
Game of Thrones: Recensione dell’episodio 5.10 – Mother’s Mercy
Il fatto che io sia rimasto a lungo frastornato e stordito da ciò che ho visto è un buon segno, significa che Game of Thrones, quantomeno in questo finale, come in altri episodi di quest’ultima parte di stagione, è riuscito a stupirmi e questo significa che i colpi di scena e le scelte narrative sono state azzeccate. Il fatto che io sia incerto di che ordine dare alle cose, invece, non è un buon segno, significa che di storie ce n’erano tante, forse pure troppe, la carne al fuoco che Game of Thrones ha messo, letteralmente o no, è diventata esagerata. Certo, so che è un romanzo corale, con molti personaggi, ambientazioni, un intero mondo, e per questo è complesso, ma i tempi della narrazione televisiva sono fatti in un certo modo e non è che solo perché una cosa funziona in un libro allora debba funzionare anche in televisione allo stesso modo.
Per spiegare meglio questa osservazione basta pensare al minutaggio che ogni storia ha ricevuto in questo finale, che come da tradizione dovrebbe portare a conclusione buona parte delle cose aperte: pochi minuti ad ognuno a fare un ora di tv. In questo modo si rischia di dare poca importanza a tutto e, anche se gli avvenimenti sono stati significativi in quasi ogni storia, ho vissuto un po’ di indigestione e quello che gli antichi latini chiamavano horror vacui (ossia il riempire una composizione artistica in ogni suo centimetro con figure, senza lasciare uno spazio vuoto).
Un finale con luci ed ombre, insomma, o forse sarebbe meglio specificare che il finale è sostanzialmente sbilanciato sulla luce, mentre la costruzione della storia in sé presenta più lati oscuri.
Mother’s Mercy non si risparmia, anche per quanto detto sopra, e già dai primi minuti ci butta nella mischia, portando a conclusione la parte dedicata alla guerra tra Stannis e i Bolton. Nelle settimane precedenti a questo episodio avevo letto molti commentatori che dicevano che, essendoci stata la battaglia di Hardhome, non avremmo visto in questa stagione la battaglia di Winterfell.
Stannis viene ucciso da Brienne (off screen, sarà morto?) in un esecuzione che mi ha ricordato molto i modi di Ned Stark (e se fossi in Brienne toccherei ferro) dandogli il destino che aveva mostrato di meritarsi, così come s’era meritata una giusta corda al collo sua moglie pochi minuti prima. Melisandre invece se la squaglia come la neve, appena capisce che il suo Dio del Fuoco esaudisce qualche desiderio ma è anche un simpatico burlone, che a desiderare troppo qualcosa poi ti convince che era meglio stare un po’ più umili.
Durante la non vista battaglia di Winterfell qualcosa si muove anche nel versante Sansa, che, salvata da un redivivo orgoglio di Theon, in versione più Gollum del solito, la salva da una freccia ma poi decide di accompagnarla in un salto che non promette nulla di buono. Non sono così convinto di cosa succederà (tanto per cambiare l’hanno messo off screen) ma a saltare dalle mura di Winterfell, pur con tanta neve sotto, qualche problema all’atterraggio potresti trovartelo. Effettivamente preferirei sapere che questa sia stata una consapevole scelta di suicidio come unica via di fuga dalla vita che li avrebbe attesi ora che i Bolton avevano sconfitto Stannis.
Quello sicuramente fatto peggio in questa stagione è stato Dorne che è stato tutto un po’ all’acqua di rose fino a poco dalla fine, per poi regalarci una morte abbastanza telefonata. Il bacio di Ellaria già non lasciava dubbi di sorta, su una donna che nessuno può aver mai creduto che abbandonasse la vendetta; la successiva confessione di Myrcella a Jaime sul fatto che ha sempre saputo ed è contenta di averlo come padre hanno dipinto a caratteri cubitali la parola MORTE sulla sua fronte. Tutto un po’ sciattino in fin dei conti.
Ma ora ci siamo lasciati i due punti forti del finale: Kingslanding e la Barriera. La capitale era stata un po’ messa da parte dopo l’arresto di Cersei e in generale quest’anno l’attenzione si è spostata maggiormente in altri luoghi, ma la confessione, parziale, della Regina Madre e soprattutto il successivo supplizio sono stati maestrali e Lena Headey si è superata con un interpretazione a tratti fiera, a tratti dolorosa,
Ma se questo poteva essere un epilogo, ci aggiungiamo nei minuti finali la parte alla Barriera, che mai come quest’anno è stata fondamentale ed è degna chiusura di una stagione che, a dire il vero, è stata forse troppo altalenante. A Castle Black succede quello che non ti aspetti: nel rifacimento della congiura contro Cesare in Senato nell’antica Roma, questo moderno Cesare, Jon Snow, viene attirato con una scusa nel piazzale del castello e circondato dai congiurati viene pugnalato da ognuno, fino a giungere al novello Bruto, il giovane protetto di Jon, che con occhi piangenti accoltella il suo ex protettore che negli occhi ha invece impressa la frase “Quoque Tu, Olly”, mentre esala il suo ultimo respiro proprio dove stava Ygritte. La scena dell’agguato a Jon è intensa e inaspettata, violenta e dolorosa, vorrebbe provare forse a rievocare i fasti del Red Wedding, anche se non ci riesce a pieno, come carico emotivo, forse perché siamo più scafati ormai, ma resta sicuramente una scena di grande impatto. Sarà poi morto Jon? Ce ne portiamo di dubbi nella prossima stagione insomma.
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5.10 - Mother's Mercy
Stordente
Valutazione globale
ma siete proprio sicuri sicuri che il detto è “i leoni festeggiano sui cadaveri dei cani, pensando di avere ottenuto una vittoria, ma i leoni restano leoni e i cani restano cani”?
ahahahah…. grazie.. mi si devono essere incrociati scrivendola e non me ne sono accorto… è evidentemente il contrario.. non avrebbe nessun senso altrimenti 🙂
Correggo, grazie
😉