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Game of Thrones: Recensione dell’episodio 3.02 – Dark Wings, Dark Words

Ali nere, parole nere. Il titolo del secondo episodio di GOT non avrebbe potuto esprimere meglio il concept della puntata che, in modo comunque corale ma meno ‘affollato’ rispetto alla premiere, si muove in circolo attorno a diversi personaggi.

Game of Thrones 302bL’episodio si apre con la formula di Game of Thrones che preferisco (fra le innumerevoli presenti), quella mistico-magica di cui Bran Stark – a mio parere fra i personaggi più carismatici dello show – è portatore con l’ennesimo sogno premonitore e la presenza ormai consueta del corvo a tre occhi. Attraverso l’incontro con Jojen Reed e sua sorella Meera, apprendiamo che Bran è un metamorfo: ha la capacità, infatti, di spostare la propria coscienza nel suo metalupo, Estate, e quindi muoversi attraverso di lui. Ma non è tutto: Jojen illustra a Bran il potenziale che potrebbe ulteriormente sviluppare, qualora divenisse capace di ‘spostarsi’ non solo in sogno ma anche in stato di veglia, cosa a quanto pare possibile. Inoltre, il corvo a tre occhi significa visione. Visione del passato, del presente o del futuro. Il capitolo dedicato a Bran è fra gli aspetti più belli dell’episodio, proprio per quella dimensione così intima e astratta che il suo personaggio apporta a GOT in mezzo al frastuono del desiderio di conquista. Ed è qualcosa a parte, di veramente meraviglioso. Interessante anche il parallelismo con il metamorfo appartenente all’esercito di Mance Rayder al di là della Barriera, il quale ha visione di corvi morti.

Dunque, fatta eccezione per questo minutaggio e quello dedicato a Theon Greyjoy (prigioniero e vittima di torture da parte di qualcuno evidentemente molto vicino agli Stark…), Dark Wings, Dark Words può senz’altro essere annoverato fra gli episodi al femminile di GOT. Donne diverse, tutte però strappate alle proprie radici e che tentano – ognuna secondo il proprio temperamento – di affrontare l’infausta sorte.

Arya 

La sfortuna di questo meraviglioso personaggio è pari solo alla sua forza d’animo e alla sua intelligenza. L’idea di dirigersi a Delta delle aryaAcque dopo la fuga da Harrenhal per ottenere la protezione di suo nonno (ignara della sua morte), è geniale. L’incontro con la Fratellanza Senza Vessilli, uomini a difesa delle campagne devastate dai lord occidentali, segna una svolta narrativa fondamentale per il vagabondaggio lungo un’intera stagione di Arya, che adesso si trova faccia a faccia con uno dei suoi più acerrimi nemici: Sandor Clegane, meglio conosciuto come il Mastino, catturato dagli uomini di Thoros.

Sansa

sansaL’episodio in questione segna un importante passaggio anche per la maggiore degli Stark. Per la prima volta dopo molto tempo, Sansa torna a essere ingenua. Non lo fa per sprovvedutezza, quanto per disperazione. E’ evidente che il mantenimento di un equilibrio di diffidenza verso chiunque, cosa che l’ha tenuta in vita sinora in quel nido di vipere che è Approdo del Re, inizia a essere estenuante e soprattutto contro la sua natura. L’incontro con Lady Olenna, dalla cui materna premura Sansa si lascia sedurre sin troppo repentinamente, rappresenta il primo vero cedimento psicologico di un personaggio che, suo malgrado, ha dovuto resistere a mille e più angherie. Ciò che mi lascia perplesso, è la reazione di Margaery di fronte agli agghiaccianti racconti di Sansa circa Joffrey: qual è la sua intenzione? Allearsi fintamente con la follia del re per mantenerne il favore? Oppure anche Margaery, dietro quell’aura di perfezione e buone maniere nasconde un inquietante sadismo?

Shae

L’ex prostituta, divenuta il grande amore di quel fantasmagorico personaggio che è Tyrion Lannister, manifesta segni di cedimento a sua volta. Nella premiere l’abbiamo vista intrattenere dialoghi con venature di ambizione, in questo episodio assistiamo alle sue paure infondate, a una gelosia assurda nei confronti di Sansa, e ad accessi d’ira che non le sono mai appartenuti, non in questo modo. Shae è la perfetta incarnazione di ciò che può accadere a un animo sprovveduto in una città come Approdo del Re, luogo torbido e infido che si regge sull’inganno e sortisce malefici fatti non di magia nera ma, molto peggio, di pressione psicologica. Giuro che non ho letto i libri, ma ho un oscuro presentimento (una sorta di corvo a tre occhi…) circa questo personaggio.

Catlin

La confessione di Catlin Stark è sicuramente il perno emotivo della puntata. La donna, turbata dalla morte del padre e da tutti gli avvenimenti terribili che ha dovuto affrontare, decide di dar loro senso colpevolizzandosi. Lei, che non ha saputo amare quel figlio non suo che Ned portò a Winterfell anni addietro, oggi sembra pagare quella colpa perdendo i suoi di figli: fisicamente, com’è accaduto per Arya, Sansa, Bran e Rickon, ed emotivamente per quel che concerne Robb, il quale non riesce proprio a perdonarle l’avventatezza del rilascio di Jamie Lannister.

Brienne 

Lasciatemelo dire: l’accoppiata Brienne / Jamie è cosa straordinaria, e sono sinceramente dispiaciuto che il loro ‘sentiero’ termini qui. brienne-jamieI loro dialoghi sembrano vere e proprie pieces teatrali, merito questo anche dei meravigliosi attori, Nikolaj Coster-Waldau e Gwendoline Christie, che lasciano parlare i loro personaggi semplicemente e con fluidità. La loro alchimia è ben raccontata ed espressa: Brienne è una donna androgina, di Jamie non si può certo negare un fascino che sa di vanesio e femmineo. Brienne è una donna-soldato dallo strettissimo rigore morale, Jamie è sostanzialmente una canaglia senza valore eroico. Brienne ha amato il suo re omosessuale, Jamie ha amato sua sorella, la regina. Due personaggi relegati al confine della ‘normalità’, che si sono raccontati camminando su un sentiero. Una porzione di Game of Thrones indimenticabile.

In sostanza: un episodio dal corpo narrativo più ‘quieto’ rispetto alla (dovutamente) chiassosa premiere, che sa tessere le fila di quella che si preannuncia essere una stagione di grande impatto. Ma non solo: Dark Wings, Dark Words è portatore di svolte narrative fondamentali: il cedimento psicologico di Sansa e sua madre, lo smascheramento di Arya e Jamie, il destino sempre più chiaro di Bran, incarnazione, portavoce del presagio infausto di quella che già dalle prime battute sembra essere una stagione non solo epica come le altre, ma addirittura più dura negli eventi tragici che i corvi già presagiscono.

Antonio Manfuso

Scrittore in erba cresciuto a pane e Twin Peaks per poi trascorrere una spensierata adolescenza con Dawson's Creek e una gioventù variegata fra Prison Break e Lost. Nutre una malsana adorazione per Fringe e per i serial poco ortodossi come American Horror Story. Coltiva passioni europee come il vate Charlie Brooker.

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