
Formula 1 – Drive to Survive: Il trono di Spade su quattro ruote. Recensione della docu-serie Netflix
È un lavoro particolarmente complesso quello di raccontare le sottigliezze e le sfaccettature di uno sport come la Formula 1. Eppure è proprio in questo compito non da poco che eccelle la docu-serie di Netflix Formula 1: Drive to Survive.
Lasciando alle spalle il titolo altisonante, la docu-serie si prefissa l’obiettivo di rendere partecipe lo spettatore della spietata lotta nelle retrovie che coinvolge molto più di un tabellone punti o una corsa al podio. Certo, l’obiettivo primario ed assoluto resta la vittoria. Ma in uno sport da miliardi di dollari, migliaia di spettatori, centinaia di addetti ai lavori, decine di paesi ma solo venti, velocissime auto c’è molto più di quello che si vede.
Una nuova trasparenza per lo sport della Formula 1
A raccontare il mondo brutale e appassionante della Formula 1 è James Gay-Rees, già ideatore e produttore di documentari dal peso straordinario quali Senna nel 2010 ma anche Ronaldo e Amy nel 2015. Sua è l’idea di entrare nei box delle scuderie di uno degli sport più seguiti e ammirali al mondo, sua la spinta a mostrare quello che si nasconde dietro alla visiera di un casco e dietro un errore che può costare non soltanto preziosi minuti di un pit-stop.
Un documentario sportivo che, innanzitutto, mostra allo spettatore un nuovo volto della Formula 1. Con Drive to Survive un mondo fin troppo misterioso si apre al pubblico, in un confessionale fatto di interviste ma anche momenti di drammatica realtà.
Una trasparenza che solo qualche anno fa sarebbe stata inimmaginabile, condannata perfino, ma non dalla nuova direzione di gara. Non da Liberty Media, proprietaria della Formula 1, che si apre nella consapevolezza che anche i reali dei motori devono concedersi ai comuni mortali, qualche volta, scendendo dal proprio piedistallo di divinità.
Niente Mercedes e niente Ferrari, troppo “snob” per partecipare
In una mossa non particolarmente sorprendente non prendono parte alla docu-serie né la Mercedes né la Ferrari. Le macchine che partono in pole-position non hanno bisogno di uno spettacolo mediatico per far parlare di se, o almeno così credono.
Ironicamente quello che emerge da Formula 1: Drive to Survive è una pista che potrà anche essere dominata dalla casa di Maranello e da quella del cinque volte campione del mondo, Lewis Hamilton, ma anche un paddock fatto di altrettante storie ed emozioni. La scelta di non partecipare marchia le due scuderie come “snob”, dando invece una nuova e positiva luce ai loro avversari, tutti coinvolti nello stesso progetto.
LEGGI ANCHE: Grand Prix – La docu-serie di Amazon sulla Formula 1
Per una volta, Ferrari e Mercedes escono sconfitte. Perché questo documentario è dominato da tutte le altre scuderie e le rispettive storie, dai piloti che lottano ogni giorno con le proprie insicurezze e i propri dubbi, meccanici che cercano di dare il massimo e affrontano di petto i propri errori, responsabili dei team che devono garantire dei risultati.
Gunther Steiner e Daniel Ricciardo, protagonisti indiscussi della docu-serie
Emozioni, frustrazioni, discussioni, errori, incidenti, vittorie. Tutto questo rende le scuderie di Formula 1: Drive to Survive protagoniste nel vero senso della parola. La rinuncia di Mercedes e Ferrari è la loro vittoria, perché è proprio l’assenza delle “team leader” che permette agli altri di brillare e raccontare, con dovizia di particolari e tempo in abbondanza, quello che più desiderano. In poche parole: la loro realtà.
Più degli altri i protagonisti di Formula 1: Drive to Survive sono senz’altro il capo del team americano Haas, Gunther Steiner, e l’ex pilota Red Bull, Daniel Ricciardo, nel 2019 dietro il volante della Renault.
Steiner si batte per affermare la propria scuderia come una delle contendenti al quarto posto, in continua lotta con la Red Bull, guidata da Christian Horner. Quest’ultimo, a sua volta, impegnato in un’accesa battaglia (quasi guerra fredda) con la Renault di Cyril Abiteboul, che fornisce il motore a quelle Red Bull così veloci.
L’ex scuderia di Sebastian Vettel è la casa di un frustrato Daniel Ricciardo, che vede sfumare il proprio sogno di diventare campione del mondo gara dopo gara, se non per un problema della propria auto allora per qualche errore in pista, suo o di altri.
L’umanità che spesso si dimentica nella Formula 1
Grazie al documentario Netflix scopriamo uno sport in cui non è la forza di volontà a mancare ai piloti bensì, molto più spesso, le condizioni.
Una vittoria o una sconfitta possono anche dipendere da altri piloti, da un’auto che non rende al massimo, da una scelta di strategia che potrebbe privilegiare il tuo compagno di squadra – al tempo stesso il tuo più grande alleato ma anche il più acerrimo nemico.
I piloti si raccontano, guardando in faccia una telecamera senza filtri, che li vede come esseri umani e non come degli investimenti o dei piloti. C’è la delusione di Ocon nel non potersi aggiudicare un’auto, sacrificato per il figlio del nuovo “proprietario” e del compagno di squadra con tanti sponsor; il desiderio di Ricciardo di diventare un campione del mondo, finalmente; il sogno di Hulkenberg di poter salire su un podio e quello di Sainz di dimostrare che Fernando Alonso non è l’unico pilota spagnolo degno di gloria.
LEGGI ANCHE: Six Dreams – La docu-serie di Amazon Prime sul mondo del calcio spagnolo
Una docu-serie da gustare tutta d’un fiato
Seppur per gli appassionati Formula 1: Drive to Survive non risulti altro che un riassunto dei gran premi della stagione 2018, la verità è che il documentario è molto più di questo. La camera da presa non si concentra, come stesso accade, sui primi due piloti in gara ma sulle retrovie, sui box e la pit-lane delle scuderie minori.
Sono questi elementi a rendere la docu-serie di Netflix un piccolo capolavoro sportivo, degno di essere guardato e assaporato tutto d’un fiato. Chi amava la Formula 1 potrà fare un ripasso, chi non l’ha mai seguita potrà avvicinarsi a questo sport adrenalinico.
“Avete già deciso se continuerete anche l’anno prossimo?” – ha chiesto Gunther, nel decimo episodio? Non sappiamo ancora i piani di Netflix su un’eventuale stagione 2 di Formula 1: Drive to Survive ma, fosse per noi, speriamo davvero per un si!