
Quando i flashback sono più che necessari. Preacher, recensione dell’episodio 2.05
Gli episodi che ruotano intorno a flashback o ricordi hanno sempre una particolare presa sul pubblico. Spesso si tratta di chiarimenti essenziali ai fini della trama. Ancor più spesso ricordi e passato si muovono in contemporanea con l’unico fine di spiegare e approfondire le caratteristiche di uno o più personaggi. Il quarto episodio di Preacher rientra in quest’ultima categoria.
Seppur il tempo continui a muoversi tra passato e presente, è il passato ad avere la meglio. Ma non è un peso in questo caso (vedi ultime stagioni di Arrow) quanto una gradita sorpresa, tanto più perché inattesa.
Nella prima stagione avevamo scoperto di più sul motivo che aveva portato Jesse (Dominic Cooper) e Tulip (Ruth Negga) ad odiare e quindi dare la caccia a Carlos. Stavolta scopriamo che ne è stato della loro relazione dopo che tutto era andato al diavolo: i loro soldi, il loro futuro ed il loro bambino non ancora nato.
Sorprendente come un tuffo nel passato serva da paradigma al presente
Nell’episodio quattro della seconda stagione di Preacher, dopo aver scoperto chi fosse il famigerato Viktor e cosa lo legasse a Tulip, torniamo indietro di qualche anno per comprendere come Tulip sia finita all’altare con un boss della malavita di New Orleans. Come abbia potuto voltare le spalle a Jesse e a quello che avevano per non ricomprare se non molto più tardi. La risposta, forse troppo scontata per una relazione tra individui che combattono contro un sicario immortale e sono alla ricerca di Dio, è insoddisfazione.
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Il rapporto tra Jesse e Tulip dopo la fallita rapita ci viene presentato come un crudele giro della roulette russa in cui il banco è sempre vincitore. I due si perdono in una routine fatta di depressione, apatia, rapporti unicamente finalizzati al tentativo di avere un figlio per rimpiazzare quello perduto. La stessa finalità dell’atto li lascia meri involucri senza reale affetto o emozione, privi della passione che tanto spesso li abbiamo visti mostrare l’uno verso l’altra nel presente.
Ecco che allora questo apatico quadretto familiare, a tratti intervallato dalla presenza dell’amico , assume una nuova sfumatura e influenza su quello a cui abbiamo assistito nell’episodio precedente. Il matrimonio tanto agognato da Jesse e facilmente (non proprio, ma forse un pochino) messo da parte da Tulip può e deve essere visto sotto una nuova luce. Era la redenzione che entrambi cercavano, il nuovo inizio di cui avevano bisogno, una tabula rasa sugli errori e le sofferenze del passato.
Ma non è facile. Non è facile quando hai una coscienza e sai che hai un marito che hai abbandonato.
Il ruolo di un personaggio affascinante (e già deceduto)
La storia di Tulip e Jesse, quello che è accaduto per portarli a scegliere due strade diametralmente opposte, getta anche nuova luce su Viktor. L’uomo che pensavamo inizialmente potesse essere in boss per cui Tulip lavorava, poi rivelatosi suo marito, non era né malvagio né vendicativo come avremmo potuto inizialmente pensare. L’uomo, che aveva del vero affetto per Tulip, e con lui tutti i suoi scagnozzi e la sua stessa figlia, è stato probabilmente quello che l’ha salvata dal baratro di insoddisfazione e fallimenti da cui Jesse non era stato capace di ripescarla.
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Le inquadrature statiche e i colori cupi di un appartamento troppo grande per loro avevano chiaramente mostrato come la relazione tra i protagonisti (che, penso sia evidente, resta il punto focale di tutto l’episodio) fosse ad un punto morto e entrambi avevano bisogno di essere salvati da qualcuno che non era purtroppo la persona con cui erano in quel momento. È curioso come Jesse abbia trovato la sua strada nella chiesa mentre Tulip ha invece continuato a vivere nel mondo dei fuorilegge. Sì sono ritrovati, però, e penso che questo valga in fin dei conti più di tutto il resto.
Ci si ritrova, quasi a malincuore, a soffrire per Viktor. Un uomo abbandonato senza un’apparente ragione da una donna che evidentemente amava moltissimo e che poi è stata anche la ragione per cui è stato ucciso.
Un episodio dal tono dolce amaro ma indubbiamente necessario
Il responso su questo episodio, il cui punto focale – come già detto – resta il passato di Jesse e Tulip e la loro relazione più in generale è un responso positivo. Finché non sai da dove arrivi non puoi sapere nemmeno con certezza dove stai andando. Lo stesso vale per Tulip e Jesse. Lo stesso vale per il Killer of Saints alle loro tracce e per il povero Cassidy, che chissà se riuscirà mai ad essere sincero con l’amico Jesse e rivelargli di aver passato una notte con la sua Tulip.
Questa stagione si sta andando in maniera ben strutturata e, come sempre, dosa in modo appropriato l’azione e la riflessione, lasciando libero lo spettatore di conoscere i propri protagonisti ma anche di vederli agire.
Un episodio davvero bello, sicuramente più tranquillo dell’azione che vedremo con l’arrivo del personaggio di Graham McTavish!
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