
Game of Thrones: recensione dell’episodio 5.04 – The Sons of Harpy
New entry in sala di scrittura, dove fa il suo esordio Dave Hill, promosso da semplice attendente a ranger-writer di questa quinta stagione.
È lui che dobbiamo ringraziare (oppure no?) per questo episodio coinvolgente, avventuroso ma anche piuttosto strampalato. E per averci tolto l’unica figura paterna rimasta in questo show: SIR BARRISTAN NOO!
Quello scambio affettuoso con la Khaleesi, quella passeggiata spensierata nelle peggio vie di Mereen e quella faccia da martire che faceva tanto Sean Bean vs. Uruk-hai, presagivano una cosa sola: tragedia. E tragedia è stata, a dimostrazione – se ce ne fosse ancora bisogno – che ormai serie e libri seguono binari diversi (scemi noi a leggerceli tutti, non si è mai al sicuro da una pugnalata a tradimento).
Se siamo tutti d’accordo nell’escludere Littlefinger quale nuovo Pater familias di riferimento, possiamo piangere sommessamente e sperare che l’eroica morte di Sir Barristan serva almeno a riportare Friendzone nelle grazie di una sempre più impanicata Khaleesi.
Perché un episodio strampalato: da un lato la narrazione è ormai ripartita in una serie di buddy movies, a tratti entusiasmanti per carità, ma non particolarmente originali. Dall’altro lo spaccato sociale con i Black Bloc di Meereen e i fanatici del Culto dei Sette, fanno prudere le mani come neanche una puntata di Report, e introducono temi che hanno sempre meno a che vedere con il gioco del trono (di Westeros). Messi in stand-by i draghi, gli zombie e pure i metalupi, questa stagione sembra più impostata su trame politiche e religiose da oscurantismo medievale, che sull’universo fantasy che tanto ci piace.
Di positivo c’è il buon ritmo. Non mancano gran colpi di scena (“You know nothing Jon Snow”), mentre la solita dispersività delle location viene compensata da temi comuni discussi tra i personaggi: Jon indirizza una lettera a Lord Bolton, contro cui Sansa sta tramando in attesa dell’invasione di Stannis. Nelle cripte di Winterfell invece, Littlefinger racconta, contemporaneamente a sir Barristan all’altro capo del mondo, la vera storia di Rhaegar Targaryen, questo dio della figaggine incompreso con un debole per Lyanna Stark, sorella di Ned (questa sottotrama è da tenere a mente: chi volesse spoilerarsela può farlo qui, ma poi non me ne voglia).
La coppia in viaggio tra peripezie e comicità è ormai diventata un marchio di fabbrica degli sceneggiatori di Got.
Bronn fa sempre il suo dovere come spalla scanzonata di uno dei fratelli Lannister e, diciamocelo, è anche l’amico a cui puoi confidare un po’ tutto, sgranocchiando un serpente arrosto. Farei notare, però, che a Westeros porta male parlare di morte: facciamo le corna per Bronn, che sogna di morire vecchio, ricco e grasso (=potrebbe non superare questa stagione) e anche per Jaime che vorrebbe andarsene invece tra le braccia dell’amata (quale amata? #teamBrienne tutta la vita!).
La loro prossima tappa sono sì, le grazie di una donna, ma nulla di piacevole. Le figlie illegittime di Oberyn, le letali Sand Snakes, li aspettano infatti al grido di Girl Power!, lancia alla mano e tanta, tanta voglia di impalare qualcuno.
Altra spiaggia, altri buddies. Abbandonato suo malgrado Varys, Tyrion salpa con sir Jorah of the Friendzone, verso Meereen e la sua regina. A differenza dell’avventura di Bronn&Jaime, il loro sodalizio segue la trama dei libri, ma incespica nello spiegone un po’ tirato per i capelli che fa il Folletto sulle sventure di Jorah. Va bene la perspicacia, ma qui è sovrumana.
Ai margini dell’azione rimangono due personaggi in cerca di un senso: re Tommen e la figlia di Stannis. Per il primo, personalmente, ho solo nefasti presagi; la seconda invece potrebbe rivelarsi qualcosa di più della voce della ragione per l’anaffettivo padre. Ormai abbiamo imparato che niente è lasciato al caso, che la libertà di scrittura rispetto ai libri è totale e soprattutto – ma questo lo sapevamo già – valar morghulis. R.I.P. sir Barristan.
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5.04 The Sons of Harpy
buddy movie
Valutazione globale
Continuo a non capire la scelta di montaggio degli episodi…lasciano tutte le scene migliori alla fine, creando degli episodi mollicci, esclusi gli ultimi dieci minuti finali…Boh