
First They Killed My Father: standing ovation per il nuovo film di Angelina Jolie
Angelina Jolie ha presentato First They Killed My Father al Telluride Film Festival in Colorado insieme alla scrittrice cambogiana Luong Ung.
Il titolo completo è First They Killed My Father: A Daughter of Cambodia Remembers. Il film, co-scritto e diretto da Angelina Jolie, è tratto dall’autobiografia della scrittrice Loung Ung dal titolo omonimo, tradotta in Italia con il titolo Il Lungo Nastro Rosso.
First They Killed My Father è stato presentato al Telluride Film Festival in Colorado e rappresenta la quarta prova di Angelina Jolie alla regia. Un’esperienza che, a detta dell’attrice stessa, le ha cambiato la vita. La proiezione del film è stato accolta da un’ovazione generale.
Oltre a dirigerlo, il film è stato co-scritto dalla Jolie stessa. First They Killed My Father racconta l’esperienza di Loung Ung sotto il regime di Khmer Rouge, che prese il controllo della Cambogia nel 1975. La scrittrice visse gli anni del regime fuggendo con la famiglia e nascondendosi di villaggio in villaggio. A un certo punto fu anche addestrata come bambina soldato e assistette alle brutalizzazioni e torture perpetrate ai danni della popolazione.
La Jolie era presente all’evento con i suoi sei figli al completo. In effetti, l’episodio storico narrato dal film ha un significato profondo per la sua famiglia. Uno dei figli dell’attrice infatti, Maddox, è stato adottato proprio da un orfanotrofio cambogiano nel 2002. Angelina Jolie ha parlato con commozione dell’esperienza di girare un film di questo tipo e di lavorare con i sopravvissuti del regime. Lo sforzo ha coinvolto anche il re del paese così come il governo.
“Ad un certo punto eravamo sulla Terrazza degli Elefanti ad Angkor Wat” ha detto la Jolie. “È un posto davvero speciale per i cambogiani, stavamo proiettando fuori ed è stato straordinario. È stato commovente vedere tutti quanti. Molti di loro hanno confessato di essere in grado di parlare dell’evento per la prima volta.”
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Dopo la proiezione in Cambogia, la Jolie aveva anche ammesso che durante la visita nel paese anni prima, si era sentita estremamente ignorante riguardo gli eventi del regime. “Ho incontrato gente di ritorno dai campi di confine ed ero stata avvisata del pericolo di mine” ha ricordato. “Ma più di tutti, ho incontrato persone con il morale alto. Sono così generosi e gentili. La loro cultura è molto forte e mi hanno sorpreso. Durante quel viaggio ho comprato un libro per 2 dollari in un angolo della strada. Era il libro della Ung. Mi ha cambiato la vita.”
Al Telluride Film Festival in Colorado, Variety ha intervistato Angelina Jolie e l’autrice, Luong Ung, dopo la proiezione di First They Killed My Father. Di seguito riportiamo l’intervista.
LUONG, LA DOMANDA CHE SORGE SPONTANEA È, QUAL È STATA LA TUA REAZIONE NEL VEDERE LA TUA VITA SVELATA SULLO SCHERMO LA PRIMA VOLTA CHE HAI VISTO FIRST THEY KILLED MY FATHER?
Felicità e gratitudine. Penso di essere semplicemente grata che sia stato fatto da un’amica e una persona di cui mi fido. Ne sono davvero soddisfatta. Certo, mi ha spezzato il cuore vedere alcune delle scene del film. Non tanto la scena con l’esplosione, ma quella con la famiglia seduta insieme a cena. Quella mi ha davvero distrutta.
SAREBBE CORRETTO DIRE CHE LA FELICITÀ DI CONDIVIDERE LA TUA STORIA CON IL MONDO SUPERA I TRISTI RICORDI CON CUI TI SEI CONFRONTATA GUARDANDO IL FILM?
