Friday Night Lights – prima stagione
Qualche estate fa, era il 2006, apparve sul canale 110 del bouquet Sky, Fox, una serie televisiva dedicata al Football Americano. Arrivò senza clamori con un titolo molto diverso dall’originale, ma nascondeva in sé una qualità straordinaria.
Su suolo italico la serie in questione fu chiamata High School Team, con un titolo che poteva addirittura far pensare ad atmosfere boccaccesche ed irriverenti alla American Pie, ma Friday Night Lights, questo il titolo originale si rivelò di ben altra pasta.
Il protagonista è Eric Taylor (Kyle Chandler), coach dei Dillon Panthers, team di football americano del liceo locale, squadra osannata da tutta la popolazione della cittadina di Dillon, Texas, unica attrattiva per un luogo di provincia da cui chiunque abbia meno di trent’anni vuole fuggire.
Proprio a causa di tutte le aspettative che ruotano attorno ai Dillon Panthers, il compito del coach Taylor è particolarmente difficile, non si tratta solo di allenare una squadra di un liceo, ma dei veri e propri divi in erba, alcuni dei quali sicuramente riusciranno a fare il grande salto nella NFL.
Inoltre il coach deve pure fare i conti con i fan più accaniti della squadra, i notabili di Dillon, pronti a togliergli il posto in caso di sconfitta o in caso la squadra giochi in un modo non gradito.
Tra essi si distingue Buddy Garrity (Brad Leland), titolare della locale concessionaria d’auto, vero sostenitore anche economico della squadra, inizialmente l’uomo che tutti amerebbero odiare, ma che, nel corso della narrazione, subisce un’ottima crescita morale
Friday Night Lights, che prende il nome dal Venerdì sera, momento, in cui si giocano davvero negli Stati Uniti le partite del football liceale, comincia proprio con l’inizio della stagione sportiva, l’attenzione nei confronti della squadra è notevole, è un anno in cui possono giocarsi la vittoria finale, specie perché nelle sua fila gioca Jason Street (Scott Porter), prototipo e luogo comune dell’americano perfetto: bello, sano, educato e, soprattutto un quarterback già conteso dalle squadre del football professionista.
Non a caso, a conferma del clichet che rappresenta, la sua ragazza è a capo delle cheerleader, Lyla Garrity (Minka Kelly), brava ragazza americana tutta scuola, casa e coreografie sul campo.
Eppure la sorte ci mette lo zampino e Jason, per un placcaggio che poteva anche risparmiarsi, si infortuna in modo irreparabile ponendo fine ad una fulgida carriera nemmeno iniziata.
La situazione particolarmente gravosa per una ragazza di diciassette anni, porterà Lyla tra le braccia del migliore amico di Jason, Tim Riggins (Taylot Kitsch), dal carattere opposto al talentuoso quarterback, altro membro dei Panhters, il quale va in campo per dimenticare la sfortuna di una vita senza genitori alle prese con un fratello, che vive ai limiti della legge ed una ragazza che presto lascerà, Tyra Collette (Adrianne Palicki), che non lo capisce e con cui porta avanti una storia solo fisica.
Con l’infortunio di Jason, per il Coach Taylor la situazione si complica e si ritroverà a dover sostituire un futuro e sicuro campione con il quarterback di riserva, il timido ed insicuro Matt Saracen (Zach Gilford), il quale vive con una nonna, Lorraine Saracen (Louanne Stephens), cui accudire, in assenza del padre, soldato in Iraq e della madre, che li ha abbandonati. Sarà molto dura per il coach, ma soprattutto per Matt su cui nessuno conta, neanche lui stesso, tanto che il principale sostenitore della squadra, padre di Lyla, Buddy Garrity, si mette a cercare un nuovo quarterback, ma con risultati disastrosi. Il prescelto è Ray “Voodoo” Tatum , il quale a fronte di un sicuro talento sportivo, contrappone un divismo ed una ingestibilità che vengono mal digeriti dal Coach che lo caccia dalla squadra.
Matt, invece, acquista sempre maggiore sicurezza arrivando risultati apprezzabili, sapendo conquistare la stima del coach, aiutato dal suo amico Landry (Jesse Plemons). Addirittura il timido e nevrotico Saracen trova il coraggio di chiedere di uscire a Julie (Aimee Teegarden), la figlia di coach Taylor, i due iniziano una storia che resterà una delle più romantiche e carine dell’intera serie.
