryen che riempie i ricordi di mastro Aemon prima di morire. L’amore malato di Ramsay Bolton per il padre e la voglia di non essere più solo un bastardo. Un sentimento così forte che muta in accecante bisogno di potere e controllo e nel caso del suo rapporto con Sansa, in terrore. Il suo personaggio si fa sempre più interessante ad ogni episodio, riuscendo a non deludere mai e a non annoiare o essere prevedibile e la volontà degli autori di mettere da parte Sansa e concentrarsi su di lui è da apprezzare quanto meno per il risultato finale da brivido.
L’amore per la propria missione porta Stannis a continuare a marciare sempre avanti verso la vittoria o la sconfitta, ma sempre “oltre”, e questo prevede il sacrificare sua figlia e tutti i suoi uomini e le sue energie. L’inverno è arrivato, come e quando finirà e chi siederà sul trono sono per Stannis non interrogativi ma obiettivi da perseguire.
L’amore più forte, quello di una donna per i suoi figli e nipoti. Quel sentimento che coinvolge due donne, due regine su fronti opposti che vogliono una sola cosa:
Ed infine l’amore puro, quello candido che non teme niente e nessuno, quello di Sam e Gilly che si concretizza dolcemente in una scena che ribalta le parti canoniche della “damigella indifesa”. Sam così insicuro e riflessivo, così pacato e sentimentale da sembrare quasi la parte femminile della coppia. Nuovamente GOT riesce ad essere interessante e particolarmente originale quando si tratta di generi e di stereotipi da abbattere, era già successo con Jamie e Brienne e nuovamente accade con la fiera e forte Gilly e il pauroso Sam.
Esclusa la parte dedicata ai Bolton, questo settimo episodio porta avanti la trama in maniera scolastica, dimostrando ampie carenze nella parte di narrazione che vorrebbe un tocco di originalità e sorpresa. Nonostante ad oggi questo sia forse uno degli episodi più densi di avvenimenti da inizio stagione, non è possibile rimanere stupiti perché quasi tutti gli eventi narrati sono telefonati e abbastanza prevedibili. Ed il “previously” inserito da un po’ di tempo ad inizio episodio non aiuta in questo senso. Una carenza generale di fuochi d’artificio, di invenzioni narrative intelligenti, di scene forti, di momenti di pathos elevato, mancano monologhi interessanti e scene girate con cura. Manca l’epica. Anche la regia quest’anno non ha personalità, pare seduta e incapace di inquadrature e movimenti di camera interessanti. Che gli sceneggiatori siano talmente tanto innamorati della serie da essere incapaci di fare il loro dovere?
Good Luck!
Angolo della Vipera:
–Non parliamo nemmeno della parte con le vipere e Bronn che è stata completamente fine a se stessa e alla fantasie maschili.
–Si però Sansa la stanno graziando… due lividi con il trucco e basta… io ricordo signorine prese a balestrate nei denti.
-Gli sguardi malati di Iwan Rheon meriterebbero dei premi da soli…
– Jamie ha una figlia adolescente… forse un po’ l’incesto lo rimpiange.
–Tyrion che convince il mercante di schiavi che lui e Jorah sono un duo (comico) è forse la parte più divertente di tutto l’episodio.
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