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Fear The Walking Dead: recensione episodio 2.02 – We All Fall Down

Avevamo lasciato la prima stagione di Fear The Walking Dead sottolineando come la corta serialità fosse alla base della buona riuscita della serie (e della sua sorella maggiore). Al secondo episodio della seconda stagione, We All Fall Down conferma quanto avevamo scritto. Di idee buone all’interno della puntata ce ne sono eccome, ma se devi durare 15 settimane, bisogna che fra una buona idea e l’altra ci infili delle gran menate per allungare il brodo, tanto che dopo dieci minuti ero già addormentato, letteralmente.

Fear The Walking Dead incappa nell’errore di The Walking Dead, mette We All Fall Downla gente a parlare (e pure troppo!). Iniziano così a cadere menate da tutte le parti sul giusto e sullo sbagliato, sulla natura e sull’apocalisse, sulla tranquillità in contrasto al caos che regna sulla terra e in mare, che, al confronto, le rane di Magnolia sono lacrime nella pioggia. Tutti a raccontarsela su chi la sa più lunga, quando, alla fine della storia, consci di quello che diventerà il mondo di Travis, Madison e sodali, sappiamo benissimo che in realtà l’unico che c’ha ragione lì dentro è George (e poi Seth). Quella cazzutissima isola è il posto più dannatamente sicuro sulla faccia della Terra. 200 vaganti al massimo presenti nell’entroterra, quattro o cinque che si arenano sulle reti della spiaggia, l’orto, il mare, barricati come in un fortino, vai avanti per un bel pezzo. E tutti quelli che ti abbandonano è giusto che finiscano male.

Per quanto mi riguarda, Fear The Walking Dead poteva essere benissimo finito con il termine della prima stagione. Il suo obiettivo era di raccontare la storia di The Walking Dead subito prima e subito dopo il ricovero di Rick in ospedale, sostanzialmente. Il compito è stato svolto, quindi, per non creare un The Walking Dead 2, uguale uguale, si è piazzati tutti in una barca in mezzo al mare, vaganti senza dimora, senza una meta a cui ambire, come gli zombie da cui tentano di fuggire e senza riuscire a raggiungere niente che la sei stagioni di The Walking Dead non ci abbiano già presentato. Fra un sermone e l’altro, la puntata avrebbe dovuto girare attorno alla la east coast distruttaFear The Walking Dead, al napalm seminato ovunque come fossimo in Vietnam, agli sciacalli, alle pillole energizzanti e ai bambini zombie. Purtroppo, invece, si finisce in una libreria e a lunghi discorsi di persone che non vogliono abbandonare la realtà e la loro normalità (“Mio figlio tagliava l’erba nel giardino. Ora se ne sta con un piccone in mano a infilzare teste”). Sembra come se la grande fuga al termine della prima stagione non fosse mai esistita. Come se Travis non avesse già visto l’orrore necessario a fargli alzare i pesanti lombi dal divano e a fargli fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Quando per l’ennesima volta salta fuori col suo mantra abituale, il suo punto debole, il suo “vuoi che gli parli?”, avrei voluto che qualcuno gli piantasse una pistola in bocca.

Ai passi avanti realizzati al termine della prima stagione, i personaggi di Fear The Walking Dead ne hanno fatti dieci in dietro al momento di salire sull’imbarcazione di Victor (se non altro Nick ha smesso di essere l’imitazione sbiadita di Jack Sparrow). La stessa regia gioca a nascondere l’orrore. Nella scena di Chris mattatore di zombie sulla spiaggia, ad ogni picconata corrisponde uno stacco, a nascondere il colpo letale. L’uccisione di Seth da parte della madre è lungamente didascalica, fuori campo, ma soprattutto fuori tempo. Sembra voler mirare ad essere una riproposizione della morte di Sophia in The Walking Dead, in realtà si trasforma semplicemente in una scena poco originale (Seth che dice al fratellino di salutare gli amici per non fagli vedere la morte della madre) e lunga, con troppi personaggi su cui soffermarsi sui primi piani per far vedere la loro reazione (sempre la stessa) a quello che non vediamo. Come per il fratello maggiore, 15 puntate sono tante e in qualche modo bisogna riempirle in un prequel che ha già abbandonato la sua caratteristica di prequel per diventare uno spin-off vero e proprio. Purtroppo, la sensazione è che tutto quello visto in questa puntata sia stato inutile, per la storia e per i personaggi. Per la storia, perché alla fine ci si è impantanati su un’isola senza ricavarne niente di utile, se non la conferma di una distruzione generale. Per i personaggi, perché quel poco di utile che succede, in realtà era giàvlcsnap-2016-04-20-01h04m02s187 ampiamente successo e gli sbadigli che ci hanno colto al ritorno sullo schermo di Fear The Walking Dead, hanno continuato imperterriti anche in We All Fall Down, titolo che descrive benissimo la posizione ideale dello spettatore per resistere questi 40 minuti.

Due gli aspetti interessanti di questa continua digressione: giratela come volete, ma ad ammazzare la bambina alla fine è stato Chris, che ha lasciato le pillole a portata di mano, mentre sperava di trovare chissà quale oppiaceo; l’obiettivo segreto di Victor, di cui tutti sapevamo l’esistenza, ma che almeno è stato finalmente rivelago e non dovremo aspettare tutta una stagione come invece avverrà con Travis e la sua lenta propulsione a passare dalle parole ai fatti. Speriamo quindi di trovare nel prossimo episodio Daniel e Victor darsele di Santa Ragione per movimentare un po’ la scena. Se le premesse sono queste, infatti, rischiamo che la minaccia degli inseguitori permanga per almeno altre dieci puntate.

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Federico Lega

Fra gatti, pannolini, lavoro, la formazione del fantacalcio e qualche reminiscenza di HeroQuest e StarQuest, stare al passo con le serie tv non è facile ma qualcuno lo deve pur fare

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1 commento

  1. La serie che rischia di vincere il premio come “Protagonista più indifferente”. E’ meno espressivo di Bova e Bellucci messi assieme, con la reattività di un bradipo morente

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