A spronare Matt c’è anche un compagno di squadra, molto più sicuro di sé dentro e fuori dal campo, Brian “Smash” Williams (Gaius Charles), talentuoso running back di colore, che vede nel football l’unico mezzo per affrancare socialmente la sua famiglia, portata avanti unicamente dalla madre, la quale sostiene il figlio, a patto che non trascuri lo studio.
L’abnegazione di Smash sfocia però nell’ossessione nel momento in cui la sua velocità nella corsa sembra diminuire. Il ragazzo, pur di continuare in questa suo percorso di affrancamento sociale, arriverà ad usare mezzo poco leciti che mettono a repentaglio al sua vita: steroidi. Sarà solo l’intervento di Coach Taylor a salvarlo da una squalifica che gli costerebbe i suoi sogni, ma soprattutto dal veleno che gli avrebbe danneggiato la salute.
Intanto Lyla, Tim e Jason arriveranno ad una resa dei conti, giacché Jason scoprirà la tresca tra la ragazza ed il suo ex amico, mentre la sua riabilitazione passerà attraverso la conoscenza e l’amicizia di altri ragazzi, che come lui, si sono ritrovati da un giorno all’altro su di una sedia a rotelle. Emblematico è il suo rapporto con un altro ragazzo, altro ex sportivo, ridotto sulla sedia a rotelle; questi lo sferzerà sino all’ossessione ed anche in modo violento, per fargli capire che al sua vita è cambiata e chi vi si deve adattare, che nulla potrà essere come prima.
Inizialmente Jason tenta comunque di affermarsi nello sport, adattato alla sua situazione di diversamente abile, ma ben presto capirà che il suo mondo non è più lo stesso e dovrà andare avanti se non vorrà impazzire.
A questo punto a Jason non resta che rendersi conto del suo stato e della sua situazione e tentare comunque di mettere il suo amore per il football a servizio della squadra. Coach Taylor lo prende come aiuto allenatore contribuendo alla ricostruzione morale di un ragazzo che poteva andare alla deriva.
Se si volesse incasellare Friday Night Lights in un genere seriale americano, sicuramente lo si potrebbe inserire nel filone dei teen drama, ma la classificazione risulterebbe riduttiva e soprattutto sminuitiva dei meriti di uno show che purtroppo è rimasto di nicchia, ma che racchiude una lettura a più livelli che lo rende fruibile ad ogni età.
Friday Night Lights è un’analisi della vita della provincia americana dei suoi vizi e delle sue virtù, dei suoi tanti pregiudizi sociali e delle angherie piccole o grandi che queste comunità più circoscritte, in cui tutti sembrano conoscere tutti, si scambiano tra loro tra pettegolezzi e mezze frasi.
Il punto di vista principale è quello della famiglia Taylor, sicuramente una delle più progressiste in una comunità cui piacciono poco i cambiamenti, e sarà proprio questa apertura mentale a portare il Coach Taylor, ma soprattutto la moglie Tami (Connie Britton), consulente scolastico del liceo locale, a scontrarsi con il resto della comunità.
Gli autori di Friday Night Lights, per quanto siano presenti le immagini delle partite del venerdì sera, puntano l’accento sulle vite quotidiane dei protagonisti, quasi sempre segnate da conflitti e da tragedie con cui devono condividere ogni giorno: Matt vive con una nonna sempre in preda ad un incipiente demenza, carico di responsabilità enormi rispetto ad un soggetto della sua giovane età, Riggs non sembra veder per lui un futuro, chiuso in una miscela infernale di povertà di mezzi, che lo rende un probabile fallito e lo stesso Smash vive come un’ossessione la sua passione per il football, unica speranza per sé e la sua famiglia.
Per non parlare di Jason Street, la cui trama tiene banco per tutta la prima stagione del teen drama: Street è il prototipo di colui che poteva farcela, ma che il caso ed il destino hanno deciso che la sua storia già scritta venisse cancellata.
Le modalità con cui Friday Night Lights è stato realizzato fanno trasparire un desiderio di racconto realista ai limiti del verismo, per sottolineare il quale i registi hanno rinunziato alla patinatura cui ha abituato il pubblico un certo tipo di teen drama.
