
Frequency: Recensione dell’episodio 1.01 – Pilot
In una stagione un po’ moscia per quel che riguarda le nuove serie (a parte rarissime eccezioni), il pilot di Frequency arriva benvenutissimo. Effettivamente non sono sicura che il mio giudizio positivo sia tutto dovuto ai meriti della serie o, piuttosto, ad un netto sollievo nel trovarmi davanti a qualcosa di un po’ più gustoso. Fatto sta che questo pilot mi ha convinto, tanto che ho messo la serie tra quelle che quest’anno seguirò.
In verità non gli si può attribuire tutta questa originalità perché, seguendo il filone del revival cinematografico di quest’anno (come Westworld e Lethal Weapon), anche Frequency prende l’avvio da un film. Eravamo nel 2000, stesso titolo, protagonisti Jim Caviezel e Dennis Quaid. La premessa è identica, con giusto qualche marginale cambiamento di sesso e professioni dei protagonisti.
Raimy è una giovane detective. La sua vita è stata segnata dalla scomparsa del padre, un poliziotto corrotto che è morto sotto copertura venti anni prima e del quale lei non vuole sentire neanche parlare. È bella e affermata, ha un fidanzato architetto pronto a sposarla e la sua vita è quindi avviata su binari sicuri… fino a quando, una sera, una vecchia radio in garage le tira un brutto scherzo. Un fulmine colpisce l’antenna e improvvisamente lei si ritrova a chiacchierare con uno sconosciuto che vive nel suo stesso quartiere, fa il suo stesso lavoro e ha una figlia piccola che si chiama proprio Raimy. L’uomo è suo padre, che le parla da un passato distante 20 anni.
In questo caso non si tratta propriamente di viaggi nel tempo (anche se le regole, o non regole, si applicano), ma più di comunicazioni tra futuro e passato. Il pilot mi ha ricordato un po’ il film La casa sul lago del tempo, perché gli stratagemmi narrativi sono gli stessi, così come l’investimento emotivo in quello che succede.
Molto del successo di questo pilot si basa sull’interazione tra i due protagonisti. L’affiatamento tra i due attori – lei è Peyton List (Golden Glider di Flash) e lui è Riley Smith (Nashville) – è notevole ed è anche abbastanza sviante perché i due personaggi, pur essendo padre e figlia, hanno praticamente la stessa età. Le interazioni dirette tra i due avvengono solo in fuggevoli flashback, mentre nel presente tutto si basa su chiacchierate via radio a base di baseball e curiosità reciproca. La prova attoriale di entrambi è convincente.
Se si ignora l’assurda premessa di un fulmine che mette in comunicazione 2 persone a distanza di 20 anni, l’episodio fila via svelto, saltando tra flashback, passato, presente e linee temporali modificate. Ed è facile rimanere coinvolti dai due protagonisti e dai loro sconquassi emotivi. Il cast di contorno invece fa fatica a farsi vedere, con il fidanzato di lei davvero sciapo, ma si spera che questo con il tempo possa migliorare.
In conclusione, un pilot con un buon ritmo, una premessa curiosa e dei protagonisti convincenti. In questo periodo di tanta fuffa si può praticamente gridare al miracolo.
PS: solo io trovo la faccia di Riley Smith un po’… strana? Sembrava avesse barba e capelli finti, ma credo siano tutta roba sua. Fa anche un po’ sorridere la madre che nel presente, con solo qualche ciocca pitturata di bianco, potrebbe passare per la sorella di Raimy.
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