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Fringe: la scienza ai confini della realtà

Fringe è la serie più attesa del nuovo autunno televisivo americano. Non c’è da sorprendersi: porta la firma di J.J. Abrams.

Quando una serie è particolarmente attesa, si corre sempre il rischio di rimanere delusi dinnanzi a quello che in fin dei conti non è il capolavoro sperato, ma soltanto un buon prodotto. Questo è quanto accade per Fringe, nuova serie della FOX.

Questo è il rischio che si corre quando “l’uomo dietro le quinte” è uno dei nomi più interessanti ed importanti della serialità attuale: J.J. Abrams, mente capace di creare due piccoli gioielli come Alias e Lost. Con presupposti del genere, la curiosità è tanta, troppa. Quindi Fringe cos’è: il capolavoro sperato, una cocente delusione o un semplice buon prodotto?

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Vediamolo insieme

Partiamo dalla trama semplice quanto potenzialmente intrigante: la giovane agente dell’FBI Olivia Dunham (Anna Torv) collabora con l’eccentrico scienziato Walter Bishop (John Noble, Il Signore degli Anelli) e suo figlio Peter (Joshua Jackson, Dawson’s Creek), un genio scettico che vive in un mondo tutto suo, per risolvere quei crimini di natura paranormale a cui la scienza non riesce a dare una spiegazione.
Nulla di particolarmente originale, quindi, ma ciò non implica che non sia avvincente. Anzi.

J.J. Abrams, insieme ai suoi fidati e solidi sceneggiatori Roberto Orci e Alex Kurtzman (Alias, Transformers), ha la capacità di rendere questo pilot pre-air un meccanismo perfettamente congeniato, un tassello di un puzzle ancora totalmente oscuro per lo spettatore (ma questa non è una novità, visti i precedenti).

Fringe recensione 2.17

Le sequenze d’azione sono ben dosate e perfettamente inserite, i colpi di scena ci sono (anche se alcuni sono particolarmente telefonati), il ritmo è terribilmente incalzante, complice la bella regia di Alex Graves (Journeyman). Il tutto supportato da un ottimo cast perfettamente in parte: l’esordiente e brava Anna Torv ha le physique du role; John Noble padroneggia la scena, rendendo il suo personaggio il più interessante; Joshua Jackson conferma la sua scioltezza attoriale; Lance Reddick (Philip Broyles) riesce a conferire la giusta ambiguità al suo personaggio; infine, l’ottima Blair Brown (Nina Sharp), pur comparendo poco, rende il suo personaggio il più inquietante.

Grazie al cast e ad una scrittura precisa, i personaggi risultano delineati nelle linee generali, nonostante qualcuno venga ancora tenuto nell’ombra (anche giustamente).

Tecnicamente perfetto

Fringe può rivelarsi una vera bomba pronta ad esplodere, grazie anche a tematiche come la fringe science, ovvero “quella serie di controverse teorie o discutibili ricerche scientifiche che si pongono ai confini della corrente principale delle discipline accademiche convenzionalmente riconosciute” (Wikipedia). Una scienza, quindi, ai confini della realtà.

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