Sì. La storia non è mai stata muta per me. Può esserlo stata per il resto del mondo, ma non per me. Esiste nella mia testa, nel mio cuore, nei miei sogni, nel mio stomaco e a volte sulle mie spalle. È qualcosa con cui ho imparato a convivere negli anni e che ho imparato a guarire. Ma sì, la felicità supera di gran lunga la tristezza.
Sono così felice che questo film che rende onore alle famiglie e alle tradizioni cambierà i cuori e le menti delle persone. Per quello che mi riguarda, sono felice come attivista, ma anche come figlia. Sono così felice che le generazioni di Ung che verranno dopo di me, conosceranno la loro storia e sapranno che questo film è stato fatto con amore.
ANGELINA, DA UN PUNTO DI VISTA PRATICO, IL LINGUAGGIO VISIVO DEL FILM È DAVVERO DRAMMATICO. TU E ANTHONY DOD MANTLE, IL TUO CAMERAMAN, AVETE TROVATO IL MODO DI USARE UNA FOTOGRAFIA OBIETTIVA PER TRATTARE EMOZIONI SOGGETTIVE. PARLACI DI QUESTO.
È stata una sfida perché il libro è scritto dal suo punto di vista [della Ung]. Ma capisci molto presto come questo potrebbe diventare uno stratagemma. Qual è il punto di vista di un bambino? Tecnicamente, come farlo era una cosa, ma più importante era il punto di vista emotivo. Perché ti puoi inginocchiare e immaginare quello che vede, e ogni volta che blocchi una scena, devi capire dove si trovi lei. Ma è anche il modo in cui le osserva quello che le sta intorno e cosa osserva e da cosa distoglie lo sguardo quando ha cinque anni e come quello cambia quando di anni ne ha nove.
Quindi Bella, la nostra operatrice, ha dovuto immedesimarsi. Se qualcuno ti urla addosso, tu guardi dall’altra parte. Se sei un bambino e stai colorando, magari a un certo punto cominci a guardare il soffitto, perché sei un bambino. Fare quello e allo stesso tempo trasmettere informazioni è stata una sfida. Non è stato “facciamo una grande inquadratura e poi due primi piani.” Parlavamo di indizi. Pensavamo “in qualunque modo lo facciamo, visto che è il suo punto di vista, lei deve notare queste tre cose”.
Ad esempio al posto di blocco, lei notava gli elementi occidentali, le spille, il denaro. Quindi queste cose devono essere prese. Tu crei questo nuovo mondo e riprendi elementi liberi e selvaggi. Ma devi riprendere anche queste piccole cose.
Abbiamo anche parlato del paese stesso come di un personaggio. È per questo che le riprese con il drone erano così importanti. Non era solo perché la Cambogia è grande e bellissima, ma perché il paese stesso era una prigione. Quindi per mostrare la massa di persone che si muovevano, l’intero paese sradicato … volevamo fare una cosa intima con lei, ma allo stesso tempo essere inclusivi con l’intero paese.
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È ANCHE UN MODO FANTASTICO PER TRASMETTERE ALTRE INFORMAZIONI IN MODO NATURALE. IN UNA SCENA C’È UN UOMO CHE PARLA DEI PERICOLI CHE LI ASPETTANO, QUINDI CARPISCI QUELL’INFORMAZIONE. ALLO STESSO TEMPO PERÒ LEI È SISTEMATICAMENTE DISTRATTA DA ALTRI BAMBINI.
Sono felice che tu o veda in quel modo. È stata proprio quella la sfida, come cogliere indizi e informazioni, sapendo che lei non capisce quello di cui si sta parlando. E forse nemmeno noi comprendiamo ancora. Non diciamo mai “Comunismo”. Vediamo soltanto gente che si taglia i capelli e tinge i vestiti, che perde individualità. Ma non mettiamo mai un’etichetta a quello che sta succedendo.
