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Game of Thrones: Recensione dell’episodio 6×09 – Battle of Bastards

L’episodio nove di Game of Thrones è ormai l’episodio più temuto e, al contempo, il più atteso dell’intera stagione. In un modo o in un altro è l’episodio che sappiamo essere in grado di regalarci un’epicità indiscussa. Che si tratti di una battaglia o di una morte inattesa. In questo caso l’episodio, a differenza di quello che era accaduto l’anno passato, fa una scelta saggia e si concentra su due storyline che necessitavano una risoluzione più di qualsiasi altra nello show. Non è un caso che i due personaggi chiave di ciascuna siano, rispettivamente, Jon Snow da una parte e Daenerys Stormborn dall’altra. Ghiaccio e fuoco, fuoco e ghiaccio.

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Il pugno di ferro della Madre dei Draghi

Game of Thrones 6×09 – Credits: HBO

Dopo essere tornata a Mereen, la giovane Targaryen ha trovato una città prossima alla rovina, sul punto di cadere per mano di quegli stessi Padroni che tanto si era impegnata a combattere. Malgrado la logica le dica di puntare il dito contro Tyrion, è innegabile come quest’ultimo sia riuscito a mantenere la pace in una città tutt’altro che pacifica. Il tutto trovando un percorso alternativo con la sua retorica e conoscenza del genere umano che, bisogna ammetterlo, è parecchio estesa.

Daenerys riprende il controllo in un batter d’occhio – forse è davvero troppo veloce e sbrigativo il modo in cui ci riesce, ma non di meno efficace. I draghi (che si liberano dalla cripta come se fosse fatta di marzapane) sono la chiave per bruciare la flotta dei Padroni e Verme Grigio taglia la gola ai capi di quella stessa ribellione che, in questo modo, diventano l’esatto opposto di quello che speravano. Non sono loro la rovina di Daenerys Stormborn bensì il monito che scoraggerà i suoi nemici dal tentare di ostacolarla in futuro.

Due regine di fatto finalmente unite

Game of Thrones 6×09 – Credits: HBO

Non è la battaglia contro i Padroni, tuttavia, quello che rende interessante Mereen, in questo episodio. Diciamocelo, di Daenerys che vola in giro con i draghi e racconta che un giorno (molto molto lontano) si riprenderà quello che è suo di diritto ne abbiamo le scatole piene. Quello che ci diverte è invece l’atipico quadretto di Tyrion, Yara, Theon e la stessa Danaerys. Pere giunta tutti nella stessa stanza. Come già avevamo immaginato, Yara offre alla regina le sue navi in cambio delle Isole di Ferro.

Fin dall’inizio della stagione era stato evidente come gli autori volessero far emergere i personaggi femminili, mostrandone la forza e l’ardore, la determinazione e l’abilità di affrontare le avversità. Daenerys e Yara trovano subito un common ground.Qualcosa che non dipende necessariamente dal flirt mezzo-riuscito della prossima sovrana delle Isole di Ferro. Sono entrambe figlie di padri spietati, meritevoli di molto più di quello che hanno avuto dalla vita e con abbastanza determinazione per prenderlo da sè.

Le navi portate a Mereen sono un tenue bagliore di speranza. Che Daenerys si decida per davvero a salpare verso Westeros? Date le premesse ci aspettiamo di vederla cambiare nuovamente idea e decidere di riprendersi la Baia degli Schiavi: tanto per i Sette Regni c’è sempre tempo, no? E’ solo un regno dilaniato da guerre civili, guerre di potere e la minaccia di una religione che potrebbe rendere la monarchia un mero giocattolo della fede. Si, in fondo non c’è fretta.

La battaglia di Winterfell (che stavamo aspettando)

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Game of Thrones 6×09 – Credits: HBO

Quello che tuttavia ha reso questo episodio degno del “wow” finale non è stata Mereen ma Winterfell. Parliamo della Battaglia dei Bastardi che non solo ha mantenuto le aspettative ma è riuscita ad andare oltre, superare anche quelle ottimistiche promesse che, generalmente, un nono episodio porta con sè.

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Il primo incontro tra i due bastardi è un incontro di scherma verbale. Un duello con stoccate e affondi che mirano a intaccare i sentimenti l’uno dell’altro. Ramsey usa volutamente la parola “bastardo” nel sottolineare che lui, a differenza di Jon, può fregiarsi del nome della sua famiglia. Un onore, dal momento che Jon Snow non potrà mai farlo. Sansa è l’unica a non cadere nelle trappole di Ramsey ed è quella che, come una Sibilla, gli preannuncia che domani morirà. Una profezia che, naturalmente, si compirà proprio per mano di Sansa.

Immobile, lapidaria e bellissima Sansa Stark

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Game of Thrones 6×09 – Credits: HBO

Al di là degli uomini che combattono la battaglia – ai quali arriverò tra un attimo – vorrei soffermarmi per un solo secondo sulla figura di Sansa. Sansa Stark è stata la persona più sfortunata (#maiunagioia, se preferite) dell’intero show. È stata costantemente vittima delle circostanze e mai abbastanza forte da prendere in mano se stessa e il proprio destino. Ma non stavolta.

