
Fear The Walking Dead: Recensione dell’episodio 2.05 – Captive
Lo ribadiamo già da un po’: Fear The Walking Dead non è il telefilm che ci aspettavamo. In senso negativo purtroppo. Non è un brutto telefilm, ha i suoi pregi e i suoi difetti come tutti gli altri, è che se ti chiami Fear The Walking Dead e sei, non dico la copia, ma una scopiazzatura della serie madre da cui provieni, allora qualcosa è andato storto in fase di creazione.
Non si può dire che manchi l’azione a questo telefilm, o una trama che non si regga in piedi da sola, con annessi pregi e difetti: il problema più che altro sono i personaggi. Alcuni sono insopportabili, come Chris, altri sembrano fuori luogo, come Madison, che con quella faccia non riesco a darle credibilità quando vuole fare la dura. Non parliamo poi di Travis, che pure a livello di espressività non fa altro che ricordare una brutta copia di Sylvester Stallone. Si stanno adattando anche troppo velocemente ad un mondo che non è il loro, non hanno il tempo di metabolizzare ed elaborare tutto quello che accade intorno a loro e quindi nel giro di due episodi passano da “non uccidere, perchè è un essere umano” a “uccidiamoli senza pietà”. Non è stata rappresentata una vera e propria fase di transizione tra le due estremità, a mio parere.
Gli unici due personaggi che attirano l’attenzione sono Nick, Alicia e Daniel, con l’interpretazione di Frank Dillane che spicca su tutti. Questa settimana un po’ in secondo piano rispetto ad Alicia, che si trova invischiata in una trama fatta di parole (Jack che vuole portarla via) e di azione (le mazzate con la forse incinta e il salto acrobatico) che almeno ravviva un po’ la situazione. Anche Daniel, proprio nel momento in cui stavo iniziando a pensare che si era esiliato volontariamente dalla parte dei “personaggi inutili”, torna a brillare tirando fuori dal cilindro l’idea di utilizzare zombie Reed come merce di scambio per riavere un Travis incolore. Che ci siano davvero riusciti, poi, a scambiare uno zombie con un essere umano con un sacco sulla testa e ad averla fatta franca, è un altro paio di maniche.
Piccolo appunto su due scene che non mi sono sembrate chiare, o perchè non lo sono state e basta o perchè mi sarò addormentato ad un certo punto: innanzitutto non è stato chiarito come Madison abbia trovato e riportato sulla barca Strand alla fine della scorsa puntata. Ecco, si poteva fare un po’ più di luce su questa cosa. Inoltre è stato un po’ confusionaria anche l’apparizione di una riccioluta tizia del gommone che, non si sa bene quando, ha sguinzagliato Connor e amici alle calcagna della Abigail. Il fatto poi che le sia stato cambiato il nome da “Charlie” ad “Alex” (come riportato da IMDB), si commenta da solo.
Ci sono, ovviamente, i dilemmi post-apocalittici che ti aprono in due la mente: diventare per forza di cose violento perchè il mondo lo è diventato ancor più di prima, e morire se non ci si evolve insieme ad esso; anche il dover trapanare il cervello della persona che amavi come gesto d’amore affinchè non si trasformi in un essere che non dovrebbe neppure esistere. Ma è roba già vista.
In sostanza, se Fear The Walking Dead deve essere presa come una serie da guardare per alleviare l’attesa estenuante di The Walking Dead, può andare bene. Il mondo è quello, le situazioni son quelle, gli zombie ci sono (anche se ultimamente non se ne vedono così tanti, eh). Invece chi voleva una serie diversa, dove si potessero esplorare aspetti a cui non è stato dato troppo spazio nella serie madre, allora può gettare un sospiro di sconforto e passare a guardare altro. Che poi era questa la carta vincente da giocare, perchè fare una copia del programma più seguito al mondo va bene solo per chi accende la tv e spegne il pensiero.
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