L’obiettivo era, se stiamo facendo le cose per bene, quando lei arriva al campo di soldati, tu sei addirittura felice per lei. Se riusciamo a indottrinare l’audience e vediamo i personaggi pelle e ossa, spaventati e soli, ma poi lei arriva al campo e ha cibo e amici … quello che l’audience percepisce è come vieni indottrinato.
E NON FACCIAMO ALTRO CHE SENTIRE GLI STESSI IPNOTICI MANTRA DAGLI ALTOPARLANTI ALL’INTERNO DEL CAMPO.
Sì, e ci dimentichiamo persino che lei non fa altro che correre in giro in divisa per addestrarsi. Ci dimentichiamo che sta indossando la stessa divisa delle persone che hanno ucciso suo padre. Tifiamo per lei, ma lei è passata dall’altra parte. E lei stessa ci mette parecchio a capirlo.
LUONG, RAPPRESENTARE TUTTO CIÒ CON UN LINGUAGGIO VISIVO FA PARTE DELLE ESIGENZE DEL MONDO DELL’ARTE E TUTTO, MA TI HA DATO LA SENSAZIONE CHE FOSSE QUALCOSA DI REALE COMUNQUE?
Oddio, sì. È così angosciante da guardare, le emozioni e la rabbia. Ed ero contenta quando sono arrivata al campo soldati. Avevo più cibo e mi sentivo in colpa per questo. Ed ero consapevole che mi stavano mettendo in mano una pistola e che era alta la metà di me e pesava un terzo. Ma mi dava potere.
È DIFFICILE TROVARE L’INGANNO. PENSO SIA QUESTO CHE SIETE RIUSCITI A TRASMETTERE QUI. PARLIAMO DEI COLORI ADESSO. ALL’INIZIO CI SONO DEI COLORI VIBRANTI, QUASI DELIRANTI. POI, MAN MANO CHE IL FILM VA AVANTI, ANCHE I COLORI CAMBIANO IN MODO MOLTO INTERESSANTE. ANGELINA, COSA PUOI DIRCI AL RIGUARDO?
È interessante perché da un lato è una specie di mix tra orrore e bellezza, ma sono anche gli anni ’70. E in Cambogia negli anni ’70 avevano balli e cinema e pantaloni a zampa. Era importante vedere che cosa era stato strappato via. Volevo che la gente vedesse com’era la Cambogia. Non solo da un punto di vista narrativo, anche visivamente, era così vibrante.
Era il 1975, l’anno della mia nascita. Quindi era come mostrare “Come può succedere qui?”. E poi vediamo i colori strappati via insieme al resto. Cominci a concentrarti sui rossi e poi tutto diventa neutrale, bianco e nero.
TUTTE QUESTE IDEE SEMBRANO STIMOLANTI DA RAPPRESENTARE COME ARTISTA. SI POTREBBE DIRE CHE, NONOSTANTE LA STORIA SIA MOLTO TRISTE E STRAZIANTE, FIRST THEY KILLED MY FATHER SIA IL PIÙ STIMOLANTE PER TE FINORA DA UN PUNTO DI VISTA CREATIVO?
Sì, per tutte quelle ragioni. E penso di essere finalmente arrivata ad un punto in cui ho veramente imparato tanto. Adesso ho più fiducia in me stessa come regista e mi sento più creativa. Sono legata a tutti i film che ho fatto, ma questo in particolare per quello che significa per me e la mia famiglia.
Tutti i giorni sul set potevi percepire l’intero paese. Tutti all’interno della troupe erano stati influenzati dalla guerra, in un modo o nell’altro. Vedi uomini adulti piangere dopo una scena perché ricordavano qualcosa. Quindi mi sento un po’ sotto pressione perché sento come se rappresentassi un intero paese. E sono così orgogliosa di tutti quanti, specialmente considerando che per molti artisti è stata la prima volta. È quasi una sorta di giustizia poetica per gli artisti tornare per raccontare la propria storia.
First They Killed My Father sarà disponibile su Netflix a partire dal 15 Settembre.