Stavolta Sansa non solo è padrona di sè, ma è artefice della propria vendetta. È diretta responsabile prima della vittoria di Jon, grazie all’aiuto dell’esercito di Nido d’Aquila – a cui aveva scritto per chiedere rinforzi qualche episodio fa – e poi della morte di Ramsey. Quest’ultimo lo fa sbranare dai suoi amati mastini, digiuni da sette giorni.

Sansa non distoglie lo sguardo mentre fissa l’uomo che odia con tutta se stessa venire ridotto in brandelli. Bellissimo è il fantasma del sorriso che le aleggia sulle labbra, mentre si allontana, è in realtà la presa di coscienza e la realizzazione di aver raggiunto il proprio scopo. Dopotutto è consapevole di aver ucciso Ramsey e di essere, ancora una volta e per sempre, Sansa Stark.

Jon Snow vs Ramsey Bolton

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Game of Thrones 6×09 – Credits: HBO

Arriviamo infine alla battaglia. Non so nemmeno come approcciarmi a descrivere l’epicità di questo scontro. Si tratta di un conglomerato di reale e digitale talmente perfetto da rendere impossibile distinguere chi sia autentico e chi sia, al contrario, prodotto del computer. Dopo essere caduto nella trappola di Ramsey, che uccide il povero Rickon davanti ai suoi occhi, Jon fa esattamente quello che il suo avversario si aspetta che faccia: carica contro di lui, finendo nel tiro degli arcieri e quindi per terra.

La scena di Jon Snow che sguaina la spada mentre la cavalleria carica contro di lui è forse uno dei migliori momenti dell’intera serie e, come confessato dagli stessi autori, fatta interamente dal vivo, con cavalli che caricavano contro il povero Kit Harrigton, lì fermo in mezzo al nulla. L’intera battaglia si snoda secondo il singolo punto di vista dell’ex Lord Commander, che si muove in una folla di uomini e cavalli, un’orda di amici e nemici difficili da distinguere in cui, progressivamente, perde non solo la concezione di ciò che sta facendo, ma anche la concezione di se stesso. Jon Snow combatte, contro la stanchezza e il dolore, ricoperto di sangue, di terra e di sudore, un demone risorto dagli inferi, un angelo vendicatore.

Finalmente a casa, finalmente a Winterfell

La battaglia prosegue con toni brutali, fino addirittura ad accumulare una muraglia umana di cadaveri (scena che ho trovato incredibilmente macabra e disturbante) e arrivare al momento in cui tutto sembra perduto, quello in cui il resto dell’esercito di Ramsey circonda con una falange oplitica i sopravvissuti di quello di Jon Snow.

È una scena che terribilmente ricorda quella stessa falange oplitica romana che aveva accerchiato i cartaginesi, prima di passare a fil di lancia uno dopo uno gli avversari dell’Impero. E’ un evento storico, con un finale già scritto, a differenza di quello che accade in questo caso, dove l’esercito di Ditocorto – in pieno stile Signore degli Anelli – piomba dalla montagna al momento troppo opportuno e salva tutti. Possiamo solo immaginare cosa vorrà Ditocorto in cambio di questo aiuto.

La vera forza del personaggio di Jon Snow, la sua brutalità e rabbia, non emerge tuttavia che fino a quegli ultimi, strazianti minuti, quelli in cui torna – per la prima volta da quando l’aveva lasciata con Ned, tanto e tanto tempo prima – a casa sua, a Winterfell. L’intero episodio ruota proprio intorno al desiderio di tornare a casa, il desiderio di tornare a quel briciolo di felicità e gioia che nessuno degli Stark è stato davvero in grado di provare da quando Re Robert ha chiesto a Ned di diventare suo consigliere. È un animale quello che si avventa contro Ramsey, ma è un uomo quello che ferma il proprio braccio dal colpirlo un’ultima decisiva volta, consapevole che quell’onore e quel diritto spetta a nessuno tranne che a Sansa.

Con l’episodio 6×09 di Game of Thrones tocchiamo vette altissime

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Game of Thrones 6×09 – Credits: HBO

Un episodio ricco, intenso, dinamico, che supera nettamente le aspettative che ci avevano guidato fino a questo momento. I personaggi in scena si muovono secondo uno schema di logica e umanità, guidati ora dall’istinto di sopravvivenza e ora dalla mera necessità di raggiungere il proprio obbiettivo, che sia la morte del proprio nemico o un’alleanza per scopi futuri. Non mancano affatto gli altri personaggi, che di certo avrebbero rovinato la continuità della narrazione, al contrario fluida e specifica. Epicità è la parola giusta per questo episodio e, naturalmente non poteva che essere epico l’episodio nove della sesta stagione di Game of Thrones.

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Kat

Cavaliere della Corte di Netflix e Disney+, campionessa di binge-watching da weekend, è la Paladina di Telefilm Central, protettrice di Period Drama e Fantasy. Forgiata dal fuoco della MCU, sogna ancora un remake come si deve di Relic Hunter.

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