Le immagini risultano sgranate e la fotografia è ricca di sfumature ombrate, con colori mai pienamente vivi e scintillanti, realistiche, la macchina si muove nervosamente a sottolineare la drammaticità della maggior parte delle scene che narrano di persone svuotate di ogni speranza che sopravvivono più che vivono, in cui persino l ‘agiatezza economica ed il talento, come quelli di Jason Street o Lyla Garrity non possono tenere lontani tragedie che segneranno per sempre la vita dei protagonisti.
Esiste però un’arcadia, un luogo sacro e mitico ove tutto si azzera, ove tutti si livella, spareggiando i valori: sociali, culturali ed economici.
Il campo, il venerdì sera.
In tale luogo tutti diventano un’unica creatura la cui mente è il Coach Taylor. Matt non è più il timido ragazzo che non parla mai, che passa i sabati sera affianco alla nonna, invece di divertirsi con gli amici, ma diventa il quarterback della squadra, colui da cui dipende il buon esito delle azioni di gioco.
Smash non è solo un afroamericano povero, ma è l’astro nascente del football nazionale, lo stesso Riggs, che fuori vegeta tra una sbronza ed un’altra, tentando non far diventare le sue paure per il futuro un disastroso presente, in campo sa bene quale sia la strada da prendere per arrivare al successo, al touch down che garantirà loro la vittoria.
Lo show sottolinea anche senza patinature la grande pressione che davvero le comunità mettono ai loro giovani ed inesperti campioni, trattandoli da re in caso di vittoria, ma non risparmiando stroncature pesanti in caso di sconfitta a ragazzi che non hanno ancora diciotto anni, ma che soprattutto non hanno l’esperienza per gestire situazioni più grandi di loro, una mole di responsabilità grossa quanto un macigno.
In questo senso è vitale la presenza del Coach Taylor i cui insegnamenti sul campo si tramutano in lezioni di vita: Il coach è la prima persona che i ragazzi chiamano quando hanno un problema, perché è lui a coprire loro le spalle, a dir loro in modo anche veemente quando sbagliano, ma l’unico che non li lascerà mai soli, perché è lui ad avere il playbook ed a sapere sempre come va il gioco , dentro e fuori dal campo.
Friday Night Lights è un percorso di formazione per i protagonisti, i quali, episodio dopo episodio riescono a trasferire nella vita le lezioni imparate in mezzo al campo. Smash conosce la disciplina, Matt la sicurezza in se stessi, Riggs capisce che c’è sempre una strada, così come Jason, che sa che alcune volte non si può tornare indietro e bisogna adattarsi anche ai sogni infranti.
La vera essenza della serie può essere riassunta nel finale della prima stagione. Coach Taylor accetta un’offerta per allenare la squadra di Football di un’università, lavoro più prestigioso e remunerativo, e ciò trapela proprio prima della finale di Stato. I ragazzi si sentono traditi dal loro mentore ed il più colpito è Matt che perde un punto di riferimento paterno. Ciò sembra ripercuotersi in campo, i Mustangs venno su di 26 punti portati avanti proprio da Ray Voodoo Tatum che era stato cacciato da Panthers, ma ecco che il coach ricorda ai ragazzi i motivi per cui sono lì: non è la vittoria che deve motivarli, ma la lotta per essa, la quale può non arrivare, ma se loro combatteranno per la gente che crede in loro e si impegneranno davvero alla fine vinceranno lo stesso.
Inutile dire che dopo un simile discorso le pantere diventano leoni, il timido Matt diventa un leader che sa predente decisioni importanti e cruciali, sua la scelta dell’azione che porterà alla vittoria, mentre Smash si mette a disposizione della squadra rischiando persino una spalla lussata, perché in campo non ci sono due squadre, ma la vita di ventidue ragazzi pronti a crescere yarda dopo yarda conquistate col cuore e l’anima.
Ultima notazione: Friday Night Lights è uscito originariamente in forma di film cinematografico nel 2004, diretto da Peter Berg. Il film riprende molto bene le tematiche che sono state poi approfondite nella serie televisiva, cn un finale molto divers, che però resta fedele allo spirito per cui è nato Friday Night Lights. Del cast della serie sono presenti Connie Britton e Brad Leland, ma non interpretano i medesimi personaggi. Il film resta consigliato a chi voglia avvicinarsi alla serie ed anche a chi h amato lo show televisivo.