
Fear The Walking Dead: Recensione dell’episodio 2.06 – Sicut Cervus
Ormai è da quando è iniziata questa stagione che noi spettatori e recensori ci facciamo domande sul senso ultimo di questa serie. L’idea iniziale di rappresentare le sfide alla sopravvivenza di un altro gruppo di persone, rispetto ai nostri affezionati di The Walking Dead, era stata ben resa e in parte riuscita nella prima stagione. La seconda, invece, appare un vero fallimento. A sorprendere soprattutto sono le banalità delle scene e la ripetizione quasi imbarazzante di situazioni già viste nella serie madre.
Fear The Walking Dead sembra quasi un reboot, scritto e recitato male, piuttosto che uno spin-off. In Sicut Cervus, i nostri scendono finalmente dalla Abigal e arrivano a destinazione, a Baja. Strand può finalmente riabbracciare Tom il quale però, come potevamo facilmente immaginare già dal flashback introduttivo, è stato morso e ovviamente nessuno ha avuto l’accortezza di amputargli il braccio e salvargli la vita. Andando avanti nell’episodio, scopriamo però che questa non è certo una dimenticanza: Celia, infatti, la madre di Tom, è la versione al femminile di Hershel.
Non crede che l’ “infezione” sia la fine e per questo non ritiene che l’essere morsi o trasformati, sia necessariamente qualcosa di negativo o definitivo. Come scopriremo nel corso dell’episodio, Celia tiene gli infetti segregati nelle cantine della tenuta, non nella speranza che qualcuno trovi una cura, bensì nel vano tentativo di proteggerli da una società in trasformazione che non ha compreso il passo evolutivo che si sta compiendo. La sua è una visione del mondo e della società interessante e sicuramente più sottile di Hershel. Il problema è che è qualcosa di già affrontato in passato, in una variante diversa è vero, ma i temi sono gli stessi.
Una nuova fattoria, in pratica, che non aggiunge nulla di nuovo al racconto, non arricchisce la serie di originalità ma anzi per certi versi rende il tutto abbastanza imbarazzante. A questo punto, non è molto chiaro quali fossero gli obiettivi degli sceneggiatori di questa serie, se non quelli, come spiegava Mario nella scorsa recensione, di intrattenere gli spettatori con l’universo zombie nell’attesa che torni in onda la serie madre.
Se questa ripetitività di contenuti e storyline non bastasse, il tutto è infarcito da dialoghi e scene banali e buttate a caso: Tom, che non conosce Madison, le chiede di prendersi cura di Strand. Era ovviamente un tentativo di legare questi due personaggi per il futuro a venire, ma messa così fa sorridere. Manca quell’eleganza e agilità nella scrittura tale da rendere certi collegamenti e certi dialoghi sensati, e non un grande WTF. La stessa fine tragica di Tom e la disperazione di Strand non ci commuovono, non generano empatia come invece, vista la centralità di Strand, avrebbero dovuto.
Fear The Walking Dead non è una brutta serie, ma sicuramente non ha la giusta messa a fuoco. La stessa idea di ambientare ben sei episodi sull’acqua non è stata una mossa intelligente, questa scelta ha creato molta staticità anche visiva, poco movimento di regia e una fotografia poco ispirata. Dalla sua, quindi, Sicut Cervus ha il pregio di cambiare ambientazione, di mostrarci un paesaggio in cui si collocano i nostri personaggi in qualche modo rinnovati da questo cambio di location che potrebbe dare nuova linfa al racconto.
Sembra assurdo dirlo, ma l’episodio si salva per i litigi tra Chris e Alicia e come il solito per Nick, l’unico a trovare interessante la visione di Celia sull’epidemia.
Aspettiamo di vedere come proseguirà, sperando in qualche improvviso e inaspettato colpo di scena che ci faccia capire lo scopo ultimo di questa